sabato 29 gennaio 2022

LAINI TAYLOR: Il sognatore

 

È il sogno a scegliere il sognatore, e non il contrario. Lazlo Strange ne è sicuro, ma è anche assolutamente certo che il suo sogno sia destinato a non avverarsi mai. Orfano, allevato da monaci austeri che hanno cercato in tutti i modi di estirpare  dalla sua mente il germe della fantasia, il piccolo Lazlo sembra destinato a un’esistenza anonima. Eppure il bambino rimane affascinato dai racconti confusi di un monaco anziano, racconti che parlano della città perduta di Pianto, caduta nell’oblio da duecento anni: ma quale evento inimmaginabile e terribile ha cancellato questo luogo mitico della memoria del mondo? I segreti della città leggendaria si trasformano per Lazlo in un’ossessione. Una volta diventato bibliotecario, il ragazzo  alimenterà la sua sete di conoscenza con le storie contenute nei libri dimenticati della Grande Biblioteca, pur sapendo che il suo sogno più grande, ossia vedere la misteriosa Pianto con i propri occhi, rimarrà irrealizzato. Ma quando un eroe  straniero, chiamato il Massacratore degli Dei, e la sua delegazione di guerrieri si presentano alla biblioteca, per Strange il Sognatore si delinea l’opportunità di vivere un’avventura dalle premesse straordinarie. “Il sognatore”, primo capitolo della nuova duologia di Laini Taylor, già autrice dell’acclamata trilogia “La chimera di Praga”, non fa che confermare il grande talento narrativo.

Laini Taylor è un’autrice molto apprezzata nel mondo del fantasy, è uno di quei nomi che vengono unanimemente recensiti in maniera positiva.

La trama di questo libro è tipicamente quella di un fantasy con una missione da compiere in un mondo costruito con particolare abilità dall’autrice. Il protagonista, come si può intuire dal titolo, è Lazlo Strange, un giovane studioso e sognatore, il quale è stato trovato da bambino e cresciuto in un monastero dove ha potuto scoprire le meraviglie della biblioteca. E all’interno dei libri che lui tanto ama ha scoperto la storia della misteriosa città di Pianto. La sorte,  incarnata dalla figura del Massacratore degli Dei, gli consente di uscire dal mondo protettivo del convento e di partire per svolgere una missione, e quindi per lui conoscere, nella città di Pianto.

La protagonista femminile è Sarai, figlia della perfida dea Isagol ma scampata, insieme ad altri dei,  al massacro avvenuto 15 anni prima, quando gli uomini si sono ribellati al potere degli dei e li hanno uccisi. Sarai ha il dono di entrare nei sogni degli uomini ed è proprio lì che incontra il Sognatore. Ci sono tanti altri personaggi degni di nota, lo stesso Massacratore ma anche Myma.

Per me il tema centrale di questo libro è l’impossibilità di distinguere il bene dal male perché essi sono quasi sempre strettamente intrecciati. Questa consapevolezza finisce per tormentare quei personaggi che sono consapevoli di aver dovuto agire in un determinato modo perché costretti dalle circostanze. Tutto questo però viene in contrasto con quei personaggi che sono totalmente innocenti e portatori di valori positivi, ma comunque sono oberati da un senso di colpa e di inadeguatezza che deriva dal loro passato.

Io ho trovato lo stile dell’autrice veramente affascinante. Dall’abilità nel costruire il mondo fantasy e i personaggi sfaccettati; alla trama avvincente e misteriosa dal ritmo incalzante. Ho trovato lo spunto della trama dei due protagonisti che si trovano nei sogni davvero affascinante e particolarmente toccante perché dà il senso di un forte legame emotivo. La scrittura è davvero molto bella e ricca, emotivamente molto toccante.

Pur non essendo una grande estimatrice né esperta di fantasy, ho trovato in questo un buon libro, scritto bene, costruito bene nella trama, con un significato di fondo per nulla banale. Potrebbe essere una bella lettura da suggerire ai ragazzi.


sabato 22 gennaio 2022

TRACY CHEVALIER: Strane creature


 

