martedì 28 febbraio 2012

SANTA MONTEFIORE: L’albero degli amanti perduti


Sofia cresce viziata e coccolata, in un grande ranch della pampa argentina, circondata dai privilegi e dalle rigide tradizioni della nobiltà cui appartiene. Lei però è uno spirito ribelle che non vuole essere imbrigliato, vuole essere libera di amare. E tre sono i suoi grandi amori: Santa Catalina, il ranch che considera sempre la vera casa; il cugino Santi, dapprima innocente compagno di giochi e poi focoso amante;  e l’ombù, l’albero secolare che cresce solo in Argentina e che si dice abbia poteri magici, sulla cui corteccia, lei e Santi incidono i loro desideri più intimi. Ma tutto quello che più ama le verrà strappato il giorno in cui i suoi genitori scoprono l’infuocata relazione che la lega al cugino, uno scandalo che una famiglia in vista come la loro non può tollerare. Per Sofia è l’esilio. Dovranno passare vent’anni prima che possa rivedere la sua terra e l’uomo che non ha mai dimenticato. Una grande saga sudamericana, romantica e sensuale, travolgente come il tango.
Non dico assolutamente che questo non sia un libro a tratti bello, ma da un titolo di cui avevo sentito lodi sperticate mi sarei aspettata qualcosa in più. È sicuramente un testo molto complesso ed elaborato, incentrato sulla figura della protagonista Sofia Solanas di cui si seguono le fasi più importanti della vita, con qualche capatina tra le storie della madre e della nonna a sottolineare la complessità di questo ceppo femminile dalle origini irlandesi. Sofia è, comunque, una giovane argentina, esponente di una delle famiglie più prestigiose del paese, abituata a trascorrere le vacanze nella proprietà di famiglia, Santa Catalina, con tutti i parenti. Con il tempo Sofia sviluppa una passione molto forte per il cugino Santiago, una passione incontrollabile che li porterà a diventare amanti, ma il loro amore è contrastato dalla famiglia che non approva una relazione tra consanguinei. I due vengono separati e Sofia sceglierà di abbandonare la propria famiglia e il proprio paese, cercando di crearsi una vita altrove.
Questo libro vorrebbe essere un grande e complesso romanzo alla Il cavaliere d’inverno, per intenderci, ma non ci riesce minimamente, perché le avventure e le disavventure della protagonista non sono, a mio parere, adeguatamente sviluppate e motivate, tutto sembra procedere in maniera apparentemente casuale, senza un disegno, da parte dell’autrice, ben preciso, senza che i suoi protagonisti raggiungano una reale dimensione tragica perché sembra che si facciano semplicemente trascinare dal caso. Santi, ad esempio, non ha nulla dell’eroe romantico, sembra che le cose gli piovano addosso e che lui non faccia assolutamente nulla per indirizzarle o cambiarle. È davvero snervante e, a un certo punto, non capivo perché mai a Sofia piacesse tanto, oltre a una certa prestanza fisica.
Dall’altra parte Sofia dovrebbe rappresentare il personaggio ribelle e anticonformista ma, a mio parere, dopo la cacciata di casa da parte dei genitori, quando doveva dimostrare tutta la sua forza, perde consistenza.
Rispetto alle aspettative, una totale delusione.

venerdì 24 febbraio 2012

MICHELLE STYLES: Il visconte libertino


TITOLO: Il visconte libertino
AUTRICE: Michelle Styles
TITOLO ORIGINALE: Compromising Miss Milton
USCITA ITALIANA: GRS 811 gennaio 2012
GIUDIZIO PERSONALE: 2/5
Scozia, 1837
L’integerrima istitutrice Daisy Milton rinuncia al sogno di un buon matrimonio e di una famiglia per mantenere la sorella e la nipote. Poi l’attraente Adam, Visconte Ravensworth, fa irruzione nella sua tranquilla e monotona esistenza trascinandola in un vortice di emozioni e avventure. Il fascino del chiacchieratissimo Lord Ra è a dir poco irresistibile, e tutto a un tratto le rigide convinzioni di Daisy iniziano a vacillare. Quanto ci vorrà per convincere una rigida e inflessibile signora a dimenticare il ferreo codice di condotta della buona società e a lasciarsi andare alle gioie dell’amore?
Partendo dal titolo ci si fa una serie di illusioni che non vengono assolutamente rispettate dalla trama di questo libro. Mi sarei aspettata un protagonista farabutto, malizioso, impunito, mi sono ritrovata solo una pallida immagine di un libertino.
La trama riguarda fondamentalmente la risoluzione di un mistero perché il Visconte Adam Ravensworth è stato aggredito sulla sua carrozza da una banda intenzionata a rubargli una preziosa collana. Per sfuggire loro, Adam si getta in un fiume. Il giorno dopo sarà ritrovato privo di sensi e in pericolo di vita da Miss Daisy Milton, una giovane istitutrice che lo salva tirandolo via dal fiume e lo riporta in paese dove verrà curato. Nonostante sia una donna apparentemente compassata ed austera, Daisy stuzzica la fantasia e la malizia di Adam che inizia a corteggiarla e poi, quando scopre che è la sorella di Tom Milton, suo compagno d’avventure in India, decide di sposarla.           Questa semplice trama di corteggiamento è accompagnata dal tema dei tentativi di omicidio rivolti non solo verso Adam ma anche verso Daisy e legati alle avventure che il visconte e Tom Milton hanno vissuto in India, soprattutto la lotta contro una banda di assassini.
Non c’è molto da dire su questo libro: l’ho trovato lento (i primi capitoli sono tutti relativi al ritrovamento di Adam vicino al fiume con i protagonisti che litigano a non finire), noioso, per nulla romantico, non particolarmente originale, con i protagonisti poco e mal caratterizzati.

