Forse
non si erano mai posti esplicitamente la domanda, ma se qualcuno
glielo avesse chiesto Marco e Anna avrebbero risposto che sì, nella
vita avevano tutto ciò che conta, avevano coronato i loro sogni più
grandi.
E
in effetti: Marco de Grandis, ventisette anni, giunto dai polverosi
campetti di calcio del paese d'infanzia a giocare come ala in un
prestigioso club milanese in Nazionale. Bella senza essere
appariscente, più colta e riservata della media dei suoi colleghi ma
come loro immerso in una vita facile, leggera e scintillante. Quanto
ad Anna, Anna Mariani: quarantadue anni portati luminosamente,
bionda, spiritosa, piena di vita. Un lavoro come docente
universitaria di Storia dell'Arte, un marito sensibile e pieno d
interessi e due amatissimi figli piccoli.
Sarà
solo incontrandosi – per caso, durante un evento di beneficenza
organizzato nella parrocchia di lei – che Anna e Marco scopriranno
che qualcosa manca alla loro esistenza. O meglio, grazie a uno di
quegli incroci del destino che appaiono insensati a tutti, salvo a
chi ne è coinvolto, scopriranno una nuova dimensione,
incommensurabile con tutte le altre. La dimensione in cui la loro
indiscutibile diversità non è ragione di lontananza ma al contrario
fonte di una passione che cambia il colore delle giornate, la
geometria dei luoghi, le idee sul futuro e su se stessa. È tutto
difficilissimo, in un amore come questo, eppure non c'è nulla di più
semplice e puro. Rimanere fedeli a se stessi pur facendo spazio a un
sentimento di travolgente pienezza, amare senza nulla togliere alle
persone amate, scoprire che si è davvero, dove si desidera andare e
con chi... Questa la sfida per Anna e Marco.
Affidando
il racconto alla voce di un giovane uomo capace di dare a ogni cosa –
anche ai sentimenti più brucianti – il suo nome, con una scrittura
di grande limpidezza e forza, Roberta Perrone ci regala un
delicatissimo romanzo sulla passione, quella di un uomo e di una
donna e quella per il grande calcio: tutto narrato “da dietro le
quinte”, con la sensibilità e la sapienza di uno scrittore che del
calcio (e dell'amore) conosce molti segreti.
Considerando il fatto che
l'autore sottolinea la fatica e l'impegno che ha messo nella
scrittura di questo libro in ore extralavorative, dico che avrebbe
potuto impiegarlo per dedicarsi un po' di più al suo lavoro di
giornalista sportivo o per stare insieme alla famiglia. L'anno non è
iniziato particolarmente bene con questo romanzo che ho trovato
terribile
brevemente, per non fare troppi
spoiler, vi dico che è semplicemente la cronaca di una relazione
extraconiugale tra un calciatore (secondo me del Milan), nel pieno
della sua maturità sportiva, di ventisette anni, e una docente
universitaria di storia dell'arte di 42 anni. Lasciamo passare la
banalità nella scelta dei nomi, lasciamo perdere i commenti salaci
che verrebbero spontanei su un tale rapporto, ma questa storia, per
come viene raccontata, risulta di una banalità imbarazzante: è una
classica storia di tradimento dove i sentimenti non appaiono né
particolarmente determinanti sul comportamento degli individui. Per
lo meno, l'autore vorrebbe lasciarci intendere che questo rapporto
avrebbe determinato una crescita culturale e morale del
protagonista... tutto ciò risulta, come buona parte del resto, molto
banale e superficiale. Apprezzabile il tentativo di superare il
cliché del calciatore legato alla soubrette, non che questo sia
sostituito da un modello migliore... soprattutto da parte di Anna mi
chiedo dove risieda il sentimento.
Dal punto di vista stilistico
ho trovato la storia scritta in maniera pessima: frasi brevi,
prevalentemente coordinate, linguaggio povero. Probabilmente dipende
dal fatto che la voce narrante sia quella del calciatore di media
cultura, ho pensato che volesse riprodurlo in maniera realistica, ma
capite che tutto ciò contribuisce alla banalità del tutto.
Non mi sorprende che lo stile
risulti così ripetitivo, dato che l'autore è un giornalista
sportivo, ambito dove si sa che predomina il linguaggio gergale e
fisso. Francamente, suggerirei a Perrone di dedicarsi solo al
giornalismo sportivo.
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