Sono le Idi di marzo del
44 a.C. quando Ottaviano, diciottenne gracile e malaticcio ma intelligente e
ambizioso quanto basta, viene a sapere che suo zio, Giulio Cesare, è stato
assassinato. Il ragazzo, che da poco è stato adottato dal dittatore, è quindi l’erede
designato, ma la sua scalata al potere sarà tutt’altro che lineare. John
Williams ci racconta, il principato di Ottaviano Augusto e i fasti e le
ambizioni dell’antica Roma attraverso un abile intreccio epistolare, documenti,
diari e invenzioni letterarie da cui si scorgono i profili interiori dei tanti
attori dell’epoca, i loro dissidi, le loro debolezze: l’opportunismo di
Cicerone, la libertà e l’ironia di Orazio, la saggezza di Marco Agrippa, la
raffinata intelligenza di Mecenate, ma soprattutto l’inquietudine di Giulia,
una donna profonda e moderna, che cede alla lussuria quanto alla grazia, In
Augustus che valse all’autore il National Book Award nel 1973, protagonista è
la lingua meravigliosa di Williams che ci restituisce a pieno lo spirito della
Roma augustea. Un capolavoro della narrativa americana che, fra ricostruzione
storica, finzione e perfezione stilistica, non manca mai di dialogare con il
presente, in cui la grande storia è lo spunto per riflettere sulla condizione
umana, sulle lusinghe del potere e sulla solitudine di chi lo esercita.
Trama:
la trama è facilmente desumibile, è una ricostruzione della vicenda storica di
Cesare Ottaviano Augusto, dalla giovinezza segnata da una successione inattesa
ai più, fino alla costruzione di un immenso e solido impero. Ampio spazio viene
dato agli intrighi e alle ritualità per la detenzione del potere. La prima
parte ripercorre la giovinezza nonché le difficili scelte per consolidare il
potere contro i rivali. La seconda parte dà voce alla difficoltà, durante gli
anni del governo, e la necessità di fronteggiare anche i molti problemi e
intrighi che si venivano a creare in seno alla famiglia. La stessa parte,
infine, dà voce direttamente ad Augusto e a una sua analisi finale del suo
operato.
Personaggi: Ho
molto apprezzato il fatto che in questo libro si ricostruisce la figura del
primo imperatore attraverso molteplici voci, mai la sua se non a fine libro, in
maniera tale da costruire un’immagine dello stesso sfaccettata, anche ricca di
sfumature. Nello stesso tempo mi è piaciuta la capacità di caratterizzare, di
dare vita, voce e spessore ai vari personaggi che facevano parte della cerchia
di Augusto, tanti dei quali sono noti per i loro meriti ma poco approfonditi,
almeno negli studi scolastici. Il personaggio che ho apprezzato di più è stato
Giulia perché l’autore ha saputo ricostruire l’immagine di questa fanciulla,
poi donna, usata per le strategie politiche del padre ma che quando ha cercato
di circoscriversi un proprio spazio di libertà, rimane invischiata in un gioco
più grande di lei. Ci racconta la sua storia e i suoi amori nel doloroso esilio
a cui l’ha costretta il padre stesso. Mi è piaciuta la chiave di lettura data:
Augusto la condanna all’esilio non tanto per dimostrare il suo rispetto verso
le leggi da lui volute quanto per risparmiarla da un destino ancora più
crudele. Naturalmente l’immagine di Tiberio, ma anche di Livia, ne esce fuori
particolarmente male.
Stile: L’autore
sceglie una pluralità di voci e una pluralità di modalità di comunicazione. Lo
stile e il linguaggio sono fluidi, eleganti, scorrevoli. Ho trovato, però, che
fosse un po’ troppo uniforme, tutte le voci si assomigliano. Si scostano un po’
solo le ultime pagine affidate alla voce di Augusto.