Tutti,
anche i più sprovveduti, sanno che in Cina le coppie non possono
avere più di un figlio. Le autorità cinesi sono molto attente al
controllo demografico, e chi trasgredisce incorre in severe sanzioni.
Come fa allora la modesta signora Ming, addetta alle pulizie della
toilette per gli uomini del Grand Hotel di Yunhai, ad avere dieci
figli? Il moderno e spregiudicato imprenditore francese, a Yunhai per
affari, ritiene che la donna lo voglia prendere in giro. Si diverte a
parlare con lei, ad ascoltare le storie che che lei gli racconta sui
suoi figli immaginari, e ne approfitta per praticare la lingua del
luogo, il cantonese, ma di base è convinto che la donna sia una
mitomane. Nel corso dei giorni, però, man mano che si dipanano le
vicende dei figli inesistenti, l'uomo d'affari cambia parere. Le
parole della signora Ming, farcite di precetti di Confucio, gli fanno
apparire l'esistenza sotto un'altra ottica, lo spingono ad indagare
sui labili confini che dividono la verità dalla menzogna e lo
portano, infine, a rivalutare la sua stessa vita e a considerare
seriamente la possibilità di una paternità fino ad allora
accuratamente evitata.
Questa è una storia molto
diversa dalle mie solite ed è stato un interessante regalo che mi è
stato fatto per Natale. La storia che vi è contenuto è ben spiegata
nel retro di copertina: si tratta di un incontro fortunato tra
occidente e oriente. Un occidente frenetico, egoista rappresentato da
un uomo d'affari francese, che racconta la storia in prima persona, e
l'oriente identificato dalla pacifica, tranquilla e serena signora
Ming, l'addetta alle pulizie dei bagni dell'albergo in cui il
protagonista vive e lavora. I loro incontri avvengono in questo luogo
insolito, all'interno del quale si creano un mondo tutto loro
delicato alle confidenze e alle verità. Qui la signora Ming gli
rivela di avere 10 originalissimi figli, tutti impegnati in attività
particolari con attitudini speciali. Grande è l'incredulità per
questa storia: come ha fatto la signora Ming ad avere 10 figli, in
barba alle leggi sul controllo della natalità? Ma le storie che la
signora Ming sono così incredibili e affascinanti, che il
protagonista finisce per credervi... Si resta fino alla fine con
l'incertezza se la signora Ming sia pazza o meno.
Tutte le sue storie sono, poi,
infarcite da frasi collegate alla saggezza confuciane gettate lì
come aforismi su cui pensare con attenzione. L'ultimo, che è poi
quello che colpirà maggiormente il protagonista e che lui cercherà
di fare proprio è “La verità mi ha sempre fatto rimpiangere
l'incertezza”: lui stesso deciderà di aprirsi all'amore paterno
sia esso sicuro o meno.
In qualche modo questa idea di
interpretare liberamente la realtà, leggendola a proprio piacimento
mi ha ricordato Pirandello e la sua idea della molteplicità della
realtà. Probabilmente in un contesto socio – economico –
politico di una certa parte della Cina ha bisogno di rifugiarsi in
una “proprio” verità.