È il 1811 a Lyme, un piccolo villaggio del Sussex, sulla costa meridionale inglese. Le stagioni si susseguono senza scosse in paese e il decoro britannico si sposa perfettamente con la tranquilla vita di una provincia all’inizio del diciannovesimo secolo. Un giorno, però, sbarcano nel villaggio le sorelle Philpot e la quiete è subito un pallido ricordo. Vengono da Londra, sono eleganti, vestite alla moda, sono bizzarre creature per gli abitanti di quel villaggio spazzato dal vento. Margaret, diciotto anni, riccioli neri e braccia ben tornite, sorprende costantemente tutti con i suoi turbanti verdolini sconosciuti alle ragazze di Lyme, che se ne vanno in giro ancora con grevi vestiti stile impero. Louise, meravigliosi occhi grigi e grandi mani, coltiva una passione per la botanica che è incomprensibile in quel piccolo mondo dove alle donne è dato solo di maritarsi e accudire i figli. Ma è soprattutto Elizabeth, la più grande delle Philpot, a costituire un’eccentrica figura in quel paesino sperduto sulla costa. Ha venticinque anni. Dovrebbe comportarsi come una sfortunata zitella per l’età che ha e l’aspetto severo che si ritrova, ma se ne va in giro con una persona orgogliosamente libera e istruita che non si cura affatto di civettare con gli uomini. In paese ha stretto amicizia con Mary Aming, la figlia dell’ebanista. Quand’era poco più che una poppante, Mary è stata colpita da un fulmine. La donna che la teneva tra le braccia e le due ragazze accanto a lei morirono, ma lei la scampò. Prima dell’incidente era una bimba quieta e malaticcia. Ora è una ragazza vivace e sveglia che passa il suo tempo sulla spiaggia di Lyme, dove dice di aver scoperto strane creature dalle ossa gigantesche, coccodrilli enormi vissuti migliaia di anni fa. Il reverendo Jones, un uomo con il volto squadrato, i capelli a spazzola e le labbra sottili che non stanno mai ferme, dice che le cose non possono stare in questo modo, perché sarebbe contrario alla Bibbia. Dio non può avere creato delle bestie così grandi per poi sbarazzarsene. Elizabeth Philpot però non solo presta fede alla ragazzina, ma la protegge anche dai cacciatori di fossili e dagli avventurieri che accorrono a frotte a Lyme. Tra questi anche l’affascinante colonnello Birch, un militare dritto e sicuro di sé dai bei capelli folti e neri, che infrange il cuore di Mary e suscita una morbosa, irresistibile attrazione nella maggiore delle Philpot. Basato sulla storia di Mary Aming, la ragazzina che a Lyme Bay portò alla luce il cranio del primo ittiosauro e rese così possibile quella svolta negli studi sull’evoluzione che trovò il suo coronamento nel 1859 con la pubblicazione dell’Origine della Specie di Darwin. Strane creature è una delle opere più riuscite di Tracy Chevalier: un’avvincente storia di donna che lottano contro le ottuse convenzioni di un’epoca per aprire la strada al progresso e alla conoscenza.

Tracy Chevalier è un’autrice di cui ho letto già diversi libri. Dal primo e notissimo La ragazza con l’orecchino di perla, davvero suggestivo a L’ultima fuggitiva a questo Strane creature. L’autrice parte quasi sempre da vicende o personaggi realmente esistiti, come in questo caso.

Questo è decisamente un romanzo al femminile. Le due protagoniste, nonché voci narranti che si alternano, sono la matura e benestante Elizabeth Philpot che ha una vera e strana passione per i fossili e dall’altra parte la popolana Mary Aming, colei che ha trovato il primo esemplare di ittiosauro e che quindi ha dato al la allo sviluppo degli studi e al successivo sviluppo delle teorie evoluzioniste di Darwin. Sono due personaggi vagamente austiniani in quanto, anche se vagheggiano un incontro sentimentale, alla fin fine scelgono di difendere la loro autonomia e indipendenza nonché la passione per lo studio.

I temi che la storia potrebbe suggerire sono vari e alcuni molto interessanti: dall’emancipazione femminile agli interrogativi di tipo scientifico ma anche teologici sulla storia della Terra e degli esseri viventi che l’hanno abitato. Questi temi restano, però, soltanto in superficie in quanto l’interesse prevalente dell’autrice è quello di raccontare la storia di due donne di cui la Storia ha ricordato ben poco ma che tanto merito hanno avuto nello sviluppo della ricerca scientifica, è un omaggio a loro.

Lo stile di Chevalier è sempre molto piacevole e scorrevole. In questo caso abbiamo due narratrici interne che si alternano e che ridanno voce a chi voce non ha avuto dalla Storia. Ciò che mi ha lasciato un po’ perplessa è che le due voci, quella di Elizabeth e quella di Mary, due donne profondamente diverse per educazione, origine, esperienza risultino così simili, poco differenziate.

