TITOLO:
Il bacio del conquistatore
AUTRICE:
Hannah Howell
TITOLO
ORIGINALE: Conqueror's Kiss
USCITA
ITALIANA: I Romanzi 808, aprile 2008
GIUDIZIO
PERSONALE: 2/5
UNA
CONQUISTA OLTRAGGIOSA, UNA PASSIONE INEVITABILE
Scozia,
1318. Fuori del convento in cui Jennet Graeme ha trovato rifugio, la
guerra infuria. Ma anche quell'appartata serenità viene violata da
un gruppo di uomini armati e sir Hacon Gillard rapisce la fanciulla.
Affascinato e deciso a farla sua, non intende però comportarsi da
conquistatore: prova per lei un sentimento così puro da volerla
accanto per tutta la vita. Potrà Jennet ricambiare l'amore di un
uomo che istintivamente odia e del quale è prigioniera?
Questo
libro ha una trama prevedibile e anche molto ingenua, certamente
danneggiata ulteriormente da tagli nella traduzione consistenti, mi
sono resa conto che l'originale era di più di 300 pagine, ridotto a
poco più di 200 nella traduzione. Tutto appare molto semplicistico,
troppo accelerato, soprattutto in alcuni punti. La trama è quella
tipica di un romanzo medievale, nello specifico ambientato in Scozia
ai tempi del re Robert Bruce. I territori di confine sono meta di
continue scorrerie da parte degli eserciti inglese e scozzese. Jennet
Graeme
ha subito sulla sua pelle le coseguenze di questa guerra: la madre è
stata violentata e uccisa e lei odia tutti i soldati che fanno della
violenza il loro mestiere. Per questo il suo primo incontro con Hacon
Gillard
non è per lei piacevole, perché teme di dover subire la violenza
del cavaliere. Questi in effetti lo porta con sé, contro la sua
volontà, ma la tratta con rispetto e tenerezza e questo darà il via
alla loro relazione, contrastata solo dal clima di odio e di violenza
imposto dalla guerra.
Di
questo libro NON mi è piaciuto:
- Hacon non mi è piaciuto come protagonista perché non ha nulla dell'eroe: non è carismatico, né affascinante, né indimenticabile. È sicuramente un personaggio dolce. Non ha nessuno spessore psicologico, è solo guidato dall'azione degli eventi. Di lui non sappiamo nulla se non che è un buon cavaliere che combatte da dieci anni per difendere le sue terre.
- Jennet non mi è piaciuta come protagonista: anche lei è priva di qualunque costruzione psicologica. Di lei sappiamo che è traumatizzata da ciò che ha visto durante la guerra, ma tutto ciò si risolve semplicemente in recriminazioni contro i soldati e nulla più. Anche le eventuali incomprensioni con Hacon che questo determina sono del tutto superficiali e opinabili.
- Non mi è piaciuta la trama perché da un certo punto in poi, cioè da quando i due protagonisti arrivano per la prima volta nel castello, diventa noiosissimo, prevedibile, oltre che inspiegabile per alcuni sviluppi. Probabilmente per quest'ultimo aspetto hanno influito i tagli.
Di
questo libro mi è piaciuto (moderatamente):
- La parte iniziale della trama sembrava promettente con i due protagonisti che simpaticamente si scontravano, pur provando una bella attrazione reciproca, già si capiva che c'erano in corso dei brutti tagli, ma erano ancora sopportabili. Non sembrava nulla di originale, ma almeno era dignitoso.
- L'unico personaggio degno di nota è Artair, il padre di Jennet che pur essendo una figura assolutamente secondaria ha una sua personalità. È un uomo che, nonostante l'età, continua ad essere un farabutto, un marpione, un discolo senza regole, senza vincoli. Certo questo suo spirito libero ha dato difficoltà a Jennet e a sua madre ma non può evitare di suscitare simpatia.
Sconsigliato!
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