mercoledì 15 febbraio 2012

JENNIFER CRUSIE: Una scommessa per amore


Minerva Dobbs ha un piano per ogni evenienza, perfino per le nozze della sorella. La sua missione è perdere i chili di troppo e trovare un accompagnatore che la faccia ben figurare nel ruolo di damigella d’onore. Come se la rinuncia ai carboidrati non fosse già abbastanza dolorosa, l’uomo che Min aveva accuratamente selezionato per il matrimonio decide di mollarla a tre settimane dall’evento, sguinzagliando poi sulle sue tracce il donnaiolo professionista Calvin Morrisey. Per vincere una scommessa, l’affascinante sconosciuto dovrà persuadere Min a concedersi a lui entro un mese. Ma quando lei viene a sapere del complotto ordito ai suoi danni, decide di prendere le dovute distanze… Ma la sua vita non finisce qui e dovrà presto vedersela con un ex infinitamente geloso, uno psicoterapeuta testardo, un gatto estremamente astuto e la proposta più pericolosa di quanto non avesse potuto immaginare: il vero amore.
Questo libro mi ha dato la sensazione di un’opportunità mancata: qualcosa che poteva essere divertente, romantico e avvincente e che non realizza pienamente nessuna di queste tre cose.
La storia è abbastanza carina, anche se non particolarmente originale: una giovane donna, Minerva Dobbs, afflitta da alcuni chili di troppo e dal tormento della madre che la vuole perennemente a dieta, è stata lasciata dal suo ragazzo David, probabilmente perché ancora non ha accettato di andare a letto con lui. Nel contempo, Min lo ascolta proporre una scommessa che la coinvolge a un tipo che non conosce dall’aspetto divino: 10.000 dollari se se la porta a letto entro un mese, 10 dollari se riescono a uscire quella stessa sera. Quando il meraviglioso Adone in questione appare e attacca discorso con lei, decide di accettare l’invito, di tenerlo sulla corda per un mese per fargli perdere la scommessa. Quello che non aveva programmato è che la compagni di Calvin Morrisey le risulta molto piacevole.
Per una certa parte del libro non succede praticamente nulla: i due protagonisti continuano ad incontrarsi, anche contro la loro stessa volontà e a mangiare. Cal continua a ripeterle che lei è bella e sexy, anche con qualche chilo di troppo e a rimpinzarla come un tacchino.
Ad un certo punto il libro sembra decollare, quando almeno si inizia a intuire una qualche forma di sentimento tra i protagonisti, ma tutto resta a un livello troppo superficiale.
I due protagonisti potevano essere due personaggi interessanti: lei insicura per i suoi problemi di peso e per una madre che l’ha afflitta e controllata per tutta la vita; lui dislessico, ritenuto un idiota per troppo tempo, ha diretto tutta la vita a smentire tale giudizio. I personaggi, però, sono troppo piatti, la loro psicologia non è stata adeguatamente sviluppata.
Almeno fosse risultato un libro divertente (alla Kinsella, per intenderci)! È che qui e là si fa qualche risatina per qualche battuta, ma nulla di sensazionale. A suo merito, a volte i dialoghi sono ben sviluppati, veloci, quasi cinematografici.
Una gran delusione!

