domenica 5 dicembre 2021

YU HUA Il settimo giorno

Yang Fei esce di casa una mattina e trova una nebbia fitta mista a una strana neve luminosa: è in ritardo per la sua cremazione. Inizia così il viaggio nell’Aldilà di un uomo vissuto, troppo brevemente, nella Cina del capitalismo socialista e delle sue aberranti contraddizioni. In un’avventura di sette giorni, il protagonista incontrerà persone care smarrite da tempo, imparando nuove cose di loro e di se stesso. Conoscenti e sconosciuti gli racconteranno, poi, la propria storia nell’inferno vero, l’Aldiquà: demolizioni forzate, corruzioni, tangenti, feti buttati nel fiume come rifiuti, miriadi di poveracci che pullulano in bunker sotterranei come formiche, traffico di organi, consumismo sfrenato… La morte livella finalmente le diseguaglianze, svelando l’essenziale, e i cittadini di questa necropoli soave uscita dalla penna di Yu Hua ci insegnano tutta la semplicità dell’amore.

Yu Hua è un interprete della Cina moderna e della sua evoluzione negli ultimi decenni. Dopo aver letto Brithers: la saga, da molti ritenuto il suo lavoro più importante, ho avuto la curiosità di leggere altro di suo.

Questo libro ha una trama più esile, ma allo stesso modo dell’altro libro che ho letto, pullula di personaggi dei quali l’autore sa darci delle pennellate destinate ad imprimersi nella memoria del lettore. Yan Fei, che è il protagonista, muore all’improvviso e, anche a causa della sua povertà, è destinato a non avere sepoltura. Come tutti i morti nella sua stessa condizione si ritrova come in un grande giardino (che mi ha un po’ ricordato i Campi Elisi di classica memoria). Qui Yang Fei incrocia persone la cui vita si era intrecciata con la sua, dalla ex moglie ai vicini di casa e tutti gli spiegano le ragioni del loro trovarsi lì. Molti di questi personaggi hanno avuto una morte violenta, in alcuni casi accidentale, e comunque hanno affrontato una morte che ha dato fine a una vita molto dolorosa.

Naturalmente, il tema centrale è quello della morte. Yang Fei e i suoi compagni di avventura sono come smarriti di trovarsi nell’Aldilà, visto che la maggior parte di loro è morta in circostanze accidentali. Lo stesso stupore nasce anche dal guardarsi intorno e trovarsi in una realtà assolutamente piacevole. Se quindi rimpiangono i cari che hanno lasciato sulla Terra (straziante l’episodio di una coppia uccisa in seguito alla demolizione della loro casa, che non sa cosa ne è stato della loro bambina), ma non rimpiangono la loro vita. Proprio perché ci troviamo di fronte ad anime di persone che non si sono potuti permettere una cerimonia funebre, questo mondo è  abitato da derelitti che ci raccontano come le trasformazioni della Cina moderna abbiano creato un substrato di sconfitti, un mondo di violenza, di sopraffazione e di enormi disparità. Ritorna quindi la denuncia di Yu Hua rispetto allo sviluppo economico del suo paese.

Lo stile di Yu Hua è estremamente narrativo, veloce, fa un ampio uso di dialoghi ed è estremamente vivo. In questo caso abbiamo la voce narrante, che è quella del protagonista. Il tono, ancora una volta per questo autore, è un continuo saltare da un tono serio, quasi lirico, ad affermazioni paradossali, anche se le situazioni sono meno comiche rispetto a quanto visto in Brothers. Molto più che nell’altro libro, ho trovato in questo un tono malinconico di una persona che ha capito che il vero inferno si trova in realtà in questo mondo.

Anche questo libro mi è piaciuto molto, ho ritrovato gli stessi temi dell’altro libro, anche se con una voce leggermente diversa. Ho ritrovato un autore estremamente originale nel raccontare la sua realtà. Attraverso lui sto imparando anche a conoscere la sensibilità di un popolo, quello cinese, molto lontano dalla mia. Conto di leggere altri suoi libri.

 

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