La prima volta che
Teresa li vede stanno facendo il bagno in piscina, nudi, di nascosto. Lei li
spia dalla finestra. Le sembrano liberi e selvaggi. Sono tre intrusi, dice suo
padre. O tre ragazzi e basta, proprio come lei. Bern. Tommaso. Nicola. E Teresa
che li segue, li studia, li aspetta. Teresa che si innamora di Bern. In lui c’è
un’inquietudine che lei non conosce, la nostalgia per un’idea assoluta in cui
credere: la religione, la natura, un figlio.
Sono uno strano gruppo di randagi, fratelli non di sangue, ciascuno con
un padre manchevole, carichi di nostalgia per quello che non hanno mai avuto.
Il corpo li guida e li stravolge: la passione, la fatica, le strade tortuose e
semplici del desiderio. Il corpo è il veicolo fragile e forte della loro
violenta aspirazione al cielo. E la campagna pugliese è il teatro di questa
storia che attraversa vent’anni, quattro vite, un amore. Coltivare quella terra
rossa, curare gli ulivi, sgusciare montagne di mandorle, un anno dopo l’altro,
fino a quando Teresa rimarrà la sola a farlo. Perché il giro delle stagioni è
un potente cielo esistenziale, e la masseria il centro esatto del mondo.
L’amicizia fra
maschi, la ribellione a Dio e ai padri, il desiderio e la rivalità: “Divorare
il cielo è un grande romanzo sul nostro bisogno di trasgredire, e tuttavia di
appartenere costantemente a qualcosa o a qualcuno. Al centro c’è una
generazione colma di vita e assetata di senso, che conosce tutto eppure non si
riconosce in niente. Ragazzi con un piede ancora nel vecchio millennio, ma gettati
nel futuro alla disperata ricerca di un fuoco che li tenga accesi”.
Questo libro mi ha un
po’ spiazzata perché è stata una sorpresa dopo l’altra: la storia prendeva
sempre una piega inaspettata; gli sbalzi temporali creavano un effetto sorpresa
continuo. I personaggi sono, a loro modo, estremi e nello stesso tempo
credibili. Rappresentano una gioventù attaccata alla propria terra e ai propri
ideali che, apparentemente, sembrano destinati alla frustrazione, ma che sanno
sempre generare un germoglio di speranza, grazie alla loro caparbietà.
Questo autore, da più
parti bistrattato per la sua opera prima, che io ho già letto, La solitudine
dei numeri primi, credo che abbia scritto in questo caso un bel libro, con
dei personaggi destinati a rimanere nella testa e nel cuore del lettore.
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