Yuko
è in grado di vedere cose che gli altri non vedono, e di indovinare i desideri
e i pensieri di chi le sta intorno grazie a una sensibilità fuori dal comune. Compiuti
quattordici anni, tutto sembra assumere sfumature misteriose, e il mondo si
popola di bizzarre creature. Yuko sta imparando ad assegnare un colore a ogni
stato d’animo e ad ogni emozione; a insegnarglielo è Kiu, il suo maestro di
disegno, che ha il doppio dei suoi anni. Quando da fusto di una pianta
fuoriescono degli strani animi verdi, loro sono gli unici a vederli. Nello stesso
istante, Yuko assapora l’incanto sottile del primo amore. Sospesa tra realtà e
immaginazione, un’adolescente va incontro alla vita accompagnata dagli affetti
più cari, e scopre, giorno dopo giorno, i turbamenti del cuore, la tenerezza
dei sentimenti e la difficoltà di diventare grande.
Banana
Yoshimoto è un’autrice giapponese che ha avuto grande successo in Italia a
partire dagli anni ’90. Al tempo avevo letto alcuni suoi libri e la ricordo
anche con una certa tenerezza. Un po’ di tempo fa ho scelto di comprare questo
libro per riprendere il contatto con l’autrice.
Il
libro, sempre molto esile, come è tipico di questa autrice, ruota attorno alle
due figure di Yuko e di Kiu, legati da un amore molto particolare.
Yuko
è una ragazzina di quattordici anni. Ha una famiglia molto particolare, il
padre abita ormai negli Stati Uniti, la madre ha dei comportamenti che fanno
pensare a una forma di depressione. Lei trova una valvola di sfogo in un corso
di disegno. Qui incontra Kiu che ha il doppio della sua età ed è il suo maestro
di disegno. Un giorno vivono un momento di estremo legame e da quel momento la
loro vita si intreccia.
Al
di là del fatto che la storia sembra essere una storia d’amore, io non la vedo
del tutto così; non è, secondo me, neanche un romanzo di formazione in senso
stretto. Il forte legame che si instaura tra i due personaggi dipende
essenzialmente dal fatto che i due hanno subito più o meno lo stesso tipo di
perdita/distacco. Così come nella sua infanzia Kiu aveva temuto di aver perso
sua madre che aveva abbandonato la loro casa, allo stesso modo Yuko si sente
abbandonata dal padre. In qualche modo il loro legame serve a loro a capire che
il legame affettivo con i genitori non verrà mai spezzato, nonostante i casi
della vita.
Lo
stile di Banana Yoshimoto è sempre caratterizzato da un’attenzione per i
particolari, per elementi minimi dell’esistenza, piccoli episodi che assumono
nel corso della storia un significato simbolico. La trama è molto esile e anche
abbastanza frammentata e concentrata su episodi minimi dell’esistenza dei
protagonisti. È presente, in misura molto limitata, l’elemento magico che serve
a creare un interconnessione profonda tra i protagonisti.
Qualche
anno fa Banana Yoshimoto mi entusiasmava decisamente di più. Questo libro,
invece, non mi ha particolarmente colpita. Io l’ho letto, anche con l’idea di
poterlo consigliare alla lettura di un pubblico giovane, ma in realtà non me la
sentirei di consigliarlo. Al di là della discutibile unione tra l’uomo adulto e
la ragazzina, mi è piaciuto il tema delle conseguenze del distacco dal
genitore, Kiu avrebbe un certo complesso di Edipo da superare, così come Yuko
rischia di averne uno di Elettra da affrontare. Sicuramente questo libro offre
un percorso di evoluzione per un adolescente, ma lo fa anche con uno stile così
frammentato ed enigmatico che non so se un pubblico giovane potrebbe seguirlo
adeguatamente ed apprezzarlo.
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