martedì 14 febbraio 2012

JENNIFER WEINER: Brava a letto


Cannie Shapiro ha ventotto anni. È carina, è spiritosa, ha tanti amici. Ha persino un lavoro che le piace: scrive con humour e stile, per il quotidiano della sua città, il Filadelfia Examiner.
Beh, la cosa che si nota a prima vista è che è grassa. O, se preferite, “rotonda”, “appetitosa”, “sensuale”. La cosa non la turba più di tanto, o almeno è una delle cose della sua vita che riesce a gestire con una giusta dose di ironia. Questo fino alla mattina in cui la sua amica Samantha non le telefona sul posto di lavoro  per chiederle “Lo hai visto?” Visto cosa? Il cosa è l’articolo che il suo quasi ex-fidanzato, Bruce, giornalista per una popolare rivista di moda, dedica alle sue rotondità. Un pezzo dal titolo imbarazzante <<Brava a letto. Amare una donna abbondante>> Connie è sconvolta. Lo shock la proietta in una dimensione nuova, fatta di dolore e insicurezza, ma anche di ironia, di incontri improbabili, di colpi di scena, delle scommesse e delle vittorie che le regaleranno l’uomo più travolgente e incredibile della sua vita.
Che meraviglia quando da un libro ci si aspetta molto poco e invece si ottiene tantissimo, come in questo caso! Forse influenzata dal titolo piuttosto eloquente, di questo libro, mi aspettavo di trovarmi di fronte il classico chick-lit tutto risate, situazioni comiche e disavventure sentimentali. E invece in questa storia e nella sua protagonista c’è molto di più, c’è, soprattutto, una costruzione psicologica molto forte.
Candance Shapiro è una brillante giornalista per un giornale di Filadelfia; è una ragazza dalle forme abbondanti che, pur volendo migliorare il proprio aspetto, ha sempre superato con ironia eventuali critiche del prossimo. Tutto il suo mondo viene sconvolto quando scopre di essere diventata la protagonista di una rubrica tenuta dall’ex fidanzato su un giornale, nella quale questi rivela a tutti i lettori i segreti più intimi della loro vita di coppia, sottolineando, soprattutto, il suo essere grassa. Pur essendo stata Cannie a voler rompere con l’immaturo Bruce, il capire che la rottura sarà ormai definitiva le crea il desiderio di voler ritornare con il fidanzato, dimenticando quasi i motivi che l’avevano indotta a chiudere la relazione. E quando, dopo un incontro non programmato, Cannie si accorge di essere incinta, l’altro aumenta la sua delusione, sfuggendo ancora una volta alle sue responsabilità. Cannie dimostra, comunque, di saper andare avanti da sola, e anche brillantemente, ma la vita ha in serbo per lei ancora grandi prove.
La caratterizzazione di Cannie è davvero mirabile: è una donna con tantissime ferite alle spalle, tutte si riversano poi nel non accettare il proprio corpo. Cannie è ossessionata dal dolore dell’abbandono e del rifiuto da quando il padre, dopo il divorzio, è scomparso dalla sua vita e sembra aver totalmente dimenticato moglie e figli. Bruce è stato per lei un’ancora di salvataggio, un uomo che sembrava amarla per quello che era ed ora che sembra anche lui volerla abbandonare, il dolore si rinnova. È come se il padre, medico chirurgo, l’avesse lasciata con questo messaggio: sei imperfetta, quindi non sei degna del mio amore. E anche se Cannie, col tempo, ha imparato a valorizzare il suo corpo, sembra sempre voler attribuire alle sue dimensioni la causa della sua infelicità.
Solo un dolore ancora più grande (che, tra l’altro, le farà perdere tanti chili) la riporterà a quella che è la vera essenza delle cose e Cannie affermerà a voce piena di accettarsi e di piacersi così com’è.
Un libro bellissimo con pagine divertenti e commoventi insieme che dovrei rileggere come un mantra.

