giovedì 14 gennaio 2016

PAOLO GIORDANO: La solitudine dei numeri primi

PAOLO GIORDANO: La solitudine dei numeri primi
Alice ha sette anni e odia la scuola di sci, ma suo padre la obbliga ad andarci. È una mattina di nebbia fitta, lei ha freddo e il latte della colazione le pesa sullo stomaco. In cima alla seggiovia si separa dai compagni e, nascosta nella nebbia, se la fa addosso. Per la vergogna decide di scendere a valle da sola ma finisce fuori pista, spezzandosi una gamba. Resta sola, incapace di muoversi, al fondo di un canalone innevato, a domandarsi se i lupi ci sono anche in inverno. Mattia è un ragazzino intelligente con una gemella ritardata, Michela. La presenza costante della sorella umilia Mattia di fronte ai suoi coetanei. Per questo, la prima volta che un compagno di classe li invita entrambi alla sua festa, Mattia decide di lasciare Michela nel parco, con la promessa che tornerà presto da lei.
Questi due episodi iniziali, con le loro conseguenze irreversibili, saranno il marchio impresso a fuoco nelle vite di Alice e di Mattia, adolescenti, giovani e infine adulti. Le loro esistenze, così profondamente segnate, si incroceranno e i due protagonisti si scopriranno strettamente uniti eppure incincibilmente divisi. Come quei numeri speciali, che i matematici chiamano primi gemelli: due numeri primi separati da un solo numero pari, vicini ma mai abbastanza per toccarsi davvero.
Questo romanzo è la storia dolorosa e commovente di Alice e di Mattia, e dei personaggi che li affiancano nel loro percorso. Paolo Giordano tocca con uno sguardo lucido e profondo, con una scrittura di sorprendente fermezza e maturità, una materia che brucia per le sue implicazioni emotive. E regala ai lettori un romanzo capace di scuotere per come alterna momenti di durezza e di spietata tensione a scene più rarefatte e di trattenuta emozione, piene di sconsolata tenerezza e di tenace speranza.
Primo libro di Paolo Giordano risalente al 2008 che vado a recuperare con un po' di ritardo. Questo autore mi ha sempre molto incuriosito, mi affascina molto il connubio di formazione scientifica con la passione letteraria – umanistica. Giordano ha scelto di seguire le esistenze graffiate e ferite di due persone e personalità che sembrano oltre che gemelle, come il titolo dell'opera sembra suggerire, perfettamente compatibili. Ma nello stesso tempo, questa loro affinità li porterà a rimanere comunque distanti l'uno dall'altra.
Alice e Mattia hanno delle ferite talmente profonde, che vengono anche messe in evidenza dai loro corpi martoriati che ne fanno come delle cellule isolate dal resto del mondo. Non bisogna essere dei grandi psicologi per capire che la vergogna di non essere stato capace di controllarsi, il dolore per aver deluso il padre da bambina, ha portato Alice verso l'anoressia. Quello che stupisce è come questa ragazza vada avanti per anni senza che nessuno si muova o faccia qualcosa per scuoterla, per tirarla fuori da quel tunnel. Ci sono tanti segni simbolici nel suo comportamento: farsi un tatuaggio sul ventre mai abbastanza piatto, farselo togliere con una cicatrice che lo copra. Quel ventre che, ad un certo punto, non sarà in grado di generare proprio a causa della malattia.
Mattia ha alle spalle questa vergogna e questo senso di colpa fortissimo: aver letteralmente abbandonato la sorella gemella ritardata. Già la sua intelligenza fuori dal comune sembrava una beffa rispetto alle limitate capacità di Michela, quel gesto di abbandonarla a se stessa tormenterà tutta la sua vita. Non a caso la tendenza all'autolesionismo è proprio l'esternazione di quel desiderio di punizione e castigo che ha. Mattia è un ragazzo strano, ai limiti dell'autismo, secondo me.
La storia ci accompagna attraverso le esistenze dei due che si toccano e si lasciano continuamente. Non c'è apparentemente nient'altro che una grande amicizia tra i due e il finale ci dice che devono trovare in loro stessi la forza e il coraggio per andare avanti e voltare pagina.
In fondo sono due numeri primi gemelli, destinati sempre ad avere un numero pari tra di loro.


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