martedì 29 maggio 2012

LESLEY PEARSE: Senza guardarsi indietro


Londra, 1842. Matilda è una povera fioraia nell'affollato mercato di Covent Garden. Ma una giorno la sua esistenza prende una svolta inaspettata: salva la vita della piccola Tabitha, figlia del reverendo Milson, e i genitori riconoscenti le offrono la possibilità di trasferirsi insieme a loro in America. Dai fumosi sobborghi londinesi Matilda si trova catapultata dapprima nell'affollata New York, quindi nelle sterminate pianure del West, infine nella San Francisco della Corsa all'Oro. Tentando di costruire una vita migliore per sé e per Tabitha nel paese della libertà, Matilda conoscerà la passione e la sofferenza. Ma sarà l'incontro con il capitano James Russell a rivelarle l'amore vero. Un sentimento che resiste alla lontananza, alla guerra e ai pregiudizi. È un difficile cammino quello di Matilda, un percorso che le insegnerà come la vita vada affrontata comunque, anche nel dolore più cupo, tra le difficoltà più aspre. L'importante è non voltarsi mai indietro.
Non nascondo che leggere questo libro è stata un'impresa difficile. Al di là delle dimensioni del racconto (più di 700 pagine!) a pesare maggiormente è il contenuto e la drammaticità degli eventi riportati. La trama è abbastanza chiara dalla quarta di copertina: è la storia di una donna negli ultimi 58 anni della sua vita. Da ragazzina, venditrice di fiori nella Covent Garden vittoriana, la vita la porta ad essere una bambinaia per la famiglia di un reverendo e a seguirli in America. Qui, Matilda dovrà affrontare tantissime prove sempre guidata dalla raccomandazione del padre di “andare sempre avanti, senza guardarsi indietro”.
Tra gli aspetti positivi di quest'opera c'è sicuramente l'accuratezza nel ricostruire gli eventi, sia personali dei personaggi, sia generali della storia. Dalla vita privata, in tutti gli aspetti, a eventi importanti come la corsa all'oro nel profondo West, la guerra civile statunitense; lo svilupparsi di città americane come New York e San Francisco. Il progetto generale dell'opera è grandioso, a volte sembra dispersivo e non si capisce il perchè di certi particolari, o di certi personaggi anche se rientrano bene all'interno di una costruzione molto accurata. Nonostante ciò, io avrei tranquillamente eliminato alcuni particolari e alcuni personaggi.
Certamente domina grandiosa la figura di Matilda da piccola fioraia a milionaria, ha compiuto un percorso di autoaffermazione in un secolo che non era particolarmente favorevole alle donne. È stata un sostegno e un esempio per tutte le persone che le stavano accanto. Il suo percorso, però, è stato particolarmente doloroso.
E veniamo, perciò, al punto debole di questo romanzo, ciò che spesso mi bloccava dall'andare avanti nella lettura: l'estrema drammaticità della storia. Matilda ha una vita molto, troppo, complicata: progressivamente muoiono tutte le persone che le sono più care in un accumularsi, a mio avviso eccessivo, di dolori su dolori. Soprattutto, quando sembrava che tutto stesse andando bene, ecco una nuova tragedia. Lode allo stoicismo della protagonista, ma capirete se, a un certo punto, ho sviluppato un vero rifiuto per il libro. Troppo deprimente!

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