mercoledì 29 gennaio 2014

SUSAN WIGGS: Eliza dei miracoli

TITOLO: Eliza dei miracoli
AUTRICE: Susan Wiggs
TITOLO ORIGINALE: The Horsemaster's Daughter
USCITA ITALIANA: Harmony romance 30
GIUDIZIO PERSONALE: 4/5
Virginia – California, 1854 – 1858
Dotata di un potere quasi magico sugli animali, capace di domarli e di guardarli, Eliza trasforma in un campione pressoché imbattibile lo stallone impavido di Hunter Calhoun. L'uomo, colpito dalla sua bravura, trascina Eliza nella sua piantagione ormai in rovina, sulle coste della Virginia. La giovane con un tocco di colore e femminilità ridona al luogo la splendore di un tempo, nonostante l'apparente indifferenza di Hunter, che si macera nella propria solitudine. Fino a quando la passione esplode e si consuma sotto un cielo trapunto di stelle. Ma la cosiddetta buona società, perbenista e meschina, emargina Eliza per le sue umili origini, costringendola a partire. Divisi da due oceani gli ostaggi amanti rischiano di perdersi. Ma forse l'amore può gettare un ponte tra sponde tanto lontane.
Conoscevo l'autrice da tanto tempo apprezzata ma non mi aspettavo di trovarmi davanti un testo così delizioso come l'ho trovato. Una storia, che pur partendo da premesse abbastanza tradizionali, è stata costruita in maniera molto originale e appassionante. È la storia di Hunter Calhoun proprietario di Albion, un'antica tenuta di tabacco da lui trasformata in un'azienda di allevamento di cavalli irlandesi, dopo aver proceduto alla liberazione degli schiavi. Da quando ha preso nelle sue mani l'azienda, tutto sembra andare male: si è ritrovato sommerso dai debiti del padre, l'allevamento non decolla, il suo matrimonio è fallito e, infine la moglie è morta in modo tragico e i suoi due figli hanno subito un trauma che ha portato il maggiore Theodore, detto Blue, a smettere di parlare. A tutto ciò si aggiunge che il nuovo stallone che ha acquistato è pazzo e sta uccidendo le sue giumente... Quando stava per uccidere il cavallo, viene a sapere che su una vicina isola abita un abile addestratore di cavalli che rappresenta la sua ultima speranza. Arrivato sull'isola Flyte, non trova il famoso fantino Henry Flyte, ma la sua giovane figlia, Eliza Flyte, che vive lì in totale solitudine in una strana condizione di fusione con la natura. Anche lei è abile con i cavalli e inizia ad addestrare Sir Finnegan. I due sono, allora, costretti a vivere in stretto contatto.
Di questo libro mi è piaciuto:
  • La trama che ho trovato straordinaria. Pur non avendo nulla di particolare o di eccezionale ma essendo la classica storia di un amore contrastato dalle differenze sociali. Il tutto è trattato con una tale abilità nel rendere credibile, vivace e piacevole la storia che dipende esclusivamente dalla bravura dell'autrice. In questo libro c'è di tutto: la storia d'amore tra due individui, il rapporto padre-figlio, il tema dello schiavismo, la società americana segregazionista.
  • Mi è piaciuta Eliza perché è una figura originale: è ingenua, incorrotta da sovrastrutture, che purtroppo imparerà a conoscere nella sua vita a contatto con altri uomini e donne. È cresciuta in solitudine, assieme al padre, in un microcosmo dove si è creata delle sue regole, che non sono le stesse di quelle della vita associata; ha una straordinaria empatia rispetto alle altre creature della natura. Con la stessa dolcezza e capacità di leggere i sentimenti che usa per gli animali, usa anche nella interpretazione e nella cura della psiche dei piccoli figli di Hunter.
  • Hunter è il classico eroe tormentato all'ennesima potenza. Ne ha avuto di che essere arrabbiato con il mondo, visti tutti i guai che gli sono caduti addosso nell'ultimo periodo. È un uomo perfettamente credibile rispetto al tempo e alla società in cui vive. Non crede certo di poter affrontare tutti i pregiudizi della società che lo circonda e quindi legarsi ad Eliza. Allo stesso tempo deve anche superare il suo dramma personale che lo porta a rifugiarsi nell'alcol, e il suo difficile rapporto con i figli. Il momento in cui tutto ciò emerge e scoppia è davvero commovente.
  • Mi sono molto piaciuti i bambini, Blue e Belinda, innanzitutto perché sono perfettamente credibili come bambini. In secondo luogo perché hanno anche loro un ruolo importante nel libro e hanno una loro struttura psicologica interessantissima. Sicuramente Blue è più complesso perché è quello che ha subito maggiormente il trauma della morte della madre; ma anche Belinda, che sembra più spensierata, ha una sua complessità.
Il libro è in generale molto bello e meritano molto anche i personaggi secondari. Ho scoperto che fa parte di una serie e mi piacerebbe trovare gli altri libri.

