Madeleine Hanna era l’unica
laureanda a non aver capito. Siamo, significativamente, all’inizio degli anni
Ottanta, e mentre tutti gli altri attorno a lei leggono Roland Barthes e
studiano lo strutturalismo (“la prima cosa che profumava di rivoluzione”),
Madeleine rimane felicemente attaccata a Jane Austen, George Eliot e Henry
James. Un po’ troppo elegante per i gusti dei suoi amici bohemien. Madeleine è
la studentessa perfetta e avvenente la cui vita amorosa non è mai stata all’altezza
delle proprie aspettative. Ma ora, all’ultimo anno di università, si è iscritta
al corso di semiotica: visto che tutti ne parliamo, sedotti e affascinati,
vuole almeno capire di cosa si tratti. Non sa che da quel momento,
indipendentemente dallo studio, per lei vita e letteratura non saranno più le
stesse. Tutto cambia quando, imbattutasi nei Frammenti di un discorso amoroso ed essendone rimasta folgorata,
decide di cedere al fascino di Leonard Bankhead, un giovane dallo strano carisma
che soffre di profonde crisi depressive, fino a convincersi di esserne davvero
innamorata. Ma siccome la vita sembra spesso giocare con quei romanzi che
Madeleine ha tanto amato, ricompare anche all’improvviso Mitchell Grammaticus,
un vecchio amico che ha preferito dedicarsi allo studio delle religioni,
ossessionato dall’idea che Madeleine è la donna della sua vita. Nel corso di un
anno, da quando si laureano e muovono i primi passi nel mondo, si vedranno costretti a rimettere in
discussione tutto quello che hanno imparato sui libri, a rivedere le idee e gli
ideali mediati dalla letteratura. Con conseguenze imprevedibili.
Il triangolo che questo
grande romanzo ci racconta, centrato su tre personaggi colti in un passaggio
esistenziale delicato e decisivo, sorprende per originalità e freschezza. Con
intelligenza, ironia e straordinario calore, Eugenides riprende la grande
tradizione letteraria ottocentesca legata al tema del matrimonio e la riscrive
completamente alla luce dell’oggi, ridando energia e senso al romanzo
contemporaneo con una storia così calata nel nostro tempo da poter essere letta
come il diario intimo delle nostre vite. “Un romanzo colto, appassionato e
acuto nel descrivere le relazioni amorose” ha scritto l’autorevole e temuto
Kirkus Reviews. “Eugenides si dimostra nuovamente uno dei migliori scrittori
contemporanei”.
Ho
affrontato questa lettura con un certo timore perché ancora una volta mi
dedicavo ad una lettura lunga e temevo una certa stanchezza. Invece la lettura
ha proceduto con “estrema velocità” e coinvolgimento molto forte.
L’autore
prende spunto da una trama tradizionale, vale a dire il triangolo amoroso,
presente in buona parte della tradizione letteraria. Ancora una volta al centro
c’è un personaggio femminile che ha, tradizionalmente, alcune caratteristiche
che la rendono diversa rispetto al contesto in cui si trova (non legge Barthes
ma Jane Austen!); nello stesso tempo è moderna e forte ma la trama del
matrimonio la invischia in una situazione difficile risoluzione, anche per chi vorrebbe fare l’eroina.
Il romanzo segue, in contemporanea le sorti degli altri due elementi del
triangolo, Leonard e Mitchell. Il romanzo segue l’evoluzione, seguita al diploma,
dei tre ragazzi; evoluzione che non sarà per niente facile e che metterà i tre
di fronte alla loro potenzialità, ma anche alla loro fragilità. Il tutto è
condito dall’autore con continue allusioni alla critica letteraria e alle sue
più recenti evoluzioni (strutturalismo e semiotica).
Ho
apprezzato la maestria con cui le fila di questa trama vengono sviluppate,
intrecciate e poi risolte.
Ho
apprezzato lo stile dell’autore, pur moderno, ancora abbastanza tradizionalista
da farmi apprezzare un periodare ampio ed elegante. Ho adorato il finale e il
ruolo che Mitchell ha e io sono una di quelle che aveva sempre amato il lieto
fine dei romanzi di Jane Austen…
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