giovedì 17 novembre 2011

FEDERICO MOCCIA: Scusa ma ti chiamo amore

Niki e le sue amiche sono all’ultimo anno di scuola. Malgrado abbiano la maturità  ne combinano ogni giorno di tutti i colori. Sfilate, feste, rave e tutti i possibili eventi anche fuori Roma. Alex è un “ragazzo” di quasi trentasette anni. Si è lasciato da poco e senza un vero perché con la sua fidanzata storica. Intorno a lui ruota un mondo complicato e divertente: i suoi genitori, le sue sorelle sposate e con figli e poi i suoi tre amici Enrico, Flavio e Pietro, anche loro tutti già sposati ma ognuno con le proprie particolarità. Enrico è geloso, Flavio metodico, Pietro invece è in fissa con tutte le donne del mondo. Alex è un pubblicitario e ha delle grandi responsabilità all’interno della sua azienda. Ma è appena arrivato un giovane rampante che mette a repentaglio il suo lavoro. E tutto questo non sarebbe niente se quella mattina Alex non incontrasse Niki. O meglio, se i due non si scontrassero. Niki è una bella ragazza, è divertente, è intelligente, è spiritosa, è allegra. C’è solo un piccolo dettaglio. Ha diciassette anni. Vent’anni meno di Alex. E dopo l’incontro di quella mattina, nulla sarà più come prima. Il mondo adulto si scontra con quello degli adolescenti. Ed ecco mamma e figlie in una discussione continua, papà che sono ancora ragazzini e ragazzi giovanissimi che sono già troppo adulti. E ancora ragazze sognatrici, ragazze deluse, ragazze romantiche e ragazzi troppo folli. E adulti che invece hanno messo da parte tutti i loro sogni e vivono, o meglio sopravvivono, senza avere il coraggio di fermarsi a riflettere. Questo romanzo è la voglia di ritrovare la propria libertà, la voglia di avere sentimenti veri, di amare senza convenzioni e senza troppi perché. È la quotidianità ma è anche il sogno. È la voglia di dire basta a quel domani che ogni giorno ci raccontano, nel quale siamo sempre sicuri che faremo qualcosa di speciale. Ma intanto i giorni passano e quel domani non arriva. Di lui non c’è traccia. E allora ecco la nostra fuga, la più bella, la più folle, la più pazza. Una fuga d’amore. E poi quel fare… Insomma, un tuffo dove l’acqua è più blu. Niente di più.
Il risvolto dice già abbastanza della trama. Io definirei i protagonisti “la strana coppia”: un 37enne e una 17enne dalla assai improbabile storia d’amore. Non sto qui a sindacare sulla differenze d’età nella coppia ma non posso evitare di chiedermi cosa dovrebbero avere in comune una liceale un po’ svampita e casinista e un posato pubblicitario in carriera. Lei potrebbe dare a lui un tocco di leggerezza, così come lui potrebbe responsabilizzare, far crescere lei. Può darsi… peccato che se questo era l’intento dell’autore, dalla storia non si evince proprio.
Le scene, dal primo, fortuito incontro alla supposta romantica scena finale a me sono risultate del tutto indifferenti, se non a tratti noiosi. Il libro procede ingarbugliandosi tra varie storie secondarie che non danno né vivacità né spessore alla trama.
Non ne esce un’immagine edificante né dei giovani adolescenti, poco propensi allo studio, che vagano da un locale all’altro, sfaccendati che pensano solo al sesso e al divertimento, che cercano soldi e fama da raggiungere nella maniera più semplice. Neanche i trentenni fedifraghi, immaturi e paranoici sono particolarmente messi ben in evidenza.
Lo stile: assolutamente irritante l’uso del presente, toglie il gusto del racconto. Notorio l’uso che Moccia fa delle frasi fatte, tra l’altro usando un linguaggio ripetitivo e banale.
Non ho assolutamente intenzione di leggere il seguito né tantomeno di vedere i film che lo stesso autore, con una certa dose di autocelebrazione, ha realizzato. 

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