domenica 31 gennaio 2021

MARGARET ATWOOD: Il racconto dell’ancella

 

In un mondo devastato dalle radiazioni atomiche gli Stati Uniti sono divenuti uno Stato totalitario, basato sul controllo del corpo femminile. Difred, la donna che appartiene a Fred, ha solo un compito nella neonata Repubblica di Galaad: garantire  una discendenza alla elite dominante. Il regime monoteocratico di questa società del futuro, infatti è fondato sullo sfruttamento delle cosiddette ancelle, le uniche donne che dopo le catastrofi sono ancora in grado di procreare. Ma anche lo Stato più repressivo non riesce a schiacciare i desideri e da questo dipenderà la possibilità e, forse, il successo di una ribellione. Mito, metafora e storia si fondono per sferrare una satira energica contro i regimi totalitari. Ma non solo: c’è anche la volontà di colpire, con tagliente ironia, il cuore di una società meschinamente puritana che, dietro il paravento di tabù istituzionali, fonda la sua legge brutale sull’intreccio tra sessualità e politica. Quello che l’ancella racconta sta in un tempo di là da venire, ma interpella fortemente il presente.

Ritorno ad affrontare un’autrice che sto imparando a conoscere da alcuni mesi a questa parte, Margaret Atwood che mi ha aperto un mondo intorno alla riflessione sulle donne, i loro diritti e il femminismo. Questo libro, scritto a metà anni Ottanta, ma ritornato in auge in seguito all’uscita della serie televisiva, risulta più attuale che mai, per nulla invecchiato. La trama è piuttosto semplice, pur nella sua originalità. È un distopico, ambientato negli Stati Uniti, in un tempo non ben precisato, nei quali si è imposto un regime teocratico che io definirei quasi segregazionista, visto che gli abitanti sono suddivisi in gruppi con dei compiti ben precisi. In questa società ci sono tutti gli elementi dei regimi: il controllo delle masse, da parte di un gruppo ristretto, i rituali di controllo, purificazione e punizione dei dissidenti. All’interno di questo mondo il ruolo delle donne è molto particolare. Pur essendo anche loro catalogate e, in generale, tenute sotto controllo dalla parte maschile, un ruolo molto particolare è quello delle Ancelle, possesso dei Comandanti, destinate a generare in un mondo in cui il tasso di fecondità si è molto ridotto.

Tutta la vicenda è raccontata dalla voce di Difred (non conosciamo il suo nome nella vita precedente)  e seguiamo questa vicenda secondo il suo sguardo stranito, di fronte a una realtà che si è modificata improvvisamente e che ha distrutto la sua vita precedente. La sua è la voce della sopravvissuta, ma anche della dissidente, che non vuole arrendersi a perdere la sua identità e la sua personalità.

Mi fermo a pensare al fatto che questo libro sia stato scritto, con grande lungimiranza, in un periodo in cui si stavano affermando alcuni regimi teocratici (soprattutto islamici) ma anche in cui si stava sempre più affermando la mercificazione del corpo femminile e l’autrice è riuscita ad anticipare di molto queste tematiche. Io aggiungerei anche quella dello Stato che controlla i comportamenti dei singoli (e non è detto che sia ad opera di un dittatore). Il testo alterna scene narrative e dialogate, a pagine di monologo interiore. Il punto di vista è, come ho già detto, sempre quello stranito di Difred. Questo produce, insieme alle descrizioni di questo mondo inspiegabile un effetto fortemente straniante nel lettore, ma allo stesso tempo provoca quel distacco necessario per poter analizzare alcuni temi.

Mi è piaciuto? Abbastanza, l’ho apprezzato, mi ha anche soddisfatta quel senso di angoscia che mi ha provocato. Non posso comunque dire che mi abbia totalmente catturata, ma è stata una lettura soddisfacente. Sicuramente proverò a leggere il seguito.


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