Che genere di visione del mondo ti fai in un posto dove è normale non andare in vacanza, non andare al cinema, non sapere niente del mondo, non leggere libri, e va bene così? Loro due, in questo posto, si erano trovate e scelte.
Giovane
autrice piemontese, laureata a Bologna. Silvia Avallone con questo testo ha
vinto il Premio Campiello Opera Prima ed è stata finalista al Premio Strega. Non
ha ancora molti romanzi al suo attivo. Questo è il suo primo romanzo che leggo
e, al momento, non ho particolare voglia di approfondire la conoscenza.
Tutto
ruota attorno ai quartieri popolari di Piombino, dove l’unica prospettiva è
quella di lavorare nell’acciaieria Lucchini e dove la vita va avanti tra
frustrazioni e scarse probabilità di cambiare le proprie sorti. Al centro della
trama c’è l’amicizia tra Francesca e Anna, due giovanissime e bellissime
adolescenti che vivono la scoperta del mondo che li circonda, tra speranze
perdute, delusioni. L’unica risorsa che sembrano avere in questo mondo di
speranze negate sembra essere, a primo impatto, la loro bellezza, invece si
rivelerà essere la forza della loro amicizia. Attorno a loro ruota un
microcosmo di personaggi frustrati che trovano sfogo nel sesso e nella droga.
I
temi proposti sono, a mio parere, fin troppi. Dal tema dell’amicizia, a quello
dell’adolescenza con i cambiamenti che essa comporta e quindi la presa di consapevolezza
di se stessi. Poi c’è il tema della violenza familiare, della criminalità, del
lavoro usurante e pericoloso in acciaieria. Come si può intuire, troppi temi
per un libro relativamente breve con il rischio che nessuno di questi venga
sviluppato adeguatamente.
Lo
stile va dal monologo interiore, allo stile narrativo a vari passaggi dialogati
caratterizzati da un linguaggio piuttosto vivido. Ogni tanto, soprattutto a
fine capitolo, avevo l’impressione che l’autrice si compiacesse con frasi ad
effetto che, sempre a mio modesto parere, avevano poco senso nel contesto.
Questo
libro non mi è piaciuto particolarmente per tutte quelle motivazioni che ho già
precedentemente presentato. La vicenda di un quartiere popolare di una realtà
industriale così dura come quella dell’acciaieria è una buona idea, ma ho avuto
l’impressione che l’autrice abbia affastellato un po’ troppe vicende, un po’
troppi temi. Ho trovato le due protagoniste poco piacevoli, non trovavo
adeguatamente giustificati certi loro comportamenti, certe reazioni. Non c’è
spessore psicologico e adeguata caratterizzazione in loro. Poco avvincente la
scrittura dell’autrice, salvo il penultimo capitolo del testo nel quale ha
saputo creare una certa aspettativa.
io invece l'ho amato molto. Ora sto leggendo il suo ultimo, si intitla "Un'amicizia".
RispondiEliminaL'ho comprato in ebook, proprio perché questa autrice, purtroppo, non mi convince moltissimo
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