SERIE CALHOUN CHRONICLES

  • LEZIONI DI FASCINO
  • ELIZA DEI MIRACOLI
  • L'ARTE DELLA SEDUZIONE
  • FIORI NEL FANGO
  • IL FASCINO DI ISABEL

giovedì 23 gennaio 2014

ROBERTO PERRONE: Averti trovato ora

Forse non si erano mai posti esplicitamente la domanda, ma se qualcuno glielo avesse chiesto Marco e Anna avrebbero risposto che sì, nella vita avevano tutto ciò che conta, avevano coronato i loro sogni più grandi.
E in effetti: Marco de Grandis, ventisette anni, giunto dai polverosi campetti di calcio del paese d'infanzia a giocare come ala in un prestigioso club milanese in Nazionale. Bella senza essere appariscente, più colta e riservata della media dei suoi colleghi ma come loro immerso in una vita facile, leggera e scintillante. Quanto ad Anna, Anna Mariani: quarantadue anni portati luminosamente, bionda, spiritosa, piena di vita. Un lavoro come docente universitaria di Storia dell'Arte, un marito sensibile e pieno d interessi e due amatissimi figli piccoli.
Sarà solo incontrandosi – per caso, durante un evento di beneficenza organizzato nella parrocchia di lei – che Anna e Marco scopriranno che qualcosa manca alla loro esistenza. O meglio, grazie a uno di quegli incroci del destino che appaiono insensati a tutti, salvo a chi ne è coinvolto, scopriranno una nuova dimensione, incommensurabile con tutte le altre. La dimensione in cui la loro indiscutibile diversità non è ragione di lontananza ma al contrario fonte di una passione che cambia il colore delle giornate, la geometria dei luoghi, le idee sul futuro e su se stessa. È tutto difficilissimo, in un amore come questo, eppure non c'è nulla di più semplice e puro. Rimanere fedeli a se stessi pur facendo spazio a un sentimento di travolgente pienezza, amare senza nulla togliere alle persone amate, scoprire che si è davvero, dove si desidera andare e con chi... Questa la sfida per Anna e Marco.
Affidando il racconto alla voce di un giovane uomo capace di dare a ogni cosa – anche ai sentimenti più brucianti – il suo nome, con una scrittura di grande limpidezza e forza, Roberta Perrone ci regala un delicatissimo romanzo sulla passione, quella di un uomo e di una donna e quella per il grande calcio: tutto narrato “da dietro le quinte”, con la sensibilità e la sapienza di uno scrittore che del calcio (e dell'amore) conosce molti segreti.
Considerando il fatto che l'autore sottolinea la fatica e l'impegno che ha messo nella scrittura di questo libro in ore extralavorative, dico che avrebbe potuto impiegarlo per dedicarsi un po' di più al suo lavoro di giornalista sportivo o per stare insieme alla famiglia. L'anno non è iniziato particolarmente bene con questo romanzo che ho trovato terribile
brevemente, per non fare troppi spoiler, vi dico che è semplicemente la cronaca di una relazione extraconiugale tra un calciatore (secondo me del Milan), nel pieno della sua maturità sportiva, di ventisette anni, e una docente universitaria di storia dell'arte di 42 anni. Lasciamo passare la banalità nella scelta dei nomi, lasciamo perdere i commenti salaci che verrebbero spontanei su un tale rapporto, ma questa storia, per come viene raccontata, risulta di una banalità imbarazzante: è una classica storia di tradimento dove i sentimenti non appaiono né particolarmente determinanti sul comportamento degli individui. Per lo meno, l'autore vorrebbe lasciarci intendere che questo rapporto avrebbe determinato una crescita culturale e morale del protagonista... tutto ciò risulta, come buona parte del resto, molto banale e superficiale. Apprezzabile il tentativo di superare il cliché del calciatore legato alla soubrette, non che questo sia sostituito da un modello migliore... soprattutto da parte di Anna mi chiedo dove risieda il sentimento.
Dal punto di vista stilistico ho trovato la storia scritta in maniera pessima: frasi brevi, prevalentemente coordinate, linguaggio povero. Probabilmente dipende dal fatto che la voce narrante sia quella del calciatore di media cultura, ho pensato che volesse riprodurlo in maniera realistica, ma capite che tutto ciò contribuisce alla banalità del tutto.