giovedì 9 febbraio 2012

CLAIRE DELACROIX: La magia della rosa rossa


TITOLO: La magia della rosa rossa
AUTRICE: Calire delacroix
TITOLO ORIGINALE: The Rose Red Bride
USCITA ITALIANA: Romanzi Mystere 33, dicembre 2007
GIUDIZIO PERSONALE: 2/5
Scozia, 1421. Vivienne rifiuta ogni pretendente in attesa di un eroico cavaliere che conquisti il suo cuore. E finalmente una notte il sogno si avvera. Celato nel buio, l’eroe a lungo immaginato appare e la passione li travolge. Alla luce del giorno, Vivienne scopre che il misterioso amante è Erik Sinclair. Ingiustamente diseredato dal padre, egli avrà bisogno di tutto l’amore di Vivienne, nonché della magia della fata Darg, per riconquistare il potere e le terre che gli sono state strappate.
Secondo volume della serie I gioielli di Kinfairlie, una serie paranormale-medievale. Dopo la sorella maggiore Madeline, è arrivato anche per Vivienne il turno di andare in sposa. Il fratello Alexander, che già aveva impietosamente tramato sul matrimonio della sorella, vorrebbe dimostrare maggiore sensibilità con Vivienne. Per questo, quando si presenta a lui quello che crede l’ex corteggiatore della sorella con la richiesta di sedurla e poi sposarla, accetta la proposta, fidando nel fatto che da quando Nicholas Sinclair ha smesso di corteggiare Vivienne, lei ha rifiutato tutti gli altri corteggiatori.
In realtà, il misterioso cavaliere è Erik Sinclair che è stato diseredato dal padre ed è caduto in un’imboscata in seguito alla quale ha riportato molte ferite. Il suo piano è quello di sedurre Vivienne, l’antico amore del fratello, e di avere da lei un figlio che possa ereditare il maniero dei Sinclair.
Vivienne Lammergeier viene attirata sulla torre da un racconto fantastico di una principessa che lì veniva visitata da un principe e lei, che è sempre stata romantica e sognatrice, prova a vedere se anche per lei potrà arrivare, come per la sorella, il grande amore. In effetti, Erik la seduce abbastanza facilmente ma, anziché sposarla il giorno dopo, la rapisce e la porta con sé nelle sue numerose avventure.
L’inizio  del racconto è un po’ sconcertante, dovrebbe essere soffuso da un alone di magia, ma quello che risulta a me è, invece, la scena di due personaggi che non si conoscono proprio e, dopo due minuti dal loro incontro, sono già a letto insieme: un po’ freddo e impersonale. E per una buona parte del racconto il rapporto tra i due protagonisti è privo di sentimento e basato su un accordo: il sacro giuramento che li tiene uniti per 1 anno e 1 giorno in cambio di un figlio… Dopo, diventa predominante l’elemento avventuroso con una serie di peripezie concatenate.
Erik è il classico protagonista tormentato: cacciato dalla propria terra, privato della sua eredità e delle sue figlie, cerca vendetta. Ciò che lega questa vendetta a Vivienne è il fatto che lei è l’unica donna a cui il fratello si sia sentito legato, ma nessun altro aiuto può arrivare a lui dai Lammergerier.
Vivienne è sì una ragazza romantica e ingenua ma, man mano che si va avanti nel racconto, diventa sempre più determinata e coraggiosa, disposta a tutto per difendere il sentimento che è nato in lei per Erik, ma nello stesso tempo disperato per il fatto di non vedere ricambiato questo sentimento.
L’elemento paranormale è dato ancora dallo sfrigga, una streghetta dispettosa che combina sempre più guai e diventa sempre meno simpatica con il procedere della trilogia.

SERIE GIOIELLI DI KINFAIRLIE
-         Contesa d’amore
-         La magia della rosa rossa
-         The Snow White Bride

