sabato 19 novembre 2011

SOPHIA NASH: Un cuore appassionato

TITOLO: Un cuore appassionato
AUTRICE: Sophia Nash
TITOLO ORIGINALE: A Passionate Endeavor
USCITA ITALIANA: I Romanzi Mondadori 784, ottobre 2007
GIUDIZIO PERSONALE:Image Hosted by ImageShack.usImage Hosted by ImageShack.usImage Hosted by ImageShack.us
PER CURARE LE SUE FERITE BASTERA’ IL SUO AMORE?
È un amaro ritorno a casa quello di lord Nicholas Huntington. Ancora sofferente per le ferite riportate in guerra, deve accorrere al capezzale del padre, la cui vita è appesa a un filo nonostante le cure del miglior medico del continente. Sarà Miss Charlotte Kittridge, schiva figlia del dottore, a occuparsi inaspettatamente di lui. Tra Nicholas e Charlotte subito scaturisce irrefrenabile la sua passione, ma un segreto minaccia la loro felicità…
Lord Nicholas Huntington ritorna a casa, dopo aver combattuto nelle campagne napoleoniche, con una brutta ferita a una gamba, ma non può più rimandare il suo rientro, visto che il padre è in fin di vita. Nella casa famigliare trova il dottor Kittridge e la figlia che gli salvano la vita e lo curano. Inizialmente la sua giovane infermiera, Charlotte Kittridge, gli sembra un povero topino trasandato ma pian piano si insinua nella sua vita e, piano piano, la cambia.
Charlotte è figlia di un medico e ha dedicato tutta la sua vita ad aiutare gli altri sin da quando lei, il padre e il fratello sono stati costretti a fuggire dalla Francia, durante il Terrore, dopo l’esecuzione della madre. Proprio per questi antecedenti, Charlotte nella vita non ha fatto altro che nascondersi. Ora, però, tutti i suoi sogni romantici vengono ridestati dalla presenza del bel lord Huntington.
La trama non prevede grandi evoluzioni, è tutta basata sui confronti tra i due protagonisti che cercano, e trovano, l’uno nell’altra conforto e sostegno. Perché entrambi hanno delle ferite e delle insicurezze. Quelle che emergono maggiormente sono quelle di Nicholas. Egli è afflitto da quella che oggi chiameremmo dislessia, nonostante i tantissimi sforzi non ha mai saputo leggere, questo ha indotto tutti a credere che fosse ritardato e l’ha portato a scegliere di rinunciare ai suoi diritti di primogenito, di rinunciare a una propria famiglia. Ma, ora che è tornato a casa si rende conto che il fratellastro non gestisce bene la proprietà, anzi ha ridotto i fittavoli e le terre in possesso in miseria e distruzione. Nicholas, grazie all’incoraggiamento e alla fiducia di Charlotte, decide di riappropriarsi dei suoi diritti e delle sue responsabilità e di smentire chi lo considera poco intelligente.
Non c’è quindi una trama particolarmente complessa né un cattivo diabolico, anche se il lento lavorio fatto dalla matrigna e dal fratellastro di Nicholas per minare la sua sicurezza è degno delle menti più malefiche. Nicholas è sicuramente un eroe a cui siamo poco abituati: dietro un aspetto possente, virile e sicuro, mostra una fragilità profonda alimentata da lunghi anni in cui si è sentito dire che è stupido, nonostante i suoi sforzi di dimostrare il contrario. In questo romanzo dimostra che, al di là della sua capacità di leggere o meno, l’intelligenza non gli manca proprio.
Questo libro è molto interessante: ha degli aspetti molto belli e altri da perfezionare. Sicuramente l’autrice ha descritto molto bene l’anima e la psiche dei personaggi, soprattutto di Nicholas, era facile identificarsi con la sua frustrazione davanti a una pagina in cui le lettere ti ballano davanti agli occhi e non li sai associare a una parola. È stato molto coraggioso, da parte della Nash, affrontare questo argomento, di cui spesso non sappiamo molto.
Ho trovato splendidi i continui riferimenti a Jane Austen e le citazioni che l’autrice pone a inizio capitolo. Charlotte ha scoperto questa scrittrice che lei chiama “la lady” che l’ha trascinata nel suo mondo romantico e che ora la induce a desiderare di poter attirare il cuore di Lord Huntington. Lei, da brava zitella e donna poco avvenente (almeno lei si ritiene così), si identifica in molte delle protagoniste della Austen, da Elizabeth Bennett a Elinor Dashwood. Una buona prova da un’autrice che, spero, venga ripubblicata.

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