domenica 28 marzo 2021

ANNA CAMPBELL. Cuori segreti

 

Mentre attende alla stazione di posta, l’affascinante vedova Grace Paget viene scambiata per una prostituta e rapita. Il compito che le viene imposto è sedurre il giovane Matthew Sheene, un nobiluomo da anni tenuto segregato dal suo tutore. Ma per conquistare la fiducia di Matt, Grace deve prima convincerlo della propria onestà. E in una situazione che appare senza uscita, per salvare la donna che ora ama, Matt sa che dovrà cedere alla passione.


domenica 21 marzo 2021

GIORGIO FALETTI: Tre atti e due tempi

 

“Io mi chiamo Silvano ma la provincia è sempre pronta a trovarmi un soprannome. E da Silvano a Silver la strada è breve”. Con la sua voce dimessa e magnetica, sottolineata da una nota sulfurea e intrida si umorismo amaro, il protagonista ci porta dentro una storia che, lette le prime righe, non riusciamo più ad abbandonare. Con Tre atti e due tempi Giorgio Faletti ci consegna un romanzo perfetto come una partitura musicale e teso come un thriller, che toglie il fiato con il susseguirsi dei colpi di scena mentre ad ogni pagina i personaggi acquistano umanità e verità. Un romanzo che stringe in unità fili: la corruzione del calcio e della società, la mancanza di futuro per chi è giovane, la responsabilità individuale, la qualità dell’amore e dei sentimenti in ogni momento della vita, il conflitto tra genitori e figli. E intanto, davanti ai nostri occhi, si disegnano i tratti affaticati e sorridenti di un personaggio indimenticabile. Silver, l’antieroe in cui tutti ci riconosciamo e di cui tutti abbiamo bisogno.

Penso che tutti conoscano il simpatico, indimenticato e rimpianto Giorgio Faletti, uomo dalle molteplici anime artistiche. Di lui, amato fin dai tempi del Drive In, non avevo mai letto nulla, soprattutto perché non ritengo il genere a cui appartengono le sue opere di mio gusto. Comunque, mi hanno regalato questo libro e quindi l’ho letto.

Si tratta di un romanzo breve /racconto lungo su una partita di calcio truccata per il mercato delle scommesse e la storia di un padre che vuole evitare che il figlio ripeta i suoi stessi errori.

Naturalmente il personaggio principale è Silvano, la voce narrante, che ci guida attraverso il tempo, in un continuo passaggio tra passato e presente nella sua vita, in quella del figlio Roberto e, di striscio, anche nel mondo dello sport, in generale, e del calcio in particolare. Roberto, il figlio di Silvano, pur avendo un ruolo importante nella trama, resta comunque sullo sfondo e viene solo tratteggiato dall’autore.

Il tema centrale è quello della storia di un uomo che, pur essendosi ricostruito una vita, porta su di sé un fardello del suo passato, qualcosa che comunque ha determinato  il suo col figlio e, nonostante la vita gli abbia dato delle nuove opportunità, le ombre del passato continuano a tormentarlo. C’è l’idea di come le colpe del passato, oltre a incombere sempre sull’individuo, si ripresentano come una sorta di macchia che ritorna tramite il figlio. Poi, naturalmente, c’è il tema della complessità dei rapporti tra padre e figlio e come questi siano compromessi dai silenzi e dai malintesi, come la fiducia possa venire meno nonostante i sentimenti. Poi, c’è anche il tema dell’ambiente del calcio, di tutte le sue brutture (significativo che l’autore stesso dichiari in appendice di aver avuto suggerimenti e consulenze da esponenti della società della Juventus…).

Il narratore è interno e racconta in prima persona. A volte sembra di assistere a un monologo a teatro. Soprattutto nella prima parte sono presenti continui flashback che creano un intreccio di vari piani temporali. Prima di prenderci familiarità , la cosa mi ha spiazzata perché non capivo a quale momento della sua vita l’autore si riferisse. Ricorrente la frase finale di capitolo ad effetto.

