TITOLO: Luisito. Una storia d’amore
AUTRICE: Susanna Tamaro
EDIZIONE: Rizzoli 2008
GIUDIZIO PERSONALE:La vita ogni tanto è una fiaba che merita un lieto fine. Anselma è una maestra in pensione, vedova, anziana, sola, confinata da anni – prima dal marito, poi dai figli – in un’esistenza grigia che non sembra nemmeno vita. Poi, in un’afosa sera d’estate, scorge accanto a un cassonetto dei rifiuti un magnifico pappagallo abbandonato, e decide d’impulso di portarselo a casa. Da quel momento tutto cambia: se prima l’incantesimo di un mago malvagio pareva aver imprigionato lei e il suo mondo in una morsa di gelo, adesso il ghiaccio che era sceso nel suo cuore si scioglie, e mentre Anselma si occupa dell’ospite inatteso riaffiorano ricordi che credevo perduti. L’affetto per l’amica del cuore dell’adolescenza, le illusioni e il disinganno del matrimonio, gli entusiasmi – e la brusca conclusione – della sua carriera di maestra. Grazie al pappagallo Luisito, Anselma ritrova la voglia di vivere che il mondo aveva cercato di farle dimenticare. Ma dovrà difendersi dai soprusi di chi non sopporta, per indifferenza o per animo malevolo, la sua felicità. Da una notizia di cronaca sepolta da anni nella memoria è germogliata una storia che Susanna Tamaro si è trovata in mente, del tutto formata, una mattina di fine giugno. È un piccolo romanzo sulla forza dei sentimenti e del potere salvifico dell’amore. È una favola moderna che ha colto di sorpresa prima di tutto la stessa autrice, e che commuoverà e divertirà i suoi lettori.
Eviterò di essere diplomatica: non ho assolutamente capito il senso di questo romanzo. So che l’autrice, che francamente non ho mai apprezzato particolarmente, vive in campagna e deduco che ami la natura, ma fare di un pappagallo il protagonista di un romanzo mi pare del tutto esagerato. A parte che non si può parlare neanche di romanzo, ma direi quasi di racconto lungo, la trama è quasi del tutto inconsistente.
La quarta di copertina la spiega già abbastanza bene: una maestra in pensione, vedova, vive sola, i figli la cercano con regolarità ma si interessano di lei solo superficialmente, la sua vita è noiosa e monotona. Fin quando trova in un cassonetto un pappagallo che le ridona la voglia di vivere. Grazie a Luisito le ritornano in mente vari momenti salienti della sua vita, soprattutto quelli legati a un matrimonio deludente.
Così come Luisito segna la sua rinascita, la donna pare persa quando l’animale le viene sottratto.
Concordo sul fatto che l’amore per gli animali sia importantissimo e come la cura di un amico animale possa far rinascere una persona perché è come sentirsi di nuovo importante per qualcuno. L’autrice ha realizzato questo tema in modo molto esile, frammentario e lacunoso; i capitolo sono brevi e inconsistenti, sviluppati piuttosto sommariamente.
Ad essere franca il mio unico pensiero era quello di finirlo il più rapidamente possibile. Ho letto e possiedo questo libro solo perché mi è stato regalato altrimenti non avrei assolutamente comprato un libro di quest’autrice.
AUTRICE: Susanna Tamaro
EDIZIONE: Rizzoli 2008
GIUDIZIO PERSONALE:La vita ogni tanto è una fiaba che merita un lieto fine. Anselma è una maestra in pensione, vedova, anziana, sola, confinata da anni – prima dal marito, poi dai figli – in un’esistenza grigia che non sembra nemmeno vita. Poi, in un’afosa sera d’estate, scorge accanto a un cassonetto dei rifiuti un magnifico pappagallo abbandonato, e decide d’impulso di portarselo a casa. Da quel momento tutto cambia: se prima l’incantesimo di un mago malvagio pareva aver imprigionato lei e il suo mondo in una morsa di gelo, adesso il ghiaccio che era sceso nel suo cuore si scioglie, e mentre Anselma si occupa dell’ospite inatteso riaffiorano ricordi che credevo perduti. L’affetto per l’amica del cuore dell’adolescenza, le illusioni e il disinganno del matrimonio, gli entusiasmi – e la brusca conclusione – della sua carriera di maestra. Grazie al pappagallo Luisito, Anselma ritrova la voglia di vivere che il mondo aveva cercato di farle dimenticare. Ma dovrà difendersi dai soprusi di chi non sopporta, per indifferenza o per animo malevolo, la sua felicità. Da una notizia di cronaca sepolta da anni nella memoria è germogliata una storia che Susanna Tamaro si è trovata in mente, del tutto formata, una mattina di fine giugno. È un piccolo romanzo sulla forza dei sentimenti e del potere salvifico dell’amore. È una favola moderna che ha colto di sorpresa prima di tutto la stessa autrice, e che commuoverà e divertirà i suoi lettori.
Eviterò di essere diplomatica: non ho assolutamente capito il senso di questo romanzo. So che l’autrice, che francamente non ho mai apprezzato particolarmente, vive in campagna e deduco che ami la natura, ma fare di un pappagallo il protagonista di un romanzo mi pare del tutto esagerato. A parte che non si può parlare neanche di romanzo, ma direi quasi di racconto lungo, la trama è quasi del tutto inconsistente.
La quarta di copertina la spiega già abbastanza bene: una maestra in pensione, vedova, vive sola, i figli la cercano con regolarità ma si interessano di lei solo superficialmente, la sua vita è noiosa e monotona. Fin quando trova in un cassonetto un pappagallo che le ridona la voglia di vivere. Grazie a Luisito le ritornano in mente vari momenti salienti della sua vita, soprattutto quelli legati a un matrimonio deludente.
Così come Luisito segna la sua rinascita, la donna pare persa quando l’animale le viene sottratto.
Concordo sul fatto che l’amore per gli animali sia importantissimo e come la cura di un amico animale possa far rinascere una persona perché è come sentirsi di nuovo importante per qualcuno. L’autrice ha realizzato questo tema in modo molto esile, frammentario e lacunoso; i capitolo sono brevi e inconsistenti, sviluppati piuttosto sommariamente.
Ad essere franca il mio unico pensiero era quello di finirlo il più rapidamente possibile. Ho letto e possiedo questo libro solo perché mi è stato regalato altrimenti non avrei assolutamente comprato un libro di quest’autrice.
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