martedì 23 settembre 2014

DAINA CHAVIANO: L'isola degli amori infiniti

Miami, 1994. Cecilia, giornalista di origine cubana, ascolta da Amalia, un'anziana dal fare enigmatico, una storia nata nel lontano passato; una vicenda fatta di sentimenti e passioni, in cui i destini in apparenza distanti di tre famiglie – appartenenti alle tre etnie del popolo cubano: cinese, africano e spagnolo – si incrociano per le strade di un'Avana misteriosa e magica. Cecilia rimane incantata, rivive dolori, battaglie e illusioni dei protagonisti del racconto, fino a scoprire che anche lei è destinata a farne parte... L'isola degli amori infiniti è una saga familiare che affascina per la sua originalità e i suoi toni quasi da favola. Un romanzo in cui culture, credenze e usanze diverse si mischiano sull'onda di un sentimento universale: l'amore.
Questo romanzo mi ha lasciato un po' perplessa e un po' interdetta. Domandandomi come iniziare questa recensione, non mi è venuto in mente nulla di davvero indicativo in poche parole su quello che era il mio pensiero a proposito. Mi dispiace dirlo, ma appartiene a quella categoria di libri che ti lascia ben poco.
Come spiegato nel quarto di copertina, viene ripercorsa una saga familiare che collega una famiglia cinese a una spagnola e nera e vi si sommano tutte le etnie che compongono il popolo cubano. Attraverso il racconto che l'anziana Amalia fa a Cecilia si ricostruisce la storia della sua famiglia. Ogni generazione è caratterizzata da un grande, drammatico e imperituro amore messo alla prova dai drammi dell'esistenza personale e dalla storia.
Nello stesso tempo Cecilia, che è una giovane e solitaria giornalista, investiga su delle apparizioni di una casa per poterne scrivere un articolo.
Trama
La trama prende spunto da una ispirazione che poteva risultare valida perché c'è un po' di tutto. Dal mistero alla storia d'amore, dalla saga familiare ai riferimenti alla storia di Cuba. Il tutto, però, appare sempre come sviluppato fino a un certo punto e poi lasciato lì, non ben sviluppato. Faccio qualche esempio: la storia della casa fantasma che appare a intermittenza e che è collegata a Cecilia, viene portata avanti, si scopre il legame con Cecilia ma non si capisce il motivo di questo strano fenomeno se non per un generico desiderio dei suoi famigliari di proteggerla. E, ancora, la storia tra Cecilia e Roberto che è solo leggermente accennata. Considerando che il focus della storia è su altro, si faceva meglio a evitare del tutto questo elemento.
Personaggi
Anche sui personaggi, sembra che molto sia solo accennato e che non ci sia spazio e tempo per approfondire meglio. In questo caso mi riferisco soprattutto ai personaggi del lungo racconto di Amalia che avrebbero potuto essere molto più affascinanti se solo si fosse dato maggior spazio alla loro vicenda. Questa è una di quelle saghe che avrebbe avuto bisogno di centinaia e centinaia di pagine per poter trattare con soddisfazione la loro storia. Molti passaggi possono risultare incomprensibili, altri promettono bene, soprattutto la storia d'amore tra Amalia e Pablo con l'incontro delle due etnie, cinese e cubano-spagnola potevano avere un maggiore sviluppo.
Stile
Ho come avuto la sensazione, per tutto il libro, che l'autrice volesse scimmiottare, diciamo ispirarsi, al realismo magico di Marquez o della stessa Allende, attraverso i misteri della cultura cubana e cinese. Ma anche in questo caso, non riesce ad essere altrettanto suggestiva, né riesce a inserire l'elemento “paranormale” in maniera adeguata alla storia.

Questo libro è stato un'esperienza poco esaltante e molto deludente per molti versi.

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