domenica 9 gennaio 2022

NATHANIEL HAWTHORNE: La lettera scarlatta


 

Pubblicato nel 1850, La lettera scarlatta è uno dei più importanti romanzi nordamericani dell’Ottocento. Nelle intenzioni dell’autore esso doveva rappresentare al meglio lo spirito puritano dell’epoca coloniale americana. Nella società puritana la libertà dell’individuo coincideva con il bene della comunità, che doveva essere purificata da ogni elemento estraneo, considerato al soldo di Satana. Per questa ragione le autorità imponevano stili di vita improntati a un inflessibile rigore morale. E chi infrangeva gravemente le regole poteva incorrere persino nella pena di morte. Nel libro, una giovane sposa, amante del pastore Arthur Dummesdale, manifesta fisicamente i segni della sua relazione extraconiugale con il predicatore. Nulla riesce a farla confessare, nemmeno le minacce, e per questo viene schivata da tutti, e infine condannata a portare sul petto una fiammante lettera A, che la additi allo sguardo pubblico come un’adultera. Intorno a questa vicenda si dipana il progressivo insinuarsi nei personaggi di un tormentato lavorio psichico, che li spingerà, in taluni casi, sull’orlo della pazzia. Il libro è stato fonte di ispirazione per numerose trasposizioni cinematografiche.

Hawthorne è uno dei grandi maestri della letteratura americana. Ha una produzione letteraria molto ampia ma io di lui conosco solo questo libro che avevo letto tantissimi anni fa e che ho avuto modo di riprendere.

La vicenda ruota attorno alle vicende di una piccola comunità di puritani nel New England, intorno alla metà del XVII secolo. La vicenda ha una precisa ricostruzione storica di un mondo che era regolato in modo talmente rigido e con una precisa severità nei confronti di coloro che contravvenivano a queste norme. Hester Prynne ha commesso il gravissimo errore di avere una relazione extraconiugale, che ha dato come frutto una bambina. Per questo motivo è condannata a tenere una lettera scarlatta A sul petto che lei ha prontamente realizzato con un civettuolo regalo. Secondo me, Hester è un personaggio che giganteggia su tutti gli altri. Nonostante venga additata come peccatrice lei passa davanti a tutti a testa alta, anche se è vero che lei accetta il comune sentire addossandosi il peso del peccato, ma sa sopravvivere al biasimo generale. Dall’altra parte, il pastore Arthur Dimmesdale, a mio parere, non riesce a starle alla pari. Innanzitutto si capisce da subito che lui è il responsabile della caduta di Hester. Al di là della tenerezza che passono suscitare i suoi sentimenti sinceri, la sua codardia non può far altro che suscitare il biasimo del lettore. Il terzo lato del triangolo è dato dal dr Chillingworth che nasconde l’identità del vero marito di Hester. Lui rappresenta questa forza oscura e demoniaca, avrebbero detto i puritani del ‘600, che scava un baratro nel cuore del pastore. Infine c’è la piccola Pearl, la bambina elfo, che, a mio parere, rappresenta la libertà, quella forza vitale che sopravvive a tutte le catene che la società impone.

Naturalmente il tema fondamentale è una critica lucida e consapevole della società americana delle origini che, inevitabilmente, ha conseguenze nella società del tempo di Hawthorne. Questi integerrimi puritani bravi a puntare continuamente il dito e che non vede l’assurdità delle proprie superstizioni. Hawthorne, evidentemente figlio dell’illuminismo e del positivismo, non può far altro che ridere amaramente dei suoi antenati e non solo. Ma soprattutto questi integerrimi cittadini mostrano l’incapacità di accettare l’altro, il diverso.

La scrittura di Hawthorne è indubbiamente ricca e complessa. In essa predomina il tono ironico e l’uso della metafora continuata e prolungata. È un testo in cui predominano le sequenze riflessive e necessita di una grande concentrazione.

Non è un caso che questo testo sia un classico della letteratura americana. Si inscrive nella tradizione dei romanzi storici in cui l’autore afferma di aver trovato un manoscritto con questa storia. Una storia che appartiene al XVII secolo, ma che Hawthorne riusciva a riferire al suo tempo e che, forse, noi dovremmo immaginare come applicabile alla società americana, e non solo, dei nostri giorni.

 

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