domenica 3 maggio 2020

SVETLANA ALEKSIEVIC: Preghiera per Chernobyl


Questo libro non parla di Chernobyl, in quanto tale, ma del suo mondo. Proprio di ciò che conosciamo meno. O quasi per niente. A interessarmi non era l’avvenimento in sé, vale a dire cosa era successo e per colpa di chi, bensì le impressioni, i sentimenti delle persone che hanno toccato con mano l’ignoto. Il mistero di Chernobyl è un mistero che dobbiamo ancora risolvere… Questa è la ricostruzione non degli avvenimenti, ma dei sentimenti. Per tre anni ho viaggiato e fatto domande a persone di professioni, destini, generazioni e temperamenti diversi. Credenti e atei. Contadini e intellettuali. Chernobyl è il principale contenuto del loro mondo. Esso ha avvelenato ogni cosa che hanno dentro e anche attorno, e non solo l’acqua e la terra. Tutto il loro tempo. Questi uomini e queste donne sono stati i primi a vedere ciò che noi possiamo soltanto supporre… Più di una volta ho avuto l’impressione che in realtà io stessi annotando il futuro” (Svetlana Aleksievic)
Mi sono impelagata in una lettura non propriamente rilassante, o estiva come si usa dire, ma la qual cosa non mi è dispiaciuta. Questo libro aveva bisogno di adeguata concentrazione. Anche di una certa preparazione emotiva perché indubbiamente ce n’è bisogno per poter andare avanti. Come ha spiegato l’autrice, questo libro non intende spiegarci gli eventi, né le cause, ma le conseguenze che quelli hanno avuto sulla vita di migliaia di persone, sia nell’immediato (evacuazioni di massa, abbandono delle proprie case e comunità) che nel lungo termine (malattie e decessi per contaminazioni). U una prima lettura del sentimento di angoscia e disperazione dei tanti bielorussi coinvolti, si aggiungono anche tanti riferimenti alle inadempienze, speculazioni e frodi dei governi dell’epoca ai danni della popolazione. Il sentimento che più mi ha sorpresa è il senso del dovere nei confronti della comunità, assimilabile alla dedizione che il popolo sovietico aveva dimostrato in guerra. Cosa ho provato io? Un senso di angoscia e qualche vago ricordo di me bambina che sentiva i discorsi relativi a questo disastro, capendone solo una minima parte, ma percependo il senso del pericolo.
PERSONAGGI: Naturalmente sono i vari protagonisti intervistati dall’autrice che compongono un mosaico sfaccettato. Si va dai soldati richiamati, i liquidatori, gli abitanti costretti ad abbandonare tutte le loro case, ma anche scienziati e tecnici consapevoli e inascoltati. E poi i bambini…
STILE: La formula narrativa più volte usata dalla Aleksievic è quella del romanzo-testimonianza. Più voci si sommano per darci il quadro di una vicenda, attraverso diversi punti di vista. Questa modalità, per me la prima con la quale leggo un libro di non-fiction non mi è stata del tutto congeniale. Non so se ciascuna di queste voci fossero tutte strettamente necessarie, a tratti mi ha dato la sensazione di essere ripetitivo e che nulla aggiungesse alla drammaticità e crudezza dei fatti narrati.

Nessun commento:

Posta un commento