TITOLO:
Passione irlandese
AUTRICE:
Diana Groe
TITOLO
ORIGINALE: Erinsong
USCITA
ITALIANA: GRS 630, aprile 2008
GIUDIZIO
PERSONALE: 3/5
Irlanda,
IX secolo
Come
è possibile amare un nemico del proprio popolo, un uomo che ha
portato morte e distruzione sulla verde Erin? Eppure, la giovane
Brenna non può negare i propri sentimenti per il Vichingo che il
mare ha spinto sulla spiaggia del suo villaggio. Quel bellissimo
guerriero non ricorda nulla di sé e della propria vita, e tuttavia è
così diverso dai bruti assetati di sangue che di frequente compiono
scorrerie sulle coste dell'isola, che quando il padre le propone di
sposarlo, sperando di favorire con la loro unione una pacifica
convivenza tra i due popoli, lei accetta con gioia. Ma il passato,
con i suoi dolorosi segreti, minaccia di distruggere il paradiso che
hanno trovato l'uno nelle braccia dell'altra.
Questo
libro è decisamente una lettura senza né infamia né lode: ha degli
aspetti positivi, ma non riesce mai a decollare.
La
storia è alquanto insolita perché si svolge nell'Irlanda del IX
secolo quando le popolazioni locali vengono assaliti dai vichinghi
arrivati dal nord, che in effetti poi conquisteranno l'isola e
fonderanno Dublino.
Il
villaggio della protagonista, Brenna, ha già subito delle
incursioni da parte dei vichinghi, per questo la ragazza teme molto
l'arrivo dello sconosciuto che dice di aver perso la memoria. Il
ragazzo si ambienta bene, tanto che gli viene chiesto di sposare
Brenna. I due decidono per un matrimonio di un anno e un giorno con
il patto che lui la accompagni presso il monastero dove è cresciuto
per poter avere notizie del figlio che la defunta sorella ha avuto
dopo una violenza. I due, nel corso del viaggio, si avvicinano molto
e si innamorano, ma quando quello che lei chiama Keefe Murphy
scopre di chiamarsi Jorand.
Di
questo libro NON mi è piaciuto:
- Brenna e Jorand, non mi sono piaciuti entrambi perché nessuno è particolarmente ben costruito dal punto di vista psicologico. In realtò, la storia in sé non è particolarmente giocato sul versante psicologico, sono troppo impegnati nell'azione e nell'avventura. Il fatto che Brenna possa aver subito delle conseguenze psicologiche dalle violenze a cui ha assistito è solo vagamente accennato. Jorand non è per nulla di quello che gli provoca la perdita della memoria, o i rimorsi che possono averlo attanagliato dopo averla recuperata.
Di
questo romanzo mi è piaciuto:
- l'ambientazione perché non avevo mai letto nulla sull'Irlanda antichissima. Mi è piaciuto immaginare una piccola Dublino, semplice roccaforte dei vichinghi appena arrivati.
- Mi è piaciuto l'aspetto avventuroso della trama perché tutto è gestito in maniera veloce con un ritmo che può catturare. Peccato che oltre questo non c'era altro.
- Tutto sommato la scrittura dell'autrice non è male, è efficace tanto nelle descrizioni, quanto nella narrazione e nel dialogo. È davvero segno di una buona autrice che deve perfezionare solo alcuni particolari.
Nella
media!