giovedì 23 ottobre 2014

PHILIP ROTH: Patrimonio

PHILIP ROTH: Patrimonio
Patrimonio, una storia tocca le corde delle emozioni con la forza di sempre. Lo sguardo di Philip Roth si posa sul padre ottantaseienne che, famoso per il vigore, il fascino e il repertorio di ricordi connessi a Newark, lotta contro un tumore al cervello destinato ad ucciderlo. Il figlio, colmo di amore, ansia e paura, lo accompagna in ogni fase dello spaventoso viaggio finale, mettendo in luce la determinazione a sopravvivere che caratterizza la lunga e testarda relazione di Herman Roth con l'esistenza.
Questo libro è un'esperienza molto forte che mette alla prova la testa e il cuore del lettore. Questo libro mi è stato regalato e mi è molto prezioso perché, come dice il titolo, è diventato un patrimonio che mi porto nel cuore.
Il libro è stato scritto da uno degli autori americani più amati, apprezzati e acclamati dell'ultimo secolo. Un autore ebraico che si porta sulle spalle il lascito della storia di un popolo e di una comunità, tutto sommato fortunata, trapiantata in un paese che ha dato loro speranza e opportunità. Tutto ciò viene letto e raccontato dall'autore tramite gli occhi di un padre che è arrivato alla fine del suo viaggio. Philip ci racconta per flash le esperienze, ma soprattutto il carattere del padre, Herman, un uomo proveniente da una povera famiglia ebrea arrivata a Newark. Egli, col suo lavoro di assicuratore, ha saputo dare alla propria famiglia un futuro, speranze e grandi possibilità. Quest'uomo è sempre stato una roccia ed ora il figlio lo deve vedere sfiorire pian piano per colpa di una malattia. Il libro non è soltanto il ricordo di alcuni momenti fondamentali della vita del padre e della sua famiglia; è il percorso di una esperienza umana e la consapevolezza, dolorosa, della destinazione verso la quale navighiamo tutti. È la consapevolezza che quello che noi tutti siamo è inevitabilmente legato a quello che i nostri giocatori, e i nostri antenati ci hanno lasciato, è il patrimonio di cui tutti siamo depositari. A mio avviso, nel corso della lettura non possiamo fare a meno di pensare che questo patrimonio non è soltanto qualcosa di genetico, il nostro aspetto, o psicologico, il carattere che sviluppiamo, ma in generale la nostra umanità, o fragilità, la nostra ancora ma anche la nostra vela.
Non è una lettura facile o leggera anche perché ti mette inevitabilmente di fronte al tema dell'inesorabile passare del tempo e del consumarsi della vita. Nello stesso tempo l'autore riesce a trattare il tutto anche con toni che appaiono a volte leggeri; ogni tanto emerge il famoso humor ebraico, e sempre attraverso uno stile godibilissimo. La scrittura è accessibilissima al grande pubblico, pur essendo niente affatto semplicistica o banale.


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