Non mi sorprende che lo stile risulti così ripetitivo, dato che l'autore è un giornalista sportivo, ambito dove si sa che predomina il linguaggio gergale e fisso. Francamente, suggerirei a Perrone di dedicarsi solo al giornalismo sportivo.

martedì 21 gennaio 2014

ANNE HERRIES: Il frutto proibito

TITOLO: Il frutto proibito
AUTRICE: Anne Herries
TITOLO ORIGINALE: Forbidden Lady
USCITA ITALIANA: GRS 631, aprile 2008
GIUDIZIO PERSONALE: 1/5
Inghilterra, 1485
Ripudiato dall'adorata Lady Melissa Whitbread e orribilmente sfigurato dai famigliari di quest'ultima, Robert di Melford lascia l'Inghilterra in cerca di fortuna. Ma il tempo della vendetta non è lontano: spodestato Riccardo III e salito al trono con il nome di Enrico VII, il nuovo re incarica Robert di conquistare il castello dei Whitbread, fedeli al precedente sovrano. E così Melissa si ritrova in balia del pretendente che ha duramente respinto. Più di ogni altra cosa lui vorrebbe punirla, eppure, quando la fanciulla gli giura di essere stata costretta dal padre a rifiutarlo e di averlo fatto per salvargli la vita, il risentimento di Robert vacilla. Ma com'è possibile perdonare quella pur vulnerabile bellezza, quando in volto si porta il segno indelebile della sua crudeltà?
Un romanzo assolutamente detestabile che ho fatto una fatica tremenda a finire. Ero già partita prevenuta, perché di solito non mi piacciono i libri ambientati nel '500, ma questo ha superato ogni altro detestabile intreccio precedentemente letto.
La storia parte con un amore contrastato da parte della famiglia di lei. Melissa di Whitbread è costretta e rinunciare a Robert di Melford ma non immagina che l'uomo che ama sarà aggredito dal suo fratellastro e gravemente ferito al volto. La sua vita al castello di Whitbread è penosa, tanto che lei vorrebbe rifugiarsi in un convento, invece il padre la costringe a fidanzarsi con il marchese di Leominster. Ma si sta preparando un profondo cambiamento: re Riccardo III sarà spodestato dal futuro Enrico VII e Robert si pone al suo servizio e per suo conto conquista il castello dei Whitbread. I due innamorati sono di nuovo l'uno di fronte all'altra...
Di questo libro NON mi è piaciuto:
  • La trama ha uno sviluppo a dir poco semplicistico, ci sono delle situazioni del racconto decisamente assurde, molto ingenue, dei dialoghi elementari che danno l'impressione che questo libro sia stato scritto da un'autrice inesperta, cosa che non è.
  • Ci sono delle situazioni che ho trovato del tutto incoerenti tra di loro o addirittura superflue: perché q uel riferimento alla madre di Melissa presunta morta, poi non più, Owain la trova ma lei non vuole farsi vedere dalla figlia, prima dice perchè la sua vita è nel convento, poi rivela che è malata di lebbra. Anche quest'ultimo particolare: per anni ha curato i lebbrosi ed era quasi venerata perchè avevaa proprio questa capacità di guarire, e poi si ammala. Perchè aggiungere questo personaggio se non doveva mai entrare in contatto coi protagonisti?
  • Il romanzo è piuttosto ripetitivo su certe cose ma è, secondo me, piuttosto approssimativo sulla storia d'amore di cui non si capisce nulla: come, perché i due protagonisti si sono innamorati, cosa amano l'uno dell'altra? In cosa consiste la loro storia d'amore se le loro scene insieme si limitano ad alcuni litigi e poi ad alcune scene di rimorso?
  • E che dire dei due protagonisti? Sono del tutto inconcludenti, poco delineati e per nulla motivati. Melissa è un personaggio, a mio modo di vedere, debole che si lascia trascinare dagli eventi, rispetto ai quali la sua unica reazione è quella di scappare, nella solitudine. Robert è arrabbiato perché non solo è stato rifiutato dalla donna che ama ma, per colpa sua, è stato anche orrendamente sfigurato. Per buona parte del libro la tratta male e poi, all'improvviso e senza nessuna spiegazione, muta il suo odio in tenerezza e la sua rabbia in rimorso. Cosa è successo esattamente per fargli cambiare idea?
Se proprio devo trovare qualcosa che mi è piaciuto:
  • l'immagine di copertina è, in effetti, bella, ma non mi spingo oltre.
Davvero un pessimo libro che mi pento di aver comprato.

