Questo
racconto, apparso nel dicembre 1848, ruota attorno alle figure del “sognatore”,
figura così cara a Dostoevskij da spingerlo a scrivere, nel 1876, un romanzo
con questo titolo. Hoffmann e Walter Scott sono gli ideali del protagonista
intellettuale “senza storia”, vagabondo incline ai sofismi, timido sognatore
che passa come un’ombra ai margini della realtà. Estraneo agli interessi
meschini, egli reagisce alla grettezza del mondo, rifugiandosi nelle immagini
della sua calorosa fantasia. Staccato così dalla vita, condanna se stesso a una
penosa solitudine. Egli è prigioniero delle proprie visioni, e le prospettive
immaginose, gli sciami dei sogni, pur avviando la sua esistenza squallida,
squallidissima, gli offuscano il senso della concretezza terrena. Perdendo gli
anni migliori, il sognatore finisce col sostituire un’inerte impalcatura di
illusioni al brulichio della vita. Di questo mondo artificiale, che il panorama
di Pietroburgo rende più allucinato, egli sente l’inconsistenza e la vanità;
soffre di non saper vivere come gli altri, ma non riesce a districarsi dal
vischio delle fantasie.
I
due protagonisti sono Il sognatore, che una notte incontra una giovane in
lacrime e con lei inizia un dialogo in cui rivela tutto se stesso. Notte dopo
notte, i due scoprono qualcosa l’uno dell’altro. Il sognatore è un uomo
eccentrico, originale che per la sua stessa natura è destinato ad essere solo. “Ho
vissuto per me stesso, dolo, completamente solo… In quanto a veder gente, ne
vedo, eppure sono solo”. Nostenka sembra essere colei in grado di colmare
questo vuoto, ma lei ha già il cuore occupato. Che dire? Questa è sicuramente
una storia esile, forse poco rappresentativa dello stile e delle tematiche di
Dostoevskij, ma è un racconto che non può non catturare il cuore del lettore. L’anima
candida del sognatore, destinata a una forte delusione, non può non colpire l’animo
sensibile del lettore, oltre che scatenare l’immedesimazione di buona parte dei
lettori.
Credo
che possa essere un buon approccio all’autore, senza lasciarsi intimorire dalle
opere più importanti.
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