Due
fratelli crescono nella Cina sconvolta dalla Rivoluzione culturale. La follia
non ha limiti, ha un colore però: il rosso delle bandiere, delle spillette di
Mao ma anche del sangue. Yu Hua racconta una storia palpitante, inscenando al
contempo una commedia tutta cinese e una tragedia umana disarmante. Brothers è
un mondo che travolge e risucchia, dove l’orrore più osceno si stempera nella
risata più liberatoria e le passioni che fanno grandi gli uomini coesistono con
le loro miserie. Con la storia dei due fratelli, Yu Hua disegna al contempo l’epopea
di milioni di persone, cresciute sotto la bandiera rossa e catapultate nella
Cina moderna, dove “arricchirsi è glorioso”, sia pure vendendo immondizia,
imeni artificiali marca Giovanna d’Arco o se stessi. La velocità è stata
impressionante. Negli anni Ottanta in Cina ancora si sudava per conquistarsi
una bicicletta Forever o un orologio Diamante. Poi, in un lampo siamo a oggi: l’ex
straccivendolo Li Testapelata diventa arcimiliardario presidente è può decidere
di fare un giro nello spazio o radere al suolo un’antica città, e questo solo
per costruire la sua nuova Liuzhen, tutta centri commerciali, luci al neon,
palazzi svettanti. Il prezzo del successo, però, è un consumismo che corrode
tutto, anche i legami che la Rivoluzione culturale con le sue aberrazioni,
nonostante tutto, anche i legami che la Rivoluzione culturale con le sue
aberrazioni, nonostante tutto, aveva contribuito a saldare. I fratelli si
separano, le famiglie si sfaldano, gli ingenui soccombono e chi sopravvive deve
fare i conti con “una desolazione incommensurabile”. Una commedia insolente e
paradossale, ricca di avventure rocambolesche e trovate esilaranti, surreale e
volgare, ma anche ancora, come la vita in fondo è. Un libro importante.
Mi
sono avvicinata per la prima volta a un testo della letteratura cinese, dopo
aver sentito parlare molto bene di questo autore, ma non avevo minimamente idea
di quale fosse il suo stile.
La
trama è già molto ben spiegata, forse in maniera anche troppo dettagliata,
nella quarta di copertina. Come si capisce, è la storia di una famiglia, e in
particolare di due fratelli, all’interno della grande storia cinese del
Novecento. Ho apprezzato moltissimo la prima parte, quella dell’infanzia dei
due protagonisti, che ho trovato struggente per il legame nell’affrontare le
varie difficoltà dei due fratelli, che ad un certo punto restano totalmente
soli al mondo.
È
un romanzo assolutamente corale, al di là del fatto che dominano i due
fratelli, questi sono circondati da tutta una serie di personaggi fortemente
caratterizzanti e caratteristici e che animano “la nostra Liuzhen”, come viene
chiamata dal narratore. Ciascuno di questi personaggi anima nel suo piccolo l’ambiente
destinato a trasformarsi da rurale a fortemente antropizzato.
Naturalmente
il tema centrale è il cambiamento sociale e culturale che la Cina attraversa
nel corso del Novecento. Accanto a quest però c’è il tema intimo, della lotta
per la vita e per l’affermazione di sé. Li Testapelata vive un’ascesa sociale
strabiliante: da reietto, rifiutato e allontanato da tutti, diventa il padrone
dell’intera Liuzhen. Ma in questo percorso, inevitabilmente, perderà i suoi affetti
e la sua vita sarà dominata da persone che si accosteranno a lui non per
affetto ma per interesse.
Direi
stile folgorante e spiazzante. L’inizio mi ha decisamente sconvolta, ma man
mano che andavo avanti e prendevo confidenza con la modalità dell’autore, ne ho
apprezzato le caratteristiche. Il ritmo del romanzo è davvero molto serrato, si
affollano eventi su eventi; le scene sono molto visive, ti sembra di guardare
un film cinese con quegli attori dalla mimica molto intensa. La novità per me è
stato lo stile comico grottesco che serve a mettere in evidenza le storture,
soprattutto nei rapporti personali della Cina moderna.
Mi
è piaciuto? Devo dire di sì, e mi ha lasciato anche la curiosità di leggere
altro di Yu Hua. Mi ha dato la possibilità di conoscere l’ironia cinese, ma
anche di sapere di più della storia cinese e della sua trasformazione
economica.
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