Mi è piaciuto? Non molto. Non mi è piaciuta l’ambientazione, non mi è piaciuto il protagonista che non mi ha colpita per nulla né mi ha fatto empatizzare con lui. Dalla seconda metà, ho trovato la trama totalmente assurda e il finale, direi, semplicistico.


domenica 14 marzo 2021

JOHANNA LINDSEY: Per non sposarti

 

Julia Miller è bella, intelligente e ricchissima. Sarebbe una delle prede più ambite dei salotti londinesi, se non fosse già fidanzata con un giovane che detesta e che da tempo ha fatto perdere le proprie tracce. Tanto che Julia intende farlo dichiarare morto per potersi fidanzare di nuovo. Richard Allen era soltanto un adolescente quando è scappato da un padre che odia e da un fidanzamento con una giovane insopportabile. Ma il destino ha in mente altri piani per loro…


domenica 7 marzo 2021

JOHN NIVEN: A volte ritorno, Einaudi

 

Dopo una settimana di vacanza che sarebbero cinque secoli di tempo terrestre, Dio torna in ufficio, ancora col cappello di paglia e la camicia a quadri. Era andato in vacanza, a pescare, in pieno Rinascimento, quando i terrestri scoprivano un continente alla settimana, e sembrava andasse tutto a gonfie vele. Al suo ritorno, però, il quadro che gli fanno i suoi ha del catastrofico: il pianeta ridotto a un immondezzaio, genocidi come se piovesse, preti che molestano i bambini… “Che caxxo sta succedendo sulla Terra?” Dio non è solo ultradepresso, è anche furibondo. L’unica soluzione, pensa, è rispedire sulla Terra quello strafatto di suo figlio. – Sei sicuro sia una buona idea? – gli chiede Gesù. – Non ti ricordi cosa è successo l’altra volta? – Ma Dio è irremovibile. Così Gesù Cristo piomba a New York, tra sballoni e drip out di ogni tipo. E cerca, come può, di dare una mano agli sfigati della Terra. Il ragazzo non sa fare niente, eccetto suonare la chitarra. E riesce a finire in un programma di talenti alla TV. Un gran bel modo per far arrivare il suo messaggio a un sacco di gente. Ma, come già in passato, anche oggi chi sta dalla parte dei marginali non è propriamente  ben visto dalle autorità. Dissacrante e provocatorio, A volte ritorno demolisce con incontenibile ironia l’intero spettro delle malefatte umane, senza risparmiare santi, profeti e abitanti del paradiso… perché, in fondo, tutto quello che Dio aveva intenzione di consigliarci era un semplicissimo “Fate i bravi”.

Questo è il mio primo libro di John Niven, scrittore scozzese, che ha un passato nel settore dell’industria discografica e che poi ha riversato questa sua esperienza anche nel suo lavoro letterario. Sono partita da questo libro perché ne avevo  sentito molto parlare e del quale era stato decantato lo stile esilarante.

Il libro è animato da una serie di personaggi, ognuno dalla spiccata personalità. È particolare parlare di Dio o di Gesù come personaggi letterari ma questo è e le loro personalità sono indubbiamente forti e spiazzanti. Poi ci sono diversi personaggi, più o meno noti, che animano sia l’altro che questo mondo. Così come il personaggio evangelico, anche questo è attorniato da una cerchia di discepoli, scelti tra disperati come ex drogati, alcolizzati, prostitute…

I temi che si possono affrontare sono moltissimi: tutto ruota attorno al decadimento morale degli uomini negli ultimi quattro secoli ma che, soprattutto nel XX secolo è arrivato all’apice. Quali sono i nuovi peccati dell’uomo? Tutto ruota attorno al mancato rispetto degli altri e dell’ambiente che ci è stato dato; a dove l’egoismo e la superbia dell’uomo ha portato il genere umano. Il tutto viene declinato attraverso la figura del produttore capace di calpestare chiunque per il proprio tornaconto; oppure quel pastore che ritiene di avere la verità nelle sue mani e che invece con ogni suo parola e gesto smentisce il suo ruolo.

Lo stile è molto particolare: è indubbiamente veloce, visivo. Sembra quasi di avere di fronte il copione di un film. Prevalgono quindi i dialoghi che sono molto realistici. Il lessico forse può risultare eccessivo, o urtante, per chi si sente spiazzato nel leggere Dio o Gesù esprimersi in una determinata maniera. Non è forse uno stile altamente letterario, ma io l’ho trovato piacevole. L’ironia e la satira è il tono dominante e, attraverso di loro, l’autore ci suggerisce delle riflessioni decisamente originali. Quello che ho notato  è che il divertimento è esplosivo all’inizio, forse proprio per quel senso di spiazzamento che crea, ma poi si attenua nel corso dell’opera, sia perché il divertimento cede il posto a un po’ di amarezza e forse anche perché il lettore si abitua a quel determinato tono.

Mi è piaciuto? Decisamente sì. È stata una lettura insolita, sto esplorando territori per me nuovi, ma totalmente piacevoli da indurmi a cercare le altre opere di questo autore.