venerdì 3 febbraio 2012

MARCO ARCHETTI: Maggio splendeva


MARCO ARCHETTI: Maggio splendeva
1936. Leo Piccioni ha appena superato l’esame di maturità. Ha il corpo sbilenco e fuori di squadra dell’ultima adolescenza, e un temperamento eccitabile e nervoso. La sua famiglia medio borghese è soddisfatta e protettiva. Il padre si perde nei suoi studi e nei suoi esperimenti di biologia (ai quali sacrifica regolarmente un numero spropositato di rane vive), la madre si compiace della merlettata rispettabilità delle convenzioni. Per fortuna c’è la zia Ester. Che invece è un po’ speciale. Matura signorina con molta pratica del numero, cova nella sua stanza i segreti incipriati di una femminilità a suo modo libera e ribelle. Antimussoliniana, lettrice delle opere di Freud in originale, cinefila di bocca buona, si lascia corteggiare da uomini sposati e non. E ha grandi idee in testa. Idee che arrivano quando scopre che il nipote ha, non si sa come, il potere di fare scomparire cose. E persone. Durante la trasferta del padre in campagna per il periodico approvvigionamento di rane, nel casolare dove ha provato i primi spasimi d’amore, Leo ha sorpreso l’amor suo, la bella Argentina con l’amico suo, Adriano. Ha guardato Adriano con intensità e collera e Adriano… è sparito. Leo ha poi riprovato con portacenere e soprammobili e si è confidato con zia Ester. E zia Ester l’ha trasformato in un mago: malgrado l’opposizione famigliare, gli ha costruito una carriera nei teatri d’avanspettacolo. Mentre sorpresa e sconcerto superano le pareti di casa Piccioni, restano pur tuttavia vivi inquietanti interrogativi: dove finiscono gli oggetti che spariscono? Dov’è finito Adriano? E che ne è stato di Argentina? E se tanta magia fosse messa al servizio di un progetto politico? Far sparire il duce! Per Leo e zia Ester la vera avventura comincia allora.
Posso catalogare questo romanzo nella categoria dei romanzi di formazione: una serie di prove porta il nostro protagonista a una maggiore comprensione e realizzazione di sé rispetto ai dubbi e alle incertezze adolescenziali.
Della trama posso dire ben poco di più rispetto a quanto già ben spiegato del quarto di copertina. La vicenda avviene nell’arco di tempo che va dal 1936 al 1938, a Roma, negli anni del grande consenso per il regime fascista, gli anni del’ascesa al potere di Hitler e delle guerra civile spagnola. L’ambiente è quello della media borghesia romana, molto provinciale, perbenista, miope e legata al potere. Rispetto a quest’ambiente è dirompente la figura di Ester, single, come diremmo oggi, poco attaccata alle convenzioni, tanto da accettare la corte di un uomo sposato, aperta alla cultura europea, tanto da ammirare Freud.
Leo è un po’ disorientato in questo ambientato che gli lancia, spesso, messaggi contraddittori in una fase della vita molto complicata, la fine del liceo, la scelta per il futuro. Per buona parte della storia sembra che Leo sia trascinato da quello che per lui vogliono gli altri: il padre o la zia, la scelta da iscriversi a Lettere senza alcuna apparente motivazione di fondo, il desiderio della zia di affermare la propria ambizione attraverso la sua straordinaria capacità di far sparire le cose. Ma tutte queste esperienze aiutano Leo a conoscere gli altri, la vita, ad uscire dall’ambiente chiuso della famiglia e, di conseguenza, a prendere maggiore consapevolezza di sé. In un’epoca complessa e difficile, come quella degli ultimi anni del fascismo, che distruggerà molte persone, lui riuscirà a sopravvivere e a trovare la propria dimensione.
Ho trovato questo libro particolarmente lento, poiché è tutto concentrato nello sviluppo psicologico del protagonista. Francamente ho trovato dei passaggi poco interessanti, come se la storia abbia iniziato a prendere vita soprattutto nella seconda metà del libro, da quando Leo inizia ad esibirsi nei teatri, mentre nella prima parte ho trovato alcuni momento accennati, come dei flash, e poi sospesi. Ho trovato anche un po’ antipatici i continui salti temporali presenti nel testo.
Non è un libro che si adatta molto ai miei gusti, ma mi sembra utile ogni tanto sperimentare qualcosa di nuovo.