Questo libro mi è piaciuto abbastanza, non mi ha affascinata come La ragazza con l’orecchino di perla, non l’ho trovato altrettanto suggestivo. Tuttavia è una lettura piacevole, con una trama abbastanza insolita e originale e con due figure femminili molto interessanti.

sabato 15 gennaio 2022

ANNE GRACIE: Il bacio perfetto

 

UNA MISSIONE DI ONESTA’, UNA RISPOSTA DI SEDUZIONE

Tre anni dopo il debutto in società, Grace Merridew si è ormai rassegnata: non troverà mai l’amore. Alla partenza per un lungo viaggio, vuole essere al fianco di un’amica che non riesce a colmare la distanza sentimentale con il futuro sposo. Dominic Wolfe, al quale le donne non sono mai mancate, è infatti interessato solo alla ricca dote di nozze. Cosa che Grace non esita a rinfacciargli. Una audacia che lui trova immediatamente stimolante. Desiderata da un uomo tanto sfrontato, saprà Grace resistere?


domenica 9 gennaio 2022

NATHANIEL HAWTHORNE: La lettera scarlatta


 

Pubblicato nel 1850, La lettera scarlatta è uno dei più importanti romanzi nordamericani dell’Ottocento. Nelle intenzioni dell’autore esso doveva rappresentare al meglio lo spirito puritano dell’epoca coloniale americana. Nella società puritana la libertà dell’individuo coincideva con il bene della comunità, che doveva essere purificata da ogni elemento estraneo, considerato al soldo di Satana. Per questa ragione le autorità imponevano stili di vita improntati a un inflessibile rigore morale. E chi infrangeva gravemente le regole poteva incorrere persino nella pena di morte. Nel libro, una giovane sposa, amante del pastore Arthur Dummesdale, manifesta fisicamente i segni della sua relazione extraconiugale con il predicatore. Nulla riesce a farla confessare, nemmeno le minacce, e per questo viene schivata da tutti, e infine condannata a portare sul petto una fiammante lettera A, che la additi allo sguardo pubblico come un’adultera. Intorno a questa vicenda si dipana il progressivo insinuarsi nei personaggi di un tormentato lavorio psichico, che li spingerà, in taluni casi, sull’orlo della pazzia. Il libro è stato fonte di ispirazione per numerose trasposizioni cinematografiche.

Hawthorne è uno dei grandi maestri della letteratura americana. Ha una produzione letteraria molto ampia ma io di lui conosco solo questo libro che avevo letto tantissimi anni fa e che ho avuto modo di riprendere.

La vicenda ruota attorno alle vicende di una piccola comunità di puritani nel New England, intorno alla metà del XVII secolo. La vicenda ha una precisa ricostruzione storica di un mondo che era regolato in modo talmente rigido e con una precisa severità nei confronti di coloro che contravvenivano a queste norme. Hester Prynne ha commesso il gravissimo errore di avere una relazione extraconiugale, che ha dato come frutto una bambina. Per questo motivo è condannata a tenere una lettera scarlatta A sul petto che lei ha prontamente realizzato con un civettuolo regalo. Secondo me, Hester è un personaggio che giganteggia su tutti gli altri. Nonostante venga additata come peccatrice lei passa davanti a tutti a testa alta, anche se è vero che lei accetta il comune sentire addossandosi il peso del peccato, ma sa sopravvivere al biasimo generale. Dall’altra parte, il pastore Arthur Dimmesdale, a mio parere, non riesce a starle alla pari. Innanzitutto si capisce da subito che lui è il responsabile della caduta di Hester. Al di là della tenerezza che passono suscitare i suoi sentimenti sinceri, la sua codardia non può far altro che suscitare il biasimo del lettore. Il terzo lato del triangolo è dato dal dr Chillingworth che nasconde l’identità del vero marito di Hester. Lui rappresenta questa forza oscura e demoniaca, avrebbero detto i puritani del ‘600, che scava un baratro nel cuore del pastore. Infine c’è la piccola Pearl, la bambina elfo, che, a mio parere, rappresenta la libertà, quella forza vitale che sopravvive a tutte le catene che la società impone.

Naturalmente il tema fondamentale è una critica lucida e consapevole della società americana delle origini che, inevitabilmente, ha conseguenze nella società del tempo di Hawthorne. Questi integerrimi puritani bravi a puntare continuamente il dito e che non vede l’assurdità delle proprie superstizioni. Hawthorne, evidentemente figlio dell’illuminismo e del positivismo, non può far altro che ridere amaramente dei suoi antenati e non solo. Ma soprattutto questi integerrimi cittadini mostrano l’incapacità di accettare l’altro, il diverso.

La scrittura di Hawthorne è indubbiamente ricca e complessa. In essa predomina il tono ironico e l’uso della metafora continuata e prolungata. È un testo in cui predominano le sequenze riflessive e necessita di una grande concentrazione.

Non è un caso che questo testo sia un classico della letteratura americana. Si inscrive nella tradizione dei romanzi storici in cui l’autore afferma di aver trovato un manoscritto con questa storia. Una storia che appartiene al XVII secolo, ma che Hawthorne riusciva a riferire al suo tempo e che, forse, noi dovremmo immaginare come applicabile alla società americana, e non solo, dei nostri giorni.