sabato 19 marzo 2022

RICHARD YATES: Una buona scuola


 

In un’America alle soglie della Seconda Guerra Mondiale, un romanzo crepuscolare sull’amore, la giovinezza, la crescita. Un collegio maschile del New England è il teatro delle avventure di William Grove – alter ego dell’autore – che cerca un riscatto dai soprusi dei coetanei affermandosi come reporter del giornalino scolastico; di Jack Draper, professore alcolizzato alle prese con i ripetuti tradimenti della moglie; e di Edith Stone, la figlia del preside, che si innamora del ragazzo più popolare della scuola. Le vite degli studenti e degli insegnanti si intrecciano in una tela imprevedibile, le cui maglie si infittiscono via via che si avvicina l’ombra della chiamata alle armi. Originariamente pubblicato nel 1978, Una buona scuola mostra uno Yates che nel confronto con i temi dell’adolescenza trova la sua voce più nostalgica e, forse più vera.

Richard Yates è un grande classico della letteratura, purtroppo per tanti anni trascurato. In seguito al grande successo del film Revolutionary Road di Sam Mendes, la sua opera è stata riscoperta. Io ho letto per il momento solo questo suo libro, ma intendo recuperare al più presto anche gli altri.

All’interno di questa scuola, privata, molto particolare, si riunisce un gruppo di giovani. Noi seguiamo il ciclo di studi di William Grove, ma l’autore tratteggia un gruppo molto vasto di personaggi, ognuno dei quali perfettamente caratterizzato. Questo mondo collegiale, che a primo impatto mi aveva ricordato la scuola de L’attimo fuggente è caratterizzato da rapporti a volte ambigui, contrastanti, violenti. William arriva nella scuola e, all’apparenza, è un ragazzo piuttosto trasandato, vittima di scherzi, anche piuttosto forti, da parte dei compagni. Pian piano, attraverso il lavoro nel giornale della scuola e attraverso la scrittura acquista il suo posto, il suo prestigio all’interno della scuola. Accanto al gruppo degli studenti, c’è la cerchia dei professori: sono dei reietti, uomini che soffrono, spesso con rapporti famigliari molto complicati. I proff Driscoll e Droper hanno sulle spalle un vissuto pesante e anche la frustrazione di essere poco appagati dal loro lavoro. Gli adulti riprendono quei temi delle aspirazioni fallite e del malessere della vita che non è esattamente quello che ci si aspettava.

Il tema che, dal mio punto di vista, domina in questo libro è il percorso di crescita che questi giovani compiono, pur frequentando una scuola “strana”. Anche se a volte sono costretti a sopportare scherzi di cattivo gusto, se non addirittura soprusi o atti di bullismo; anche se a volte i compagni non sono quelli che ci si aspettava di avere accanto per affrontare quegli anni; anche se l’esperienza della formazione scolastica è sempre un impegno complesso; anche se questi ragazzi sono circondati da una tragedia, come la guerra, e molti di loro dopo il diploma dovranno arruolarsi, questi anni alla Dorset School saranno indimenticabili. E le lacrime del prof Driscoll alla fine del libro ci ricorda come un insegnante senza i suoi studenti non è nessuno.

Che dire dello stile di Yates? Non mi sento proprio all’altezza di giudicarlo. È estremamente realista. La sua caratterizzazione dei personaggi e i suoi dialoghi sembrano fatti apposta per essere trasformati in immagini e in trasposizioni cinematografiche. Apparentemente non fa altro che raccontare la quotidianità della scuola, nulla di particolare, ma lo sa fare, facendo immergere il lettore nella sua realtà.

Penso che le mie precedenti parole siano chiare circa il fatto che questo libro mi sia piaciuto. È stata una lettura dall’atmosfera completamente diversa dal mio solito. Ho veramente apprezzato questo racconto corale, vivido, forte, d’impatto.

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