è il 1913 e sulla costa
dell’Inghilterra una nave è pronta a salpare per l’Australia. A bordo una
bambina di quattro anni, Nell, stringe il prezioso libro di favole che le ha
regalato la misteriosa Autrice, Eliza Makepeace, che dovrebbe prendersi cura di
lei e l’abbandona, invece, sul ponte. Dopo una traversata che sembra infinita,
la piccola Nell si ritrova sperduta nel porto di Maryborough. Sarà Hugh, il
capitano del porto, a proteggere e accogliere come figlia quella bimba
smarrita, una creatura che sembra piovuta dal cielo a consolare lui e la moglie
della loro sterilità. Solo la sera del ventunesimo compleanno Nell apprende dal
padre il segreto delle sue origini. Ossessionata dai ricordi confusi di un’epoca
lontana, Nell decide di partire alla ricerca della sua vera identità. La
ricerca la porta in Cornovaglia, dove sorge la tenuta di Blackhurst, un tempo
proprietà della nobile famiglia Mountrachet. La donna comincia a ricostruire la propria storia, ma
all’improvviso è costretta a rinunciare. Nel 2005, alla morte di Nell, sua
nipote Cassandra riceve un’eredità inaspettata: un cottage inglese, nel cui
giardino dimenticato è sepolta la memoria di un passato oscuro: quello della
sua custode, Eliza Makepeace, autrice di fiabe inquietanti, e dei Mountrachet.
Quel luogo conserva un fascino misterioso e Cassandra decide di riportarlo allo
splendore di un tempo. Ma quando inizia a scavare tra le erbacce non immagina
che, alla fine, sarà proprio il giardino a restituirle la verità sulle proprie
radici, e a sciogliere l’antico enigma della bambina perduta.
ho
avuto la sensazione di una trama un po’ troppo contorta, forse per l’intreccio
dei tre piani temporali, che non mi ha facilitato la lettura. Non ho
particolarmente apprezzato il clima di mistero celato dietro il labirinto o il
giardino segreto, anzi probabilmente questo tema poteva essere reso un po’
meglio, mi aspettavo cioè un clima un po’ più inquietante. Va dato merito all’autrice
che ha reso il finale abbastanza avvincente, abbastanza inatteso, anche se per
certi aspetti un po’ deludente, in quanto la spiegazione dell’abbandono di Nell
è abbastanza “banale”, anche se efficace nella sua banalità.
Bello
il tema del ritrovamento delle proprie radici, aggiustando i fili del passato
per poter ricominciare a vivere.
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