giovedì 16 gennaio 2014

MARY BALOGH: Semplicemente perfetto

TITOLO: Semplicemente perfetto
AUTRICE: Mary Balogh
TITOLO ORIGINALE: Simply Perfect
USCITA ITALIANA: RM Emozioni 7, agosto 2009
GIUDIZIO PERSONALE: 3/5
Claudia Martin, colta e dai modi semplici, dirige con impegno e intelligenza una scuola per giovani signore poco abbienti. Genuino è il suo disprezzo per l'aristocrazia e per la superficialità dei rituali che la caratterizzano. Trovarsi quindi in viaggio da Bath a Londra in una splendida carrozza con Joseph Fawcitt, marchese di Attingsborough, è per lei un tormento. Che diventa autentico supplizio nel momento in cui scopre di essere attratta da lui. Per contro, Joseph si accorge al primo sguardo di quanto Claudia sia appassionata e gentile, insomma proprio una donna da sposare. Esisterà, tra questi due opposti, il fatidico punto d'incontro?
Si conclude con questo libro il quartetto dei libri della serie Simply dedicata a quattro giovani insegnanti. A concludere il tutto arriva la fondatrice della scuola che a Bath insegna l'educazione a ragazze abbienti e bisognose insieme, Claudia Martin. Inaspettatamente la donna si trova in contatto e a dover passare del tempo con Joseph Fawcitt marchese di Attingsborough e scopre che oltre la facciata della ricca nobiltà gaudente ci possa essere molto altro, tanto che dall'aperta ostilità si passa all'amore.
Di questo libro NON mi è piaciuto:
  • come si può intuire dalla trama, di trama in realtà c'è poco, nel senso che, come al solito, i libri della Balogh si basano su uno scambio di idee, su dialoghi. Manca del tutto l'azione e le vicende si svolgono sempre in case di campagna durante delle feste. Ancora una volta debbo dire che, se all'inizio mi piaceva questo modo di costruire le storie, ora mi sono un po' stancata di leggere sempre le stesse situazioni.
  • Il romanzo è, a dir poco, sovraffollato. Compaiono i personaggi di svariati libri precedenti, non solo della serie Simply ma anche di quella dei Bedwyn. È bello ricostruire un po' tutto un mondo Balogh e capire i rimandi, però tutto questo mette continuamente a dura prova la memoria della lettrice e poi ci sono davvero troppi, troppi personaggi. Inoltre, chi non ha letto i precedenti libri della Balogh rischia di non capire nulla dei riferimenti.
Di questo libro mi è piaciuto:
  • mi è piaciuta la dolcezza di Joseph, un uomo del suo tempo, un uomo che non è riuscito a superare alcune convenzioni ma che trova la forza di ribellarsi per l'amore che prova per la figlia illegittima. La tenerezza che è sempre capace di manifestare lo fa apparire un personaggio amabile, pur essendo totalmente diverso dal classico protagonista alfa.
  • Mi è piaciuta molto anche Claudia Martin perché è una donna sicuramente forte e coraggiosa che ha superato grandi avversità, quando si è trovata sola al mondo e senza mezzi. Sicuramente le difficoltà della vita l'hanno portata ad avere un forte pregiudizio nei confronti della nobiltà in toto. La sua forza è quella di avere il coraggio di cambiare idea e di capire di avere sbagliato nel suo giudizio. Ho trovato, come capita sempre in questi casi, che fosse poco coerente con l'immagine dura, integerrima e rigida degli altri libri della serie. Claudia troppo facilmente si ammorbidisce.
  • Come sempre, lo stile della Balogh è magistrale; come sempre è un valido connubio di risate, di tenerezza, di descrizioni molto efficaci. Solo la piccola Lizzie mi è sembrata troppo generica e poco infantile.
SERIE SIMPLY
  • Risveglio di passioni
  • Semplicemente amore
  • Semplicemente magico
  • Semplicemente perfetto



