In
un’America alle soglie della Seconda Guerra Mondiale, un romanzo crepuscolare
sull’amore, la giovinezza, la crescita. Un collegio maschile del New England è
il teatro delle avventure di William Grove – alter ego dell’autore – che cerca
un riscatto dai soprusi dei coetanei affermandosi come reporter del giornalino
scolastico; di Jack Draper, professore alcolizzato alle prese con i ripetuti
tradimenti della moglie; e di Edith Stone, la figlia del preside, che si
innamora del ragazzo più popolare della scuola. Le vite degli studenti e degli
insegnanti si intrecciano in una tela imprevedibile, le cui maglie si
infittiscono via via che si avvicina l’ombra della chiamata alle armi. Originariamente
pubblicato nel 1978, Una buona scuola mostra uno Yates che nel confronto
con i temi dell’adolescenza trova la sua voce più nostalgica e, forse più vera.
Richard
Yates è un grande classico della letteratura, purtroppo per tanti anni
trascurato. In seguito al grande successo del film Revolutionary Road di Sam
Mendes, la sua opera è stata riscoperta. Io ho letto per il momento solo questo
suo libro, ma intendo recuperare al più presto anche gli altri.
All’interno
di questa scuola, privata, molto particolare, si riunisce un gruppo di giovani.
Noi seguiamo il ciclo di studi di William Grove, ma l’autore tratteggia un
gruppo molto vasto di personaggi, ognuno dei quali perfettamente
caratterizzato. Questo mondo collegiale, che a primo impatto mi aveva ricordato
la scuola de L’attimo fuggente è caratterizzato da rapporti a volte
ambigui, contrastanti, violenti. William arriva nella scuola e, all’apparenza,
è un ragazzo piuttosto trasandato, vittima di scherzi, anche piuttosto forti,
da parte dei compagni. Pian piano, attraverso il lavoro nel giornale della
scuola e attraverso la scrittura acquista il suo posto, il suo prestigio all’interno
della scuola. Accanto al gruppo degli studenti, c’è la cerchia dei professori:
sono dei reietti, uomini che soffrono, spesso con rapporti famigliari molto
complicati. I proff Driscoll e Droper hanno sulle spalle un vissuto pesante e
anche la frustrazione di essere poco appagati dal loro lavoro. Gli adulti
riprendono quei temi delle aspirazioni fallite e del malessere della vita che
non è esattamente quello che ci si aspettava.
Il
tema che, dal mio punto di vista, domina in questo libro è il percorso di
crescita che questi giovani compiono, pur frequentando una scuola “strana”. Anche
se a volte sono costretti a sopportare scherzi di cattivo gusto, se non addirittura
soprusi o atti di bullismo; anche se a volte i compagni non sono quelli che ci
si aspettava di avere accanto per affrontare quegli anni; anche se l’esperienza
della formazione scolastica è sempre un impegno complesso; anche se questi
ragazzi sono circondati da una tragedia, come la guerra, e molti di loro dopo
il diploma dovranno arruolarsi, questi anni alla Dorset School saranno
indimenticabili. E le lacrime del prof Driscoll alla fine del libro ci ricorda
come un insegnante senza i suoi studenti non è nessuno.
Che
dire dello stile di Yates? Non mi sento proprio all’altezza di giudicarlo. È estremamente
realista. La sua caratterizzazione dei personaggi e i suoi dialoghi sembrano
fatti apposta per essere trasformati in immagini e in trasposizioni
cinematografiche. Apparentemente non fa altro che raccontare la quotidianità
della scuola, nulla di particolare, ma lo sa fare, facendo immergere il lettore
nella sua realtà.
Penso
che le mie precedenti parole siano chiare circa il fatto che questo libro mi
sia piaciuto. È stata una lettura dall’atmosfera completamente diversa dal mio
solito. Ho veramente apprezzato questo racconto corale, vivido, forte, d’impatto.
Nessun commento:
Posta un commento