domenica 27 settembre 2020

ELIZABETH JANE HOWARD: All’ombra di Julius


Londra, anni Sessanta. Sono trascorsi vent’anni da quando Julius è venuto a mancare, ma il suo ultimo gesto eroico ha lasciato un segno indelebile nelle vite di chi gli era vicino. Emma, la figlia minore, ventisette anni, lavora nella casa editrice di famiglie e non mostra alcun interesse verso il matrimonio. Al contrario, Cressida, la maggiore, è troppo occupata a struggersi a causa dei suoi amanti, spesso uomini sposati, per concentrarsi sulla carriera di pianista. Nel frattempo Esme, l avedova di Julius, ancora attraente alla soglia dei sessant’anni, rifugge la solitudine perdendosi nella routine domestica della sua bellissima casa color rosa pesca. E poi c’è Felix, ex amante di Esme e suo unico vero amore, che l’ha lasciata quando il marito è scomparso e torna in scena dopo vent’anni di assenza. E infine Dan, un estraneo. Le tre donne e i due uomini, legati da un filo che solca presente e passato, si ritrovano a trascorrere un fine settimana tutti insieme in campagna: caratteri e personalità, segreti e lati nascosti, emergeranno attimo dopo attimo in queste giornate intense, disastrose e rivelatrici, sulle quali incombe, prepotente, l’ombra di Julius. Dall’autrice della saga dei Cazalet, un nuovo romanzo ricco di sensualità e delicata ironia, in cui commedia e tragedia si fondono magistralmente e in cui ritroviamo l’eleganza, l’acume e il talento di Elizabeth Jane Howard.

Questo è il mio secondo romanzo di Howard, avendo già iniziato la saga dei Cazalet, che per il momento ho dovuto abbandonare. La trama, piuttosto esile come è tipico di questa autrice, ruota attorno alle tre donne di una stessa famiglia, Esme, Cressida ed Emma, il cui destino è stato segnato dalla scomparsa in circostanze molto particolari del marito e del padre, Julius appunto. Ci sono poi i due personaggi maschili di Felix e Daniel. Il libro ripercorre la vicenda dei cinque personaggi e cosa li ha portati alla loro situazione attuale. Il personaggio più presente è, probabilmente, quello assente, ovvero Julius che non solo con la sua vita, ma anche con la sua morte ha segnato il destino di tutti i personaggi.

Come sempre Howard è bravissima a creare l’atmosfera e il contesto e, naturalmente, a costruire la psicologia dei suoi personaggi, i quali sono tutti ben sviluppati e resi, attraverso quanto fanno nel corso del romanzo, e anche quello che non fanno.

Questo libro mi è piaciuto abbastanza. Nel complesso i personaggi mi sono piaciuti ma non mi sono rimasti impressi come quelli del primo libro della saga dei Cazalet. Inoltre l’evoluzione delle loro vicende mi ha lasciato con l’amaro in bocca. Forse ad eccezione di Cressida, ho trovato che le altre due fossero destinate ad un’amara sconfitta dalla loro vita. Sono comunque tre donne che portano addosso pesanti cicatrici derivanti da ferite piuttosto gravi che la vita ha inflitto loro.

Mi sembra una lettura comunque doverosa per chi volesse conoscere l’opera completa della Howard.

domenica 20 settembre 2020

SANDY HINGSTON: Ti salverò


 QUANTO PUÓ ESSERE AFFIDABILE IL CUORE?

Quando Gannon Finn, lord Carew, iscrive la nipote Claire al Collegio per giovani donne della signora Treadwell, fa una stupefacente scoperta: una delle insegnanti è nientemeno che Christiane Roxwell, che molti anni prima gestiva la casa da gioco da lui frequentata. A quel tempo gli aveva accesa la passione e il desiderio di salvarlo da un destino di perdizione, ma lei lo aveva respinto. Adesso fra i due sono subito scintille, tuttavia devono collaborare per il bene di Claire, per aiutarla a liberarsi degli incubi che la tormentano in seguito alla tragica morte dei genitori. Tutto ciò mentre i sentimenti sopiti, e a fatica trattenuti, si ridestano e non possono essere negati. Per Christiane è forse giunto il momento di lasciarsi davvero salvare…

domenica 13 settembre 2020

ELIZABETH ANTHONY: Tu sei mia

 

Se il tuo cuore non ha paura di amare, non importa chi sei o da dove vieni.

Oxfordshire 1920. Il sole non sorge ancora e Sophie è già al lavoro per far risplendere le immense sale di Belfield Hall. Ciuffi ribelli color miele scivolano dalla cuffietta bianca sul viso stanco. Ha sedici anni ed è la più giovane cameriera del palazzo. Per il resto della servitù è come se non esistesse, tutti si rivolgono a lei solo per darle ordini. C’è un unico momento in cui Sophie si sente felice: quando il grammofono suona  e lei comincia a danzare. Fino al giorno in cui il suo sguardo incrocia due occhi azzurri ai quali non è possibile sfuggire, capaci di portare un po’ di luce nelle buie stanze dell’antica dimora. Appartengono a Mr Maldon, il nuovo padrone dl Belfield Hall. Un uomo forte e deciso che non ha interesse per nessuno al di fuori di se stesso. Ma basta un breve incontro tra loro e qualcosa di potente e sconosciuto li travolge. Entrambi sanno che ciò che hanno provato in quell’istante non può esistere: lui è un duca, lei una donna della servitù. Eppure ci sono tentazioni contro cui è vano combattere. Sophie non ha altra scelta che lasciarsi sedurre da quell’uomo, dal suo animo tormentato e misterioso. Perché Mr Maldon non riesce a resistere al suo fascino puro e ingenuo, ma nasconde desideri inconfessati. Nella magia di notti proibite, i due vengono trascinati in un piacere che non conosce differenze sociali: è fatto di gesti, sospiri, limiti da superare.