martedì 31 gennaio 2012

BARBARA PIERCE: Le seduzioni di una contessa


TITOLO: Le seduzioni di una contessa
AUTRICE: Barbara Pierce
TITOLO ORIGINALE: Courting the Countess
USCITA ITALIANA: I Romanzi 793, dicembre 2007
GIUDIZIO PERSONALE: 4/5
UN GIOCO SEDUCENTE PUO’ RENDERLA FELICE?
È fatale l’incontro tra Mallory Claeg, aristocratico anticonformista e pittore dal passato burrascoso, e lady Brock Meylan, discussa nobildonna rifugiatasi in Cornovaglia dopo lo scandalo suscitato dalla morte del marito. Affascinato dalla fragilità e insieme dalla forza della giovane, Mallory è deciso a farne la sua amante. Ma il passato torna a tormentarli: sarà solo cedendo all’amore che potranno trovare il loro futuro.
Quarto libro delle serie Bedegrayne e quarta storia interessante e intensa, in questa c’è un po’ meno azione e ancora più introspezione rispetto agli altri perché la trama è tutta giocata sulle fragili psicologie dei personaggi.
Avevamo conosciuto Brock Maylan Contessa A’Court in Il cuore di un gentiluomo quando, vittima degli abusi del marito Lyon aveva perso il bambino che aspettava. Quello era stato il momento più buio della sua esistenza, seguito da una chiacchieratissima morte del marito, in seguito a un sospetto incidente. Dopo quei drammatici avvenimenti Brock è fuggita in Cornovaglia.
Qui la vede per la prima volta Mallory Claeg mentre sta dipingendo, in cima a una scogliera e teme che abbia in mente il suicidio. Per questo la affronta e viene accolto dalle risposte pungenti della donna che non intendeva affatto suicidarsi, ma che non gradisce l’intromissione dell’uomo. Dopo un anno da questo incontro, Mallory continua a pensare alla donna e decide di raggiungerla.
Iniziano le schermaglie tra i due perché, nonostante Brock si senta attratta da lui non vuole cedere più il cuore a un uomo, dopo tutte le sofferenze patite con il marito. Inoltre, Mallory, con la sua fama di libertino, è l’ultima persona da cui aspettarsi un rapporto rassicurante. Nonostante le resistenze di lei, la passione incalzante di lui e le interferenze di tutti i personaggi di contorno, i due diventano amanti. Ma qui iniziano le difficoltà: perché Brock è oltremodo insicura e ogni minimo atteggiamento un po’ equivoco dell’uomo la mette in crisi. I due personaggi principali sono sapientemente costruiti. Brock ha delle cicatrici, non solo fisiche, molto profonde. Con l’ingenuità della giovinezza aveva creduto all’amore romantico invece è stata solo umiliata dal marito. Non si fida più degli uomini e questo si vede molto nel suo rapporto con Mallory. Ha molte insicurezze, per questo si è rifugiata lontano da amici e conoscenti di un tempo e, soprattutto, nei confronti dei Bedegrayne, vittime anche loro della follia di Lyon, ha un profondo senso di vergogna. Nonostante ciò, però, nel corso della storia lei si difende sempre molto bene, attacca prima di venir ferita, anche questo è un mezzo di difesa; tratta molto duramente Mallory, lo mette continuamente alla prova. Pian piano si vede che è una donna piegata, ma non spezzata che saprà ritrovare la strada per la felicità.
Anche Mallory ha un proprio passato non felicissimo. Intanto rappresenta benissimo la classica, affascinante figura dell’artista libertino, poi si mostra sempre scanzonato impenitente. Anche lui, progressivamente, mostra le sue ferite. Nel suo caso c’è un matrimonio discusso, non accettato dalla famiglia, finito in tragedia: la moglie è morta durante un duello (ebbene sì, al femminile) seguito a un fine settimana di dissolutezze. La coppia era finita in una festa “molto particolare” data da una coppia, durante la quale Mallory era finito nel letto della padrona di casa, e subito dopo la moglie moriva, in quello che era stato reputato un incidente perché la pistola doveva essere caricata a salve.
Mallory si porta dietro il senso di colpa per quella vicenda, da allora non si è più considerato degno di stabilire un rapporto duraturo con una donna e aveva affogato il dolore in tante relazioni brevi. All’inizio della storia crede che anche con Brock sarà così, ma le cose cambieranno.
Vedete, quindi, una storia forte e giocata sul filo dei sentimenti e delle personalità intensi.
Alla fine della storia appare Nyle Bedegrayne, il fratello da lungo tempo allontanato, in seguito a una lite col padre. Ma esiste la sua storia? Si intuisce che potrebbe riguardare anche Maddy Tipton. Ancora non sono riuscita a trovarne notizia. Se qualcuno ne sa qualcosa mi faccia sapere!

lunedì 30 gennaio 2012

JESSICA BENSON: La promessa di Tristan


TITOLO: La promessa di Tristan
AUTRICE: Jessica Benson
TITOLO ORIGINALE: Lord Stanhope’s Proposal
USCITA ITALIANA: I Romanzi 792, dicembre 2007
GIUDIZIO PERSONALE: 2/5
UN TALENTO DA NON PERDERE” Julia Quinn
Tristan, affascinante conte di Stanhope, si reca in un remoto villaggio del Sussex per proteggere l’onore della famiglia: suo cugino ha incautamente scommesso di riuscire a sedurre miss Calista Ashton, sorella nubile del vicario del posto. Intelligente e del tutto distaccata dalla moda e dalle convenzioni sociali, Calista conquista subito le attenzioni di Tristan. Ma una serie di ostacoli inattesi rischia di spegnere la scintilla d’amore che si è accesa fra di loro.
Si tratta di un classico Regency che ricorda molto alcuni dei classici alla Georgette Hayer ma, visto che questa autrice non mi è mai piaciuta moltissimo, si può dedurre come questo romanzo non mi abbia fatto particolarmente impazzire.
La trama è del tutto esile: il nobile e ammirato Tristan Richard Rutherford Hayes conte di Stanhope deve sempre correre in aiuto del cugino Oswald Cravanndish, che tende a cacciarsi nei guai con scommesse e imprese ridicole a cui lo spingono gli amici. Nonostante sia stato confinato in campagna dalla madre, organizza una perversa scommessa: quella di sedurre Calista Ashton, la classica zitella del villaggio, sorella del curato, intenta solo ad opere di carità. Saputo della scommessa, Tristan si precipita al villaggio e qui trova tutti i notabili del luogo, soprattutto le donne, pronti a dargli la caccia per indurlo al matrimonio. L’unica che sembrerebbe indifferente alla sua presenza è proprio Calista che riesce ad attirare la sua attenzione proprio per questo. Da qui hanno il via diversi episodi basati su intrighi e macchinazioni per spingere il conte a sposare la bella del villaggio.
La trama, come vedete, è la solita, la stessa che si rinnova da Orgoglio e pregiudizio in poi. Non c’è nulla di questo racconto che ce lo rende appassionante e memorabile, né i personaggi, né il tema, né le situazioni. I personaggi sono stereotipati e poco sfaccettati, il tema e le situazioni sono i soliti. All’inizio può piacere il tono leggero e brillante della narrazione, ma a lungo andare esso diventa vuoto e ripetitivo ed io l’ho trovato alla fine irritante.
In quanto classico Regency l’ho trovato, poi, poco coinvolgente e appassionante, non c’è abbastanza elettricità tra i personaggi, in definitiva nessuna possibilità di coinvolgimento emotivo.
Meglio evitarlo, non mi pare che l’autrice sia stata riproposta da I Romanzi. Forse è meglio così.

venerdì 27 gennaio 2012

MARIANGELA CAMOCARDI: Dimmi di sì


TITOLO: Dimmi di sì
AUTRICI: Mariangela Camocardi
USCITA ITALIANA: I Romanzi Mondadori 791, dicembre 2007
GIUDIZIO PERSONALE: 1/5
LA RAGIONE LE DICE CHE LUI NON E’ L’UOMO GIUSTO, MA IL CUORE…
Gemma è convinta che il destino sia un bizzarro burattinaio, che troppo spesso si diverte malignamente a manovrare il cuore di tutti noi. Non sta forse scombinando la sua vita e quella di Nardo, l’aitante ma anche sfuggente, gentiluomo di cui si è invaghita la baronessa Bessler? Come può Gemma provare sentimenti tanto forti proprio per l’innamorato della sua più cara amica? Sentimenti che Nardo sembra ricambiare…
Non vorrei sembrasse un accanimento spietato ma devo dire che questo romanzo non mi è piaciuto proprio, che l’ho dovuto leggere con quella che io definisco “lettura trasversale”, cioè praticamente scorrendolo velocemente perché altrimenti non sarei riuscita ad andare avanti.
Cerco di riassumere la trama: la protagonista, Gemma, raccoglie le confidenze della sua amica Fiorenzina che, in occasione di una festa in maschera, ha incontrato e si è invaghita di un uomo. Con estrema intraprendenza la ragazza ha contattato l’uomo e gli ha chiesto un appuntamento. Per la data fissata, però, la ragazza sta male e manda al suo posto l’amica che, invece dell’appuntamento, assiste al pestaggio di un uomo da parte dei soldati austriaci. La ragazza soccorre l’uomo, senza neanche sapere chi sia. Solo successivamente scopre che si tratta dell’uomo che interessa all’amica, ma ormai i due giovani si sono reciprocamente innamorati.
Non è che succeda molto altro, non c’è un reale impedimento alla loro storia d’amore, tranne qualche tentennamento della ragazza causato da un sentimento di lealtà nei confronti dell’amica e un vago persecutore austriaco che tenta di rapirla.
Sullo sfondo, come sempre per la Camocardi, il Risorgimento con i moti rivoluzionari.
Non c’è molto che io abbia apprezzato: la trama mi è sembrata lenta e priva di contenuti, in fondo non succede pressoché nulla. I personaggi sono poco sviluppati, poco profondi psicologicamente. Alcuni episodi di questa trama mi sono sembrati del tutto incomprensibili, faccio un esempio per tutti: quando Gemma viene rapita da Leopold e arriva a casa della ragazza una donna che sa dove è stata portata, il protagonista e i familiari di Gemma perdono letteralmente del tempo a farsi raccontare chi sia la donna e di cosa le sia successo, notato il suo aspetto sfigurato. Francamente troverai più credibile la reazione per cui Nardo si precipiti a salvare la ragazza e rimandi a dopo le spiegazioni.
Infine l’aspetto che più di tutto mi lascia perplessa e che ripeto ogni volta: questo fraseggio ridondante e barocco, soprattutto dei dialoghi, mi risulta del tutto insopportabile, quasi alienante e non lo giustifico neanche con il tentativo di riprodurre la parlata del periodo in cui è ambientato il romanzo. Se si va a rileggere I Promessi Sposi di Manzoni (e io lo faccio ogni anno per motivi di lavoro) ci si rende conto che i suoi personaggi si esprimevano in un modo molto più semplice, immediato e meno arzigogolato. Se c’è una cosa che non sopporto è proprio la retorica!

martedì 24 gennaio 2012

LORETTA CHASE: Il lord della seduzione


TITOLO: Il lord della seduzione
AUTRICE: Loretta Chase
TITOLO ORIGINALE: Lord of Scoundrels
USCITA ITALIANA: I Romanzi Passione 6, novembre 2007
GIUDIZIO PERSONALE: 3/5
Jessica Trent prima ha tentato e quindi ha avvinto Sebastian Ballister, marchese di Dain, in un bacio appassionato. E ora spetta a lui salvarle la reputazione. Ma Jessica avrebbe immaginato di desiderare quell’uomo arrogante e immorale. I suoi intenti erano ben altri. Eppure il fuoco dello scandalo è nulla al confronto dell’ardore della loro passione.
Da tanti acclamato come assoluto capolavoro del genere romance, devo però confessare di non aver particolarmente gradito questo romanzo e spero di non attirarmi troppe critiche. Sicuramente l’autrice è partita da una trama abbastanza tradizionale, l’eroe tormentato e perseguitato da odi e invidie e l’eroina testarda che lo redime, e l’ha rielaborata in maniera autonoma e originale, non sempre, però, in maniera tale da attirare la mia più assoluta attenzione.
Sebastian  e un’infinità di titoli Ballister è da tutti ritenuto come il Diavolo, a causa della stazza imponente e delle fattezze luciferine: capelli e occhi molto scuri e un naso prominente. Da sempre è stato allontanato da tutti, per primo suo padre che, dopo la fuga di sua madre, l’ha spedito a Eton e non si è più interessato di lui. Il piccolo Sebastian ha, cioè, subito un doppio trauma d’abbandono da cui non si è mai più ripreso. Per questo motivo, crescendo, ha sempre mantenuto una certa distanza emotiva con le persone che lo circondano ma, soprattutto, ha voluto sempre stupire e scandalizzare il ton che l’ha sempre guardato dall’alto in basso.
Tutto sommato ha raggiunto un suo equilibrio, precario, che viene totalmente stravolto dall’apparire di Jessica Trent la quale vuole conoscerlo solo per allontanarlo dal proprio fratello, ma che finisce per rimanerne stregata. I primi incontri fra i due sono scoppiettanti perché non fanno altro che stuzzicarsi e sfidarsi, consapevoli di una forte attrazione strisciante tra loro. Quando vengono sorpresi in un bacio appassionato da un gruppo di nobili, Sebastian vorrebbe far finta di nulla, ma lei lo mette di fronte alle sue responsabilità, addirittura sparandogli. Di fronte a una femmina così “indiavolata”, Lord Belzebù non può far altro che cedere alle nozze e da quel momento inizia la lotta di Jessica per addomesticare il marito.
Sicuramente questo libro ha diversi aspetti positivi: ad esempio l’ironia largamente impiegata dall’autrice che investe i protagonisti, ma soprattutto colpisce i personaggi secondari, come il povero fratello di Jessica, tanto duro di comprendonio quanto la sorella è astuta. In generale lo stile di scrittura è molto curato.
La parte più apprezzabile è l’intenso lavoro con cui l’autrice ha curato lo sviluppo psicologico dei personaggi che prende la maggior parte del racconto, soprattutto di Sebastian. Il protagonista è un personaggio profondamente ferito, con molte contraddizioni e molte finzioni che non sono altro che il muro che ha costruito per proteggersi dal ripetersi di quei dolori che hanno segnato la sua infanzia. Egli non ha ancora elaborato il lutto dell’abbandono della madre e sembra che ci riesca quando incontra una donna che la possa sostituire nel suo cuore, ma, soprattutto, quando accettando la propria paternità protegge un altro essere dal subire i suoi stessi traumi.
Rispetto a Sebastian, di Jessica predomina un atteggiamento più esteriore, piuttosto che la costruzione psicologica, ma anche lei è una donna forte, anticonvenzionale che, una volta accettati i suoi sentimenti per Sebastian, lotta per farli trionfare e farli accettare al marito e fargli ammettere che li ricambia. Nonostante ciò, però, ho trovato questo libro estremamente lento, con i protagonisti, a volte, impegnati in discussioni lunghe e sterili, con continui contrasti che non si capiva dove volessero portare. Più volte mi sono ritrovata a distrarmi o a voler mettere da parte il libro per potergli dare un giudizio superiore.
Sappiate, comunque, che è considerato un grande classico, quindi è stato apprezzato dalla maggior parte delle lettrici.