TITOLO: Il duca del peccato
AUTRICE: Adele Ashworth
AUTRICE: Adele Ashworth
TITOLO ORIGINALE: Duke of Sin
USCITA ITALIANA: I Romanzi Passione 2, luglio 2007
GIUDIZIO PERSONALE:
Accusato di un cupo delitto, William, duca di Trent, ha scelto l’esilio nella sua tenuta in Cornovaglia lontano dai pettegolezzi. E dalle tentazioni. Anche Vivian Rael- Lamont, splendida ed enigmatica floricultrice, custodisce un minaccioso segreto. Due spiriti inquieti le cui strade sono fatalmente destinati a incontrarsi in un unico fulgore di corpi e anime.
Questo libro non mi ha entusiasmato per niente: al di là della prevedibile trama, già più volte sentita, non c’è stata neanche una particolare bravura nel gestirla e svilupparla.
William Raleigh, duca di Trent si è rifugiato in Cornovaglia, dopo essere stato assolto dall’accusa di aver assassinato la moglie. Nessuno turba la sua clausura, se non alcuni fidati amici.
Altrettanto appartata, anche se meno isolata, è la vita della vedova Vivian Rael-Lamont che fa la floricultrice e sembra avere una vita specchiata. Un giorno, alla sua porta, si presenta un losco individuo, l’attore Gilbert Montague, in possesso di carte per lei compromettenti e le ordina di recuperare dalla casa del duca un documento originale appartenuto a Shakespeare, altrimenti distruggerà la sua ordinata e limpida esistenza. Vivian è costretta a presentarsi dal duca, il quale chiede in cambio del suo documento le grazie della signora.
Vivian è abbastanza sbalordita del fatto che quella scandalosa proposta le risulti gradita, quasi allettante, oltre che necessaria.
I due cominciano a frequentarsi e ad annusarsi; diventano anche amanti, ma Will non ha nessuna intenzione di cederle il documento, anzi capisce che sta nascondendo qualcosa ed è molto curioso di scoprirla. Pian piano i due rivelano le proprie carte: Will ha quest’ombra che grava su di lui, la moglie morta in circostanze misteriose, ma anche Vivian nasconde un pesante segreto, ossia che non è una vedova ma è separata dal marito oppiomane.
Dopo aver chiarito le reciproche posizioni, i due indagano insieme per scoprire l’identità del misterioso Montague.
La parte del mistero è, probabilmente, quella meglio riuscita e intrecciata e l’identità cattivo non è di chiara comprensione e bisogna seguire le indagini per districare la questione. La storia d’amore, invece, lascia molto a desiderare. Intanto, l’attrazione tra i due è immediata e immediatamente scoperta. La relazione, inoltre, è un po’ troppo precipitosa: i due si accordano pressoché immediatamente per diventare amanti. Non si assapora, quindi, lo sviluppo di una passione, di una crescente attrazione magari un po’ frustrata, ma tutto è relativamente semplice e facile.
I personaggi, inoltre, non sono adeguatamente sviluppati, a mio parere. C’è abbastanza azione e poca introspezione, alla fine Will, nonostante la cattiva fama, non pare particolarmente tormentato, né Vivian particolarmente segnata dai precedenti dolori. Anche se c’è qualche accenno alle loro ferite interiori, tutto resta in superficie. Mi sorge il dubbio che tutto ciò possa dipendere dai tagli a cui il libro è stato sottoposto, il risultato comunque è decisamente negativo
GIUDIZIO PERSONALE:
Accusato di un cupo delitto, William, duca di Trent, ha scelto l’esilio nella sua tenuta in Cornovaglia lontano dai pettegolezzi. E dalle tentazioni. Anche Vivian Rael- Lamont, splendida ed enigmatica floricultrice, custodisce un minaccioso segreto. Due spiriti inquieti le cui strade sono fatalmente destinati a incontrarsi in un unico fulgore di corpi e anime.
Questo libro non mi ha entusiasmato per niente: al di là della prevedibile trama, già più volte sentita, non c’è stata neanche una particolare bravura nel gestirla e svilupparla.
William Raleigh, duca di Trent si è rifugiato in Cornovaglia, dopo essere stato assolto dall’accusa di aver assassinato la moglie. Nessuno turba la sua clausura, se non alcuni fidati amici.
Altrettanto appartata, anche se meno isolata, è la vita della vedova Vivian Rael-Lamont che fa la floricultrice e sembra avere una vita specchiata. Un giorno, alla sua porta, si presenta un losco individuo, l’attore Gilbert Montague, in possesso di carte per lei compromettenti e le ordina di recuperare dalla casa del duca un documento originale appartenuto a Shakespeare, altrimenti distruggerà la sua ordinata e limpida esistenza. Vivian è costretta a presentarsi dal duca, il quale chiede in cambio del suo documento le grazie della signora.
Vivian è abbastanza sbalordita del fatto che quella scandalosa proposta le risulti gradita, quasi allettante, oltre che necessaria.
I due cominciano a frequentarsi e ad annusarsi; diventano anche amanti, ma Will non ha nessuna intenzione di cederle il documento, anzi capisce che sta nascondendo qualcosa ed è molto curioso di scoprirla. Pian piano i due rivelano le proprie carte: Will ha quest’ombra che grava su di lui, la moglie morta in circostanze misteriose, ma anche Vivian nasconde un pesante segreto, ossia che non è una vedova ma è separata dal marito oppiomane.
Dopo aver chiarito le reciproche posizioni, i due indagano insieme per scoprire l’identità del misterioso Montague.
La parte del mistero è, probabilmente, quella meglio riuscita e intrecciata e l’identità cattivo non è di chiara comprensione e bisogna seguire le indagini per districare la questione. La storia d’amore, invece, lascia molto a desiderare. Intanto, l’attrazione tra i due è immediata e immediatamente scoperta. La relazione, inoltre, è un po’ troppo precipitosa: i due si accordano pressoché immediatamente per diventare amanti. Non si assapora, quindi, lo sviluppo di una passione, di una crescente attrazione magari un po’ frustrata, ma tutto è relativamente semplice e facile.
I personaggi, inoltre, non sono adeguatamente sviluppati, a mio parere. C’è abbastanza azione e poca introspezione, alla fine Will, nonostante la cattiva fama, non pare particolarmente tormentato, né Vivian particolarmente segnata dai precedenti dolori. Anche se c’è qualche accenno alle loro ferite interiori, tutto resta in superficie. Mi sorge il dubbio che tutto ciò possa dipendere dai tagli a cui il libro è stato sottoposto, il risultato comunque è decisamente negativo
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