In
un mondo devastato dalle radiazioni atomiche gli Stati Uniti sono divenuti uno
Stato totalitario, basato sul controllo del corpo femminile. Difred, la donna
che appartiene a Fred, ha solo un compito nella neonata Repubblica di Galaad:
garantire una discendenza alla elite
dominante. Il regime monoteocratico di questa società del futuro, infatti è
fondato sullo sfruttamento delle cosiddette ancelle, le uniche donne che dopo
le catastrofi sono ancora in grado di procreare. Ma anche lo Stato più
repressivo non riesce a schiacciare i desideri e da questo dipenderà la
possibilità e, forse, il successo di una ribellione. Mito, metafora e storia si
fondono per sferrare una satira energica contro i regimi totalitari. Ma non
solo: c’è anche la volontà di colpire, con tagliente ironia, il cuore di una
società meschinamente puritana che, dietro il paravento di tabù istituzionali,
fonda la sua legge brutale sull’intreccio tra sessualità e politica. Quello che
l’ancella racconta sta in un tempo di là da venire, ma interpella fortemente il
presente.
Ritorno
ad affrontare un’autrice che sto imparando a conoscere da alcuni mesi a questa
parte, Margaret Atwood che mi ha aperto un mondo intorno alla riflessione sulle
donne, i loro diritti e il femminismo. Questo libro, scritto a metà anni
Ottanta, ma ritornato in auge in seguito all’uscita della serie televisiva,
risulta più attuale che mai, per nulla invecchiato. La trama è piuttosto
semplice, pur nella sua originalità. È un distopico, ambientato negli Stati
Uniti, in un tempo non ben precisato, nei quali si è imposto un regime
teocratico che io definirei quasi segregazionista, visto che gli abitanti sono
suddivisi in gruppi con dei compiti ben precisi. In questa società ci sono
tutti gli elementi dei regimi: il controllo delle masse, da parte di un gruppo
ristretto, i rituali di controllo, purificazione e punizione dei dissidenti. All’interno
di questo mondo il ruolo delle donne è molto particolare. Pur essendo anche
loro catalogate e, in generale, tenute sotto controllo dalla parte maschile, un
ruolo molto particolare è quello delle Ancelle, possesso dei Comandanti,
destinate a generare in un mondo in cui il tasso di fecondità si è molto
ridotto.
Tutta
la vicenda è raccontata dalla voce di Difred (non conosciamo il suo nome nella
vita precedente) e seguiamo questa
vicenda secondo il suo sguardo stranito, di fronte a una realtà che si è
modificata improvvisamente e che ha distrutto la sua vita precedente. La sua è
la voce della sopravvissuta, ma anche della dissidente, che non vuole
arrendersi a perdere la sua identità e la sua personalità.
Mi
fermo a pensare al fatto che questo libro sia stato scritto, con grande
lungimiranza, in un periodo in cui si stavano affermando alcuni regimi
teocratici (soprattutto islamici) ma anche in cui si stava sempre più
affermando la mercificazione del corpo femminile e l’autrice è riuscita ad
anticipare di molto queste tematiche. Io aggiungerei anche quella dello Stato
che controlla i comportamenti dei singoli (e non è detto che sia ad opera di un
dittatore). Il testo alterna scene narrative e dialogate, a pagine di monologo
interiore. Il punto di vista è, come ho già detto, sempre quello stranito di
Difred. Questo produce, insieme alle descrizioni di questo mondo inspiegabile
un effetto fortemente straniante nel lettore, ma allo stesso tempo provoca quel
distacco necessario per poter analizzare alcuni temi.
Mi
è piaciuto? Abbastanza, l’ho apprezzato, mi ha anche soddisfatta quel senso di
angoscia che mi ha provocato. Non posso comunque dire che mi abbia totalmente
catturata, ma è stata una lettura soddisfacente. Sicuramente proverò a leggere
il seguito.