martedì 14 gennaio 2014

ANNA QUINDLEN: Svegliati e sorridi

E' un lunedì mattina come tanti altri, ma non per Meghan Fitzmaurice, la conduttrice televisiva più adulata, pagata e invidiata d'America. Perché quel giorno, poco prima dello stacco pubblicitario, durante un'intervista al vetriolo, convinta di non essere in onda, il volto più noto del piccolo schermo scivola su una buccia di banana, insultando pesantemente il proprio ospite in studio. Può un'offesa in diretta televisiva sconvolgere l'esistenza di un'intera famiglia? Ne sa qualcosa la sorella di Meghan, Bridget, l'io narrante di questa storia, vissuta sempre nella sua ombra. Assistente sociale nel Bronx, cresciuta lontano dai riflettori e con un fidanzato poliziotto, Bridget è testimone suo malgrado di quel dramma imprevisto. Perché Meghan, la regina dei salotti di Manhattan, perderà tutto in un battito di ciglia: il marito con il quale ha una relazione difficile, il figlio, gli onori e la gloria, la sua stessa identità. Ma è solo mettendo tutto in discussione che le due donne potranno dare una svolta consapevole alla loro vita. Ispirato a un fatto di cronaca, Svegliati e sorridi fa luce con intelligenza e humour sul rapporto tra due sorelle apparentemente inchiodate ai rispettivi ruoli di cigno e brutto anatroccolo, che, scoprono, attraverso le difficoltà e il dolore, di non essere (solo) quello che sembrano. Sullo sfondo, l'impeccabile preciso e ironico ritratto della New York di oggi, descritta con irriverente affetto di una delle più note scrittrici e giornaliste americane.
Racconto interessante sul rapporto apparentemente risolto, in realtà molto complicato tra due sorelle: Meghan e Bridget. Le due hanno avuto un passato difficile già dalla famiglia complicata, dalla madre assente e dalla morte prematura dei due genitori. Prese in affido dalla zia crescono e si orientano verso due stili di vita completamente diversi. Meghan diventa una celebre giornalista televisiva osannata, seguita e invidiata; mentre Bridget diventa assistente sociale e lavora in una casa famiglia in un quartiere malfamato. È come se Bridget avesse sempre vissuto all'ombra della sorella e avesse fatto dell'understatement la cifra per potersi distinguere dall'appariscenza della sorella. Ma, all'improvviso, la splendida vita di Meghan sembra andare in frantumi: fallisce il suo matrimonio e viene allontanata dal lavoro, si ritira in una vita isolata. I sentimenti di Bridget nei confronti della sorella sono ambivalenti perché, nonostante sia dispiaciuta e in apprensione per la sua assenza, sembra riprendere in mano la sua vita e diventarne protagonista. È il momento giusto per lei di chiarirsi sui suoi sentimenti nei confronti di se stessa e della sua famiglia.
È un libro abbastanza interessante, anche se fino alla fine non riuscivo a capire dove l'autrice volesse andare a parare: se questa Meghan era davvero un'egoista egocentrica o meno. Si tratta di una bella analisi delle vite di due donne che hanno affrontato la vita in modi diametralmente opposti ma non per questo meno intensi. Avrei preferito capire meglio Bridget piuttosto che vederla sempre e solo come uno specchio riflesso della sorella.
Dal punto di vista stilistico ho trovato il libro scritto bene, anche se mi ha dato un certo fastidio il raccontare attraverso un continuo accavallarsi di ricordi che faceva un po' perdere il punto di partenza.

Interessante!