lunedì 14 novembre 2011

ABRAHAM B. YEHOSHUA: Il responsabile delle risorse umane

Un terrorista suicida si fa esplodere in un mercato di Gerusalemme. Una donna muore. Era straniera, viveva da sola in una squallida baracca di un quartiere di religiosi. Nessuno va a reclamare il suo cadavere all'obitorio del monte Scopus. Eppure Julia Regajev aveva ancora formalmente un lavoro, come addetta alle pulizie in un grande panificio della città un giornalista senza scrupoli, detto il "serpente", sfrutta il caso per imbastire uno scandalo e denuncia la "mancanza di umanità" dell'azienda che non si è nemmeno accorta dell'assenza della dipendente. Tocca al responsabile delle risorse umane, spedito in missione dall'anziano proprietario del panificio, cercare di rimediare al danno di immagine. Ma il viaggio verso la dignitosa e compassionevole sepoltura della donna morta si rivela per lui molto più importante di un'operazione di facciata per ottenere la simpatia dell'opinione pubblica. Nel dizionario non esiste forse parola che rappresenti meglio l'universo narrativo di Abraham B. Yehoshua dell'aggettivo "responsabile". Per un suo personaggio, essere responsabile significa non tanto essere colpevole, ma soprattutto portare attivamente il peso di un imperativo morale. Così il responsabile delle risorse umane, impara che anche una piccola colpa, come quella di cui si è macchiata per indifferenza e superficialità la sua azienda, non va trascurata, perchè anche le piuccole colpe possono avere un potere terribile. Partito da un fatto di cronaca fin troppo realistico, il romanzo si trasforma a poco a poco in un viaggio metafisico denso di simboli e la vera responsabilità del giovane dirigente consiste alla fine nel saper ritrovare dentro di sè le risorse umane più profonde per vincere la durezza del proprio cuore, uscire dalla caverna di aridità in cui si è sepolto, purificarsi e ricominciare a vivere.
All'Inferno e ritorno. Questa mi sembra la sintesi più efficace di questo romanzo. L'autore israeliano Abraham Yehoshua, che avevo avuto modo di leggere in precedenza, si conferma una voce tutta particolare del mondo israeliano e una voce autonoma fra coloro che raccontano e descrivono il conflitto israelo-palestinese.
In questo caso il suo romanzo più che legato alle vicende di un popolo, sembra concentrato soprattutto sul destino dell'individuo influenzato e, oserei dire, abbrutito da una vita vissuta in continuo contatto con l'esperienza della guerra. è questo il motivo per cui il responsabile delle risorse umane di una importante industria di panificazione non si accorge proprio della mancanza di una propria dipendente fin quando un giornale non denuncia il ritrovamento del cadavere di una donna morta in un attentato e identificata solo per un cartellino che la indicava come dipendente di quella azienda. Per evitare lo scandalo della denuncia della assoluta indifferenza dell'azienda nei confronti dei propri dipendenti, il responsabile inizia una lunga ricerca per procedere alla identificazione della donna per restituirla alla sua giusta sepoltura. Da qui inizierà un lungo viaggio, un cammino di purificazione che porterà, probaboilmente, il responsabile delle risorse umane a riacquistare la propria identità e la propria umanità, rispetto alla routine di una vita che lo ha visto distruggere la propria famiglia e farlo diventare indifferente al prossimo.
Questa lettura non si è rivelata molto leggera e semplice. Già il tema, questo continuo parlare di morti e di cadaveri non induceva ad appassionarsi, ma del resto immagino che in un paese come Israele si viva continuamente a contatto con la violenza e la morte. Credo che l'intento dell'autore fosse quello di sottolineare che questa quotidianità rischia di eliminare qualsiasi senso di compassione nei confronti del prossimo. In questo senso il viaggio che il protagonista compie verso i  territori freddi del Caucaso (quasi un anabasi moderna) sono un percorso alla riscoperta della propria umanità, di quella preziosa risorsa da cui l'uomo non si deve separare. Mi è sembrato, poi, abbastanza indicativo il ripetersi della speranza da parte del responsabile che presto tutti dimenticheranno questa storia. Questo mostra bene come con il tempo ci si abitui anche a un fatto atroce e inspiegabile come la vicinanza continua della morte violenta. Come le morti per attentato diventino quasi una quotidianità per l'israeliano. è proprio da questo che Yehoshua ci vuole distogliere: la sua voce è un appello affinchè nessuno scordi quella parte di noi che ci invita a guardare con simpatia e partecipazione al destino del nostro prossimo.

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