domenica 15 dicembre 2019

SIMONETTA AGNELLO HORNBY: Il veleno dell'oleandro


Pedrara. La Sicilia dei Monti Iblei. Una villa perduta sotto alte pareti di roccia tra l’occhieggiare di antiche tombe e il vorticare di corsi d’acqua carezzati dall’opulenza degli oleandri. È qui che la famiglia Carpinteri si raduna intorno al capezzale di zia Anna, scivolata in una svagata ma presaga demenza senile. Esistono davvero le pietre di cui la donna vaneggia nel suo letto? Dove sono nascoste? Ma soprattutto, qual è il nodo che lega la zia al bellissimo Bede, vero custode della proprietà e ambiguo factotum?
Come acqua nel morbido calcare i Carpinteri scavano nel passato, cercano negli armadi, rivelano segreti – vogliono, all’unisono, verità mai dette e ricchezze mai avute. Tra le ombre del giorno e i chiarori della notte, emergono influenze di notabili locali, traffici con i poteri occulti, e soprattutto passioni ingovernabili. Le voci di Mara, nipote prediletta di Anna, e di Bede ci guidano dentro questo sinuoso labirinto di relazioni, rimozioni, memorie, fino a scavalcare il confine della stessa morte.
Simonetta Agnello Hornby mette a fuoco, con la sapienza di una immaginazione maestosa, un micromondo che pare allargarsi con un brivido, a rappresentare i guasti, le ambizioni e le ansie di liberazione dell’universo famigliare, tutto intero.
Non mi ha molto convinto. Sembra che l’autrice non faccia altro che ricalcare una modalità di rappresentazione dell’ambiente della famiglia siciliana, come un nido di vipere, mosse dal desiderio di ricchezza, dove tutti son disposti a sopraffare l’altro. Sfondo tipico di queste dinamiche è la veglia intorno al cadavere, o a un corpo che sta per diventarlo, mentre tutti si affannano intorno per trovare il “tesoro”, l’ “eredità” tanto ambita. Mi sembra di aver letto già abbastanza storie del genere. A questo si aggiunge la vaga descrizione di un losco affare di coltivazione di droga gestito da gruppi mafiosi, sfruttando il lavoro clandestino degli immigrati. Questo tema sarebbe potuto risultare interessante, il fatto che nessuno  ne sappia nulla, inclusa la famiglia che si è arricchita con quel traffico, potrebbe anche risultare metafora della cieca indifferenza della società rispetto all’origine del suo benessere. Però, il romanzo è breve ed è stata messa troppa carne al fuoco, quindi secondo me è tutto risultato poco sviluppato.
Ciò che mi è piaciuto è l’atmosfera di inquietudine, di mistero e di ambiguità che permea tutta la storia.

domenica 8 dicembre 2019

DIANA GABALDON: Il prezzo della vittoria


Brianna e Roger sono tornati nel futuro con i bambini: Mandy è guarita e tutti e quattro si sono trasferiti a Lallybroch. Grazie ad alcune lettere scritte duecento anni prima da Claire e Jamie, sanno anche che entrambi sono scampati all’incendio che aveva spinto Brianna ad attraversare il cerchio di pietre. Ma Brianna trova un nuovo portale temporale e, per quanto legati al passato, sia lei sia Roger si rendono conto che le Highlands continuano a celare pericolosi segreti.
Nel frattempo da Fraser’s Ridge, colonia della North Carolina, Jamie e Claire decidono di partire per la Scozia. Tra navi corsare, corvette della marina e battaglie navali, i tre sono però costretti a rimandare la traversata e a prendere parte attivamente alla ribellione contro la madrepatria. Per quanto Claire conosca in anticipo l’esito della guerra che sconvolge le colonie, non può sapere quale sarà il prezzo di quella libertà tanto agognata, il prezzo della vittoria.
Come già anticipato, mi sto davvero stancando di seguire le disavventure, sempre più numerose e sempre più improbabili di Jamie e Claire. Se all’inizio la vicenda poteva risultare vagamente credibile, almeno per quanto riguarda la ricostruzione storica, ora mi sembra davvero tutto troppo esagerato. Addirittura in questo libro Jamie risulta morto, scomparso in mare, e Claire si sposa (anche se per ragioni di sua sicurezza personale) e tradisce il marito entro poche settimane. Questo mi è sembrato del tutto improbabile.

domenica 1 dicembre 2019

NICCOLO' AMMANITI : Io e te


Barricato in cantina per trascorrere di nascosto da tutti la sua settimana bianca, Lorenzo, un quattordicenne introverso e un po’ nevrotico, si prepara a vivere il suo sogno solipsistico di felicità: niente conflitti, niente fastidiosi compagni di scuola,  niente commedie e finzioni. Il mondo con le sue regole incomprensibili fuori della porta e lui stravaccato su un divano, circondato di Coca-cola, scatolette di tonno e romanzi horror. Sarà Olivia, che piomba all’improvviso nel bunker con la sua ruvida e cagionevole vitalità, a far varcare a Lorenzo la linea d’ombra, a fargli gettare la maschera di adolescente difficile e accettare il gioco caotico della vita là fuori. Con questo racconto di formazione Ammaniti aggiunge un nuovo, lancinante scorcio a quel paesaggio dell’adolescenza di cui è impareggiabile ritrattista. E ci dà con Olivia una figura femminile di fugace e struggente bellezza.
Racconto lungo di un autore che sto imparando a conoscere. Ammaniti è un autore apparentemente lontano da me, come tematiche e stile. Ma ho deciso di provare, anche perché avevo vari libri in casa, ad uscire da un sentiero sicuro, anche perché mi sono resa conto che mi ci stavo fossilizzando. Ammaniti descrive una modernità cruda ma assolutamente reale, delle figure di ragazzi e di adolescenti che sono un pugno allo stomaco, ma ancora una volta, assolutamente veritieri. Finito il racconto di Lorenzo e Olivia mi sono dovuta fermare per riflettere sulla storia di questi due fratelli per poterne metabolizzare il vero significato.
Ci ho trovato un ragazzo adolescente in piena rotta di collisione con il mondo adulto. Una famiglia apparentemente perfetta che cela un lato oscuro al suo interno. Ho trovato vite irrimediabilmente spezzate rispetto alle quali tu non puoi fare nulla per evitare il baratro. Tenerissimo il legame tra Lorenzo e la nonna.