Dopo
una settimana di vacanza che sarebbero cinque secoli di tempo terrestre, Dio
torna in ufficio, ancora col cappello di paglia e la camicia a quadri. Era andato
in vacanza, a pescare, in pieno Rinascimento, quando i terrestri scoprivano un
continente alla settimana, e sembrava andasse tutto a gonfie vele. Al suo
ritorno, però, il quadro che gli fanno i suoi ha del catastrofico: il pianeta
ridotto a un immondezzaio, genocidi come se piovesse, preti che molestano i
bambini… “Che caxxo sta succedendo sulla Terra?” Dio non è solo ultradepresso,
è anche furibondo. L’unica soluzione, pensa, è rispedire sulla Terra quello
strafatto di suo figlio. – Sei sicuro sia una buona idea? – gli chiede Gesù. –
Non ti ricordi cosa è successo l’altra volta? – Ma Dio è irremovibile. Così Gesù
Cristo piomba a New York, tra sballoni e drip out di ogni tipo. E cerca, come
può, di dare una mano agli sfigati della Terra. Il ragazzo non sa fare niente,
eccetto suonare la chitarra. E riesce a finire in un programma di talenti alla
TV. Un gran bel modo per far arrivare il suo messaggio a un sacco di gente. Ma,
come già in passato, anche oggi chi sta dalla parte dei marginali non è
propriamente ben visto dalle autorità. Dissacrante
e provocatorio, A volte ritorno demolisce con incontenibile ironia l’intero
spettro delle malefatte umane, senza risparmiare santi, profeti e abitanti del
paradiso… perché, in fondo, tutto quello che Dio aveva intenzione di
consigliarci era un semplicissimo “Fate i bravi”.
Questo
è il mio primo libro di John Niven, scrittore scozzese, che ha un passato nel
settore dell’industria discografica e che poi ha riversato questa sua
esperienza anche nel suo lavoro letterario. Sono partita da questo libro perché
ne avevo sentito molto parlare e del
quale era stato decantato lo stile esilarante.
Il
libro è animato da una serie di personaggi, ognuno dalla spiccata personalità. È
particolare parlare di Dio o di Gesù come personaggi letterari ma questo è e le
loro personalità sono indubbiamente forti e spiazzanti. Poi ci sono diversi
personaggi, più o meno noti, che animano sia l’altro che questo mondo. Così come
il personaggio evangelico, anche questo è attorniato da una cerchia di
discepoli, scelti tra disperati come ex drogati, alcolizzati, prostitute…
I
temi che si possono affrontare sono moltissimi: tutto ruota attorno al
decadimento morale degli uomini negli ultimi quattro secoli ma che, soprattutto
nel XX secolo è arrivato all’apice. Quali sono i nuovi peccati dell’uomo? Tutto
ruota attorno al mancato rispetto degli altri e dell’ambiente che ci è stato
dato; a dove l’egoismo e la superbia dell’uomo ha portato il genere umano. Il tutto
viene declinato attraverso la figura del produttore capace di calpestare
chiunque per il proprio tornaconto; oppure quel pastore che ritiene di avere la
verità nelle sue mani e che invece con ogni suo parola e gesto smentisce il suo
ruolo.
Lo
stile è molto particolare: è indubbiamente veloce, visivo. Sembra quasi di
avere di fronte il copione di un film. Prevalgono quindi i dialoghi che sono
molto realistici. Il lessico forse può risultare eccessivo, o urtante, per chi
si sente spiazzato nel leggere Dio o Gesù esprimersi in una determinata
maniera. Non è forse uno stile altamente letterario, ma io l’ho trovato
piacevole. L’ironia e la satira è il tono dominante e, attraverso di loro, l’autore
ci suggerisce delle riflessioni decisamente originali. Quello che ho
notato è che il divertimento è esplosivo
all’inizio, forse proprio per quel senso di spiazzamento che crea, ma poi si
attenua nel corso dell’opera, sia perché il divertimento cede il posto a un po’
di amarezza e forse anche perché il lettore si abitua a quel determinato tono.
Mi
è piaciuto? Decisamente sì. È stata una lettura insolita, sto esplorando
territori per me nuovi, ma totalmente piacevoli da indurmi a cercare le altre
opere di questo autore.
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