Presto il loro amore impossibile deve fare i conti con gli intrighi di palazzo, con un’etichetta rigida e severa. Ma sottostare alle regole non è facile, soprattutto quando ciò che unisce è un’inarrestabile e cieca passione.

Un debutto indimenticabile, che ha conquistato i lettori e i librai inglesi, doventando ben presto uno dei romanzi più letti dell’anno Elizabeth Anthony racconta la storia di un amore proibito e impossibile che si scontra con le regole imposte dalla società. La storia di una passione alimentata dal fuoco eterno del desiderio e dell’attrazione. Perché, se il tuo cuore non ha paura di amare, non importa chi sei o da dove vieni.

È questo un libro che mi ha lasciata un po’ spiazzata. Da una parte è un classico romance con la storia d’amore infarcita di scene di sesso, a volte inutili, ma dall’altra parte il finale ha sovvertito ogni tradizionale aspettativa. Ci sono tutti i cliché della situazione: storia d’amore tra due soggetti appartenenti a condizioni sociali molto diverse; la protagonista femminile che fa un qualche progresso rispetto alla sua posizione sociale ma che continua ad essere comunque inadeguata. Nel contempo Sophie ha delle reazioni che sono spesso assurde (tipico delle eroine del romance) e che finiscono sempre per metterla nei guai, naturalmente in suo aiuto arriva sempre il protagonista maschile.

Ci sono poi degli elementi della trama che io ho trovato del tutto inspiegabili: Beatrice che per sposare Ash gli vuole donare un’amante vergine (?!?); Ash che non vuole rivelare un passato del tutto onorevole, preferendo essere diffamato (?!?). Perché tutto questo?

Mi è piaciuta l’ambientazione: inizio anni ’20, è già il secondo libro che leggo con questa ambientazione e la cosa mi sta appassionando. Trovo che se l’autrice avesse insistito un po’ di più sulla presa di coscienza e l’acquisizione di autonomia (anche se Sophie continua a mettersi nei guai e a dover essere salvata da Ash) da parte della protagonista, tralasciando le scene di sesso, il libro ne avrebbe guadagnato.

Lo stile è molto semplice, lineare e si fa leggere molto velocemente.


domenica 6 settembre 2020

John Williams: Stoner

 


“William Stoner ha una vita che sembra essere assai piatta e desolata. Non si allontana mai per più di centocinquanta chilometri da Booneville, il piccolo paese rurale in cui è nato;  mantiene lo stesso lavoro per tutta la vita; per quasi quarant’anni è infelicemente sposato alla stessa donna; ha sporadici contatti con l’amata figlia e per i suoi genitori è un estraneo; per sua ammissione ha soltanto due amici, uno dei quali morto in gioventù. Non sembra materia troppo promettente per un romanzo e tuttavia, in qualche modo, quasi miracoloso, John Williams fa della vita di William Stoner una storia appassionante, profonda e straziante. Come riesce l’autore in questo miracolo letterario? A oggi ho letto Stoner tre volte e non sono del tutto certo di averne colto il segreto, ma alcuni aspetti del libro mi sono apparsi chiari. E la verità è che si possono scrivere dei pessimi romanzi su delle vite emozionanti e che la vita più silenziosa, se esaminata con affetto, compassione e grande cura, può fruttare una straordinaria messe letteraria. È il caso che abbiamo davanti. La prima volta che l’ho letto sono rimasto sbalordito dalla qualità della scrittura, dalla sua pacatezza e sensibilità, dalla sua implacabile chiarezza abbinato a un tocco quanto mai delicato. Dio si nasconde nei dettagli e in questo libro i dettagli ci sono tutti: la narrazione volteggia sopra la vita di Stoner e cattura ogni volta i momenti di una realtà complessa con limpida durezza (…), e attraversa con leggera grazia il cuore del lettore, ma la traccia che lascia è indelebile e profonda.”
Peter Cameron

Questo libro è davvero molto particolare. Racconta una storia di un’apparente banalità che io invece preferisco considerare universale. William Stoner è un uomo normale, senza particolari caratteristiche vincenti, se non la sua bravura nello studio. Tutto quello che gli accade nella vita sembra prendere sempre una piega diversa da quello che lui e lo stesso lettore si sarebbe aspettato. Purtroppo spesso è negativa e Stoner appare inevitabilmente come uno sconfitto. Nonostante le tante batoste che la vita gli riserva, egli continua ad andare avanti a schiena dritta. Mi è piaciuta molto la sua dedizione nel suo lavoro. Lui è un insegnante e la ricerca e il rapporto con i suoi studenti sono centrali nella sua esistenza, forse l’unica fonte di soddisfazione. Nonostante anche lì ci siano problemi e lui abbia dei nemici che gli rendono la vita impossibile e gli rubano ciò a cui lui tiene di più. Nonostante questo, però, Stoner va avanti…

Stoner è un personaggio a cui ci si affeziona tantissimo, forse anche perché è circondato da personaggi odiosi.

Mi è piaciuta anche in questo caso la scrittura dell’autore: è semplice, piana, lineare. Sembra frutto di immediatezza, però in questo caso la semplicità della scrittura dell’autore ben si adatta all’apparente piattezza della vita di Stoner. Ho trovato che comunque, in alcuni tratti, la scrittura sapesse raggiungere anche livelli di lirismo notevoli.