Pedrara. La Sicilia dei
Monti Iblei. Una villa perduta sotto alte pareti di roccia tra l’occhieggiare
di antiche tombe e il vorticare di corsi d’acqua carezzati dall’opulenza degli
oleandri. È qui che la famiglia Carpinteri si raduna intorno al capezzale di
zia Anna, scivolata in una svagata ma presaga demenza senile. Esistono davvero
le pietre di cui la donna vaneggia nel suo letto? Dove sono nascoste? Ma
soprattutto, qual è il nodo che lega la zia al bellissimo Bede, vero custode
della proprietà e ambiguo factotum?
Come acqua nel morbido
calcare i Carpinteri scavano nel passato, cercano negli armadi, rivelano
segreti – vogliono, all’unisono, verità mai dette e ricchezze mai avute. Tra le
ombre del giorno e i chiarori della notte, emergono influenze di notabili
locali, traffici con i poteri occulti, e soprattutto passioni ingovernabili. Le
voci di Mara, nipote prediletta di Anna, e di Bede ci guidano dentro questo
sinuoso labirinto di relazioni, rimozioni, memorie, fino a scavalcare il
confine della stessa morte.
Simonetta Agnello Hornby
mette a fuoco, con la sapienza di una immaginazione maestosa, un micromondo che
pare allargarsi con un brivido, a rappresentare i guasti, le ambizioni e le
ansie di liberazione dell’universo famigliare, tutto intero.
Non
mi ha molto convinto. Sembra che l’autrice non faccia altro che ricalcare una
modalità di rappresentazione dell’ambiente della famiglia siciliana, come un
nido di vipere, mosse dal desiderio di ricchezza, dove tutti son disposti a
sopraffare l’altro. Sfondo tipico di queste dinamiche è la veglia intorno al
cadavere, o a un corpo che sta per diventarlo, mentre tutti si affannano
intorno per trovare il “tesoro”, l’ “eredità” tanto ambita. Mi sembra di aver
letto già abbastanza storie del genere. A questo si aggiunge la vaga
descrizione di un losco affare di coltivazione di droga gestito da gruppi
mafiosi, sfruttando il lavoro clandestino degli immigrati. Questo tema sarebbe
potuto risultare interessante, il fatto che nessuno ne sappia nulla, inclusa la famiglia che si è
arricchita con quel traffico, potrebbe anche risultare metafora della cieca
indifferenza della società rispetto all’origine del suo benessere. Però, il
romanzo è breve ed è stata messa troppa carne al fuoco, quindi secondo me è
tutto risultato poco sviluppato.
Ciò
che mi è piaciuto è l’atmosfera di inquietudine, di mistero e di ambiguità che
permea tutta la storia.