sabato 19 novembre 2011

PHILIPPA GREGORY: Il giullare della regina

TITOLO: Il giullare della regina
AUTRICE: Philippa Gregory
TITOLO ORIGINALE: The Queen’s Fool
USCITA ITALIANA: Sperling & Kupfer 2006
GIUDIZIO PERSONALE:Image Hosted by ImageShack.usImage Hosted by ImageShack.us
Anno del Signore 1553. Alla corte d’Inghilterra, splendido e feroce teatro della rivalità tra le figlie di Enrico VIII, Maria Stuarda ed Elisabetta I, giunge un insolito giullare: Hannah Green, giovane ragazza ebrea, sotto abiti maschili,  in fuga dagli artigli dell’Inquisizione insieme al padre stampatore. Il raro dono della chiaroveggenza le varrà fiducia e protezione presso lady Maria, ma anche ostilità e sospetto, per le scomode verità che è chiamata a rivelare. Promessa sposa a Daniel Carpenter e costretta dall’affascinante e traditore Robert Dudley per il quale nutre una bruciante passione, a spiare la cattolicissima erede, scoprirà una donna di fede che intende riportare il popolo alla sua religione. Ma l’astuta e calcolatrice Elisabetta tesse nell’ombra la sua mortale ragnatela… Sullo sfondo tumultuoso della guerra civile, e dietro le fredde grate della Torre di Londra, l’autrice tratteggia una straordinaria figura femminile, divisa tra l’amore e i doveri famigliari; fra l’affermazione della propria libertà e la schiavitù in cui la voleva un’epoca già troppo antica per lei.
Terzo libro che leggo della Gregory, sempre dedicato alle controverse vicende della corte inglese durante la dinastia Tudor. Non è un caso che questo periodo eserciti un così grande fascino e sia spunto per tanti romanzi, visto quanto complesso, contorto sia stato, dalla Guerra delle Due Rose alla morte di Elisabetta. La Gregory ha dedicato una vera e propria saga che io non sto leggendo nell’ordine e che, francamente, non so neanche se leggerò gli altri libri, al momento non li ho comprati.
Questo libro dovrebbe essere il secondo  e va dalla morte del re Edoardo VI, figlio di Enrico VIII, alla fine del regno di Maria la Sanguinaria. L’autrice sceglie di raccontare questo tormentato periodo da un punto di vista un po’ particolare, un punto di vista solitamente poco considerato, quello di una ragazza le cui originie religione ne fanno simbolo di emarginazione. Si tratta di Hannah Green, una giovane ebrea di origine spagnola, fuggita dalla terra d’origine a causa delle persecuzioni, la sua stessa madre ne è stata vittima, con il padre stampatore. In Inghilterra sperano di trovare maggiore tranquillità e sicurezza, pur dovendo vivere un’apparente vita di cristiani e trovandosi in una terra in cui la questione religiosa diverrà sempre più tormentata a causa dei continui passaggi tra un re e l’altro dalla religione anglicana a quella cattolica e viceversa. Hannah ha un ulteriore pericolo incombente su di lei: ha delle visioni che anticipano il futuro ed è questo che la rende interessante agli occhi di Robert Dudley che la prende al suo servizio come giullare di corte per re Edoardo, passandola a Maria per fare di lei la propria spia in queste tormentatissime vicende Hanna vivrà con tutte e tre i sovrani Tudor, attuali e futuri, guadagnandosi la fiducia di tutti,  sapendosi destreggiare  tra mille intrighi, inganni, trappole.
A casa, poi, l’aspetta il fidanzato che la famiglia le ha destinato, il giovane medico Daniel Carpenter, anche lui ebreo in incognito, ma la ragazza sembra subire troppo il fascino di sir Dudley  e provare una naturale avversione per il suo promesso sposo.
Il mio giudizio globale pende di più per un giudizio negativo: questa lettura mi è sembrata noiosa, pesante, corretta dal punto di vista storico ma fino a un certo punto, poco coinvolgente.
Mi è piaciuta la ricostruzione storica perché è abbastanza attendibile e ha reso vivi i personaggi storici facendoceli vedere in quello che doveva essere il loro privato, con le loro gioie e i loro dolori. Mi ha lasciata un po’ perplessa l’amore e la passione che la regina Maria professa per suo marito Filippo di Spagna, dovrei controllare in qualche testo storico se fu veramente passione mentre sapevo benissimo delle sue gravidanze isteriche, anche se a tal proposito mi chiedo come mai i medici di corte non se ne accorgessero e come è possibile che Maria si limiti a dire, tra le lacrime certo, che il bambino non c’è più, quando in realtà non c’è mai stato, non si rendeva conto che aveva una gravidanza un po’ strana? Mah!
Ho trovato anche un po’ strana l’immagina di Elisabetta che civetta con Filippo di Spagna e di questi ammaliato dalla fanciulla, sapendo quanto si siano odiati e combattuti in seguito. Nel complesso, però, la ricostruzione storica è fatta con molta attenzione.
Mi è piaciuto anche che emergesse quella che era la vera essenza di questo periodo: la simulazione (ne parlano anche i grandi storici italiani del Cinquecento). L’inganno, le trame sovversive, ma anche semplicemente comportarsi all’apparenza in un modo e poi nel privato fare il contrario. Questo riguarda innanzitutto i grandi personaggi storici, Elisabetta in primis, i personaggi che cambiano partito e religione a seconda di dove spiri il vento, ma riguarda soprattutto la protagonista, costretta a barcamenarsi tra più protettori.
Ed è proprio questo di lei che non mi è piaciuto, questo lavorare in maniera sotterranea, questo professare amore e fedeltà per Maria e poi sotto sotto tradirla ma sempre con la convinzione di amarla ed esserle amica. Sembra quasi che l’autrice ci voglia convincere che Hannah sia stata l’unica persona amica e coerente con la regina, quando tutto sembra sottolineare il contrario. Non sopportavo questo suo amare tutti, Dudley, Maria, Elisabetta e non prendere posizione con nessuno. Certo, questo è il mondo migliore di sopravvivere, cosa che le premeva di più visto lo shock subito delle persecuzioni spagnole.
Non mi è piaciuto il poco spazio dato alla dimensione del privato per quella che doveva essere la protagonista, ossia Hannah. Abbiamo avuto una interessante apertura alle stanze private della storia, ma l’autrice ha sicuramente dato poco spazio all’interessante figura che aveva inventato.
Il tutto rende la sua storia d’amore personale con Daniel Carpenter poco credibile perché si intuiscono alcune cose tra di loro che non vengono mai pienamente sviluppate: l’avversione che cela una grande passione, lo scontro di due volontà forti, il timore del tradimento, l’accettazione l’uno dell’altro. Erano elementi interessanti che potevano essere maggiormente sfruttati per cui non si capisce quando, all’improvviso Hannah si scopre innamorato di Daniel e non si capisce quando si è sviluppato ed è maturato questo amore, come è perché sono state superate le precedenti difficoltà. Visto che il personaggio principale, protagonista era Hannah mi aspettavo qualcosa di più sul suo versante privato e non vederlo solo come testimone della storia,  anche se, a onor del vero,  l’aspetto più interessante, ossia quello delle difficoltà di convivenza, del popolo ebraico con quello cristiano, è molto ben descritto ed emerge quasi in ogni pagina del libro attraverso le paure, i tic, i sospetti di Hannah.
Si tratta di un romanzo storico che lascia poco spazio alla fantasia, lo raccomando a chi ama particolarmente la storia e il periodo Tudor, in particolare.

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