Quando entra nell'aula di
tribunale in cui verrà giudicata per l'omicidio del suo
giovanissimo amante, Gladys Eisenach viene accolta dai mormorii di un
pubblico sovraeccitato, impaziente di conoscere ogni sordido
dettaglio di quella che promette essere l'affaire più succulenta di
quante il bel mondo parigino abbia mai visto da anni. Nel suo pallore
spettrale, Gladys evoca davvero l'ombra di Jezabel, l'ombra che
nell'Athalie di Racine compare in sogno alla figlia. La condanna sarà
lieve, poiché la difesa invoca il movente passionale. Ma qual è la
verità – quella verità che Gladys ha cercato in ogni modo di
occultare limitandosi a chiedere ai giudici di infliggerle la pena
che merita?
Sto imparando a conoscere
questa autrice con uno dei suoi romanzi più famosi che racconta il
dramma esistenziale di una donna che ha riposto tutte le sue speranze
e risorse sulla sua bellezza. Gladys Eysenach è, all'inizio del
libro, davanti alla giuria che dovrà emettere una sentenza per il
delitto di sangue che avrebbe consentito, uccidendo il suo giovane
amante prima che questi rivelasse la loro relazione all'amante
ufficiale. Dal momento in cui viene pronunciata la sentenza, si va
indietro nel tempo e si costruisce la storia di Gladys dalla prima
adolescenza fino al momento del delitto. Gladys da sempre, fin da
bambina, è stata mossa da un desiderio di seduzione estremo, che
l'ha portata a manipolare dovunque si trovi la realtà, fino a
manipolare anche la percezione della realtà e di se stessa. È una
donna che vede solo nella conquista e nel piacere la realizzazione di
se stessa, ecco che quando questa capacità seduttiva sembra venir
meno il suo mondo crolla e lei deve assolutamente impedirlo.
Questo romanzo sa, da una
parte, di un piccolo mondo ormai perduto, fatto di ciprie e merletti,
un po' come quella vecchia canzone della madre snaturata che compra
solo profumi per se stessa e non giocattoli alla figlia. Nella stessa
maniera la madre che apparentemente sembra amare la figlia vede in
lei una rivale che insidia il suo regno e il suo potere seduttivo.
Irrimediabilmente, questa figura desta grande tristezza e pena perché
la sua lotta è inevitabilmente destinata ad essere persa: come si fa
a impedire al tempo di passare e che la propria bellezza sfiorisca,
ecco perché è bene non basare su quella la propria esistenza, come
ha fatto Gladys.
Dall'altra parte la Nemirovsky
ci ripresenta il tema dei rapporti familiari, piuttosto problematici,
che dominano nella famiglia borghese. Dietro un'apparenza ordinata e
splendente, si nascondono i peggiori orrori, come quello della povera
Marie Therese, destinata a morire nella più atroce solitudine.
Alcuni elementi della trama erano piuttosto prevedibili, ma non credo
che l'autrice cercasse l'effetto sorpresa.
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