Londra,
1842. Matilda è una povera fioraia nell'affollato mercato di Covent
Garden. Ma una giorno la sua esistenza prende una svolta inaspettata:
salva la vita della piccola Tabitha, figlia del reverendo Milson, e i
genitori riconoscenti le offrono la possibilità di trasferirsi
insieme a loro in America. Dai fumosi sobborghi londinesi Matilda si
trova catapultata dapprima nell'affollata New York, quindi nelle
sterminate pianure del West, infine nella San Francisco della Corsa
all'Oro. Tentando di costruire una vita migliore per sé e per
Tabitha nel paese della libertà, Matilda conoscerà la passione e la
sofferenza. Ma sarà l'incontro con il capitano James Russell a
rivelarle l'amore vero. Un sentimento che resiste alla lontananza,
alla guerra e ai pregiudizi. È un difficile cammino quello di
Matilda, un percorso che le insegnerà come la vita vada affrontata
comunque, anche nel dolore più cupo, tra le difficoltà più aspre.
L'importante è non voltarsi mai indietro.
Non
nascondo che leggere questo libro è stata un'impresa difficile. Al
di là delle dimensioni del racconto (più di 700 pagine!) a pesare
maggiormente è il contenuto e la drammaticità degli eventi
riportati. La trama è abbastanza chiara dalla quarta di copertina: è
la storia di una donna negli ultimi 58 anni della sua vita. Da
ragazzina, venditrice di fiori nella Covent Garden vittoriana, la
vita la porta ad essere una bambinaia per la famiglia di un reverendo
e a seguirli in America. Qui, Matilda dovrà affrontare tantissime
prove sempre guidata dalla raccomandazione del padre di “andare
sempre avanti, senza guardarsi indietro”.
Tra
gli aspetti positivi di quest'opera c'è sicuramente l'accuratezza
nel ricostruire gli eventi, sia personali dei personaggi, sia
generali della storia. Dalla vita privata, in tutti gli aspetti, a
eventi importanti come la corsa all'oro nel profondo West, la guerra
civile statunitense; lo svilupparsi di città americane come New York
e San Francisco. Il progetto generale dell'opera è grandioso, a
volte sembra dispersivo e non si capisce il perchè di certi
particolari, o di certi personaggi anche se rientrano bene
all'interno di una costruzione molto accurata. Nonostante ciò, io
avrei tranquillamente eliminato alcuni particolari e alcuni
personaggi.
Certamente
domina grandiosa la figura di Matilda da piccola fioraia a
milionaria, ha compiuto un percorso di autoaffermazione in un secolo
che non era particolarmente favorevole alle donne. È stata un
sostegno e un esempio per tutte le persone che le stavano accanto. Il
suo percorso, però, è stato particolarmente doloroso.
E
veniamo, perciò, al punto debole di questo romanzo, ciò che spesso
mi bloccava dall'andare avanti nella lettura: l'estrema drammaticità
della storia. Matilda ha una vita molto, troppo, complicata:
progressivamente muoiono tutte le persone che le sono più care in un
accumularsi, a mio avviso eccessivo, di dolori su dolori.
Soprattutto, quando sembrava che tutto stesse andando bene, ecco una
nuova tragedia. Lode allo stoicismo della protagonista, ma capirete
se, a un certo punto, ho sviluppato un vero rifiuto per il libro.
Troppo deprimente!
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