domenica 24 maggio 2020

JOHN WILLIAMS: Augustus


Sono le Idi di marzo del 44 a.C. quando Ottaviano, diciottenne gracile e malaticcio ma intelligente e ambizioso quanto basta, viene a sapere che suo zio, Giulio Cesare, è stato assassinato. Il ragazzo, che da poco è stato adottato dal dittatore, è quindi l’erede designato, ma la sua scalata al potere sarà tutt’altro che lineare. John Williams ci racconta, il principato di Ottaviano Augusto e i fasti e le ambizioni dell’antica Roma attraverso un abile intreccio epistolare, documenti, diari e invenzioni letterarie da cui si scorgono i profili interiori dei tanti attori dell’epoca, i loro dissidi, le loro debolezze: l’opportunismo di Cicerone, la libertà e l’ironia di Orazio, la saggezza di Marco Agrippa, la raffinata intelligenza di Mecenate, ma soprattutto l’inquietudine di Giulia, una donna profonda e moderna, che cede alla lussuria quanto alla grazia, In Augustus che valse all’autore il National Book Award nel 1973, protagonista è la lingua meravigliosa di Williams che ci restituisce a pieno lo spirito della Roma augustea. Un capolavoro della narrativa americana che, fra ricostruzione storica, finzione e perfezione stilistica, non manca mai di dialogare con il presente, in cui la grande storia è lo spunto per riflettere sulla condizione umana, sulle lusinghe del potere e sulla solitudine di chi lo esercita.
Trama: la trama è facilmente desumibile, è una ricostruzione della vicenda storica di Cesare Ottaviano Augusto, dalla giovinezza segnata da una successione inattesa ai più, fino alla costruzione di un immenso e solido impero. Ampio spazio viene dato agli intrighi e alle ritualità per la detenzione del potere. La prima parte ripercorre la giovinezza nonché le difficili scelte per consolidare il potere contro i rivali. La seconda parte dà voce alla difficoltà, durante gli anni del governo, e la necessità di fronteggiare anche i molti problemi e intrighi che si venivano a creare in seno alla famiglia. La stessa parte, infine, dà voce direttamente ad Augusto e a una sua analisi finale del suo operato.
Personaggi: Ho molto apprezzato il fatto che in questo libro si ricostruisce la figura del primo imperatore attraverso molteplici voci, mai la sua se non a fine libro, in maniera tale da costruire un’immagine dello stesso sfaccettata, anche ricca di sfumature. Nello stesso tempo mi è piaciuta la capacità di caratterizzare, di dare vita, voce e spessore ai vari personaggi che facevano parte della cerchia di Augusto, tanti dei quali sono noti per i loro meriti ma poco approfonditi, almeno negli studi scolastici. Il personaggio che ho apprezzato di più è stato Giulia perché l’autore ha saputo ricostruire l’immagine di questa fanciulla, poi donna, usata per le strategie politiche del padre ma che quando ha cercato di circoscriversi un proprio spazio di libertà, rimane invischiata in un gioco più grande di lei. Ci racconta la sua storia e i suoi amori nel doloroso esilio a cui l’ha costretta il padre stesso. Mi è piaciuta la chiave di lettura data: Augusto la condanna all’esilio non tanto per dimostrare il suo rispetto verso le leggi da lui volute quanto per risparmiarla da un destino ancora più crudele. Naturalmente l’immagine di Tiberio, ma anche di Livia, ne esce fuori particolarmente male.
Stile: L’autore sceglie una pluralità di voci e una pluralità di modalità di comunicazione. Lo stile e il linguaggio sono fluidi, eleganti, scorrevoli. Ho trovato, però, che fosse un po’ troppo uniforme, tutte le voci si assomigliano. Si scostano un po’ solo le ultime pagine affidate alla